Istituto superiore di giornalismo, o gli si cambia nome o si affidi all’ Ordine dei giornalisti

Di Giancarlo Drago
Rinasce dalle sue ceneri il “famigerato” Istituto superiore di giornalismo di Palermo.
Un congruo finanziamento di circa 230 mila euro, previsto dalla “famigerata” tabella H, misterioso e fantasioso  elenco di contributi elargiti senza alcun criterio e senza regole da mamma Regione fa prevedere il rilancio di un qualcosa che nessuno sa chi gestirà, da quale corpo docente sarà composto, che fini abbia.

Di certo ci sono una montagna di debiti  lasciati da un consiglio di amministrazione che si auto attribuiva buona parte dei contributi, che assumeva senza alcuna regola un personale in sovrannumero, che gestiva un appartamentino in una traversa di via Ausonia  senza alcuna targa esterna o recapiti rintracciabili.
Inutile sottolineare che a fronte di una crisi occupazionale drammatica  e di un mercato editoriale in grandi difficoltà, senza che internet abbia davvero creato i presupposti per offrire ai giovani giornalisti posti di lavoro dignitosi e duraturi, creare illusioni è davvero amorale. Tanto più nel momento in cui si chiede sempre maggiore preparazione e qualificazione  ai giovani, cosa che questo Istituto, con corpo docente non qualificato professionalmente e non selezionato  con trasparenza, potrà offrire.

"Appena un anno fa - ricorda il deputato regionale Claudio Fava - l'assessore Armao e il presidente Musumeci avevano annunciato una rimodulazione nella gestione dei fondi della ex Tabella H nel senso della trasparenza; oggi non solo si prosegue con un sistema distorto e opaco ma si riesce a far rientrare dalla finestra un consistente contributo all'Istituto superiore di giornalismo, che la scorsa finanziaria su nostra proposta aveva deciso di abolire, non essendo questo ente riconosciuto dall'ordine dei giornalisti".
A questo punto  o si cambia il nome di questo carrozzone, utile a chissà chi,  per rispetto a un mestiere che se ha perso potere contrattuale economico cerca ancora di salvare la sua dignità, o si affidi alla supervisione dell’ Ordine dei Giornalisti.
Almeno lì sanno  di che cosa si parla 

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