L'Ati ragusana che gestisce la ristorazione dell'Ars offre uno stage a Khalifa, giovane migrante aggredito a Partinico lo scorso luglio. “Il sogno di Khalifa adesso è realtà: sarà uno chef all’Ars”. L’Ati costituita principalmente da imprese Ragusane, che gestisce il servizio di ristorazione, con il presidente dell’Assemblea Micciché, offre uno stage al giovane migrante vittima di razzismo. Indosserà una divisa, un cappello da chef e uno dei suoi sorrisi migliori. E’ questo l’epilogo della storia del giovane Khalifa, un migrante di origini senegalesi di 19 anni, che lo scorso luglio era stato insultato e picchiato da diverse persone a Partinico senza alcun motivo.
Un inqualificabile episodio di razzismo per un giovane arrivato in Sicilia nel 2016 e ospite di una comunità. Un giovane con il sogno di imparare i segreti della cucina siciliana e di diventare chef.
Così, dopo un primo incontro con il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gianfranco Micciché, si è concretizzata per Khalifa la possibilità di poter realizzare il suo sogno. Il presidente ha poi incontrato l’Ati che ha recentemente vinto il bando di assegnazione dei servizi di ristorazione dell’Ars e dei Giardini Reali e di comune accordo hanno deciso di mostrare al giovane migrante il volto vero della Sicilia, quello accogliente, tollerante e aperto.
Così proprio in questi giorni Khalifa ha iniziato un percorso di stage all’interno del ristorante di Palazzo dei Normanni e preparerà le pietanze per i deputati, per la giunta e per tutto il personale. Un’occasione formativa e di crescita per un ragazzo pieno di voglia di lavorare.
L’Ati è composta da Abathia società cooperativa (ente capofila di Palermo), da La tipica srl con marchio Bottega Sicula di Modica, da ROSES SRL con marchio Locanda don Serafino, da RD alberghiera dei Cugini Di Bennardo e Meridiana srl. di Silvio Alessi Di Agrigento.
“Siamo estremamente felici – spiega Alessia Gambuzza di Bottega Sicula – di dare un segnale piccolo ma importante a Khalifa. Come lui migliaia di ragazzi attraversano tutta l’Africa, l’inferno libico e una traversata rischiosissima pur di inseguire un sogno. Il sogno di poter lavorare e vivere serenamente. Un sogno che, purtroppo, per la stupidaggine di pochi si era trasformato in un incubo. Abbiamo voluto dimostrare che la Sicilia non è quella delle aggressioni o della intolleranza. La Sicilia è, per cultura e tradizione, una terra di accoglienza, di apertura e di multiculturalità. Così abbiamo subito colto la proposta del Presidente Micciché e avremo Khalifa nella nostra famiglia per un periodo formativo. Siamo certi che la sua voglia e la sua passione gli daranno un futuro finalmente felice e radioso”.
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