Anm ricorda "l'80°non compleanno di Falcone". Morvillo:"Oggi la difesa di un magistrato sono i colleghi"


di Ambra Drago
Cittadini, magistrati, istituzioni civili e militari si sono ritrovati in Piazzetta della Memoria alle spalle del tribunale di Palermo per "l'80°non compleanno del giudice Giovanni Falcone" con un pensiero anche alle altre vittime delle Stragi, dal giudice minorile Francesca Morvillo, al giudice Paolo Borsellino e gli agenti delle scorte. La manifestazione è stata organizzata dalla sezione locale dell'Associazione nazionale magistrati, presente il presidente dell'Anm nazionale Pasquale Grasso: "Oggi è il non compleanno di Giovanni Falcone e siamo orgogliosi di avere dei colleghi che, anno dopo anno, riescono a mantenere fermo il suo impegno e la sua memoria. Giovedì sarò all'aula bunker di Palermo per ricordare il giudice e se incontrerò il ministro Matteo Salvini lo saluterò e, se il vicepremier avrà interesse a parlare, sicuramente sarò a disposizione, come con ogni rappresentante del governo e della politica".
Subito dopo aver rilasciato alcune battute ai cronisti presenti ha avuto inizio la serata. 
Sul palco sono intervenuti Salvatore Cusimano, direttore Rai Sicilia, il procuratore di Trapani Alfredo Morvillo (fratello di Francesca), il professore ordinario di Sociologia e insegna anche Valutazione delle politiche pubbliche all'Università LUISS di Roma e poi Umberto Santino, fondatore e presidente del Centro siciliano di documentazione Peppino Impastato.
Il primo a prendere la parola è stato Salvatore Cusimano, cronista di nera e giudiziaria, tra l'altro è stato il primo a dare la notizia della strage di Capaci mentre era negli studi della sede palermitana della Rai Sicilia."Voglio essere franco e sincero ritengo che in quegli anni la vita di Giovanni Falcone era una vita assediata, anche noi giornalisti lo eravamo nelle redazioni dove il tema mafia era mal digerito. Allora la Chiesa non parlava di mafia, alcune redazioni dove era presente la politica inevitabilmente l'informazione veniva influenzata. Sinceramente devo dirlo, l'azione antimafia di Falcone e degli altri giudici hanno liberato anche noi, soprattutto nel modo in cui facevamo informazione.Io personalmente sono venuto al palazzo di Giustizia per anni, curando i rapporti con le mie fonti, che erano i giudici ,con i quali piano piano sono riuscito a entrare in sintonia, d'altronde non dimentichiamo che c'era il segreto istruttorio e anche i magistrati avevano bisogno di mantenere la riservatezza".

Prima di passare a un'altra testimonianza molto forte come quella del procuratore Morvillo, l'attore palermitano Salvo Piparo ha portato in scena un lavoro realizzato nel mese di dicembre dove i protagonisti sono anche persone che non hanno mai fatto gli attori  che si sono misurate con se stessi dando vita al "sentimento della parola "un modo ha sottolineato Piparo per dare voce ai palermitani.
A questo progetto hanno partecipato Caterina Vitale e poi nel corso della manifestazione si sono susseguiti i contributi artistici di Vito La Marca, Diego Spitaleri e Rita Basso.
Dopo un breve e intenso momento artistico ha preso la parola Alfredo Morvillo che già ieri al teatro Politeama, in occasione dell'incontro "Il futuro della memoria", l'attualità dell'impegno di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino" realizzata dall'Inner Wheel Palermo Normanna e dal Pool antiviolenza e per la legalità, ha pronunciato parole forti .
"I colleghi miei e di Giovanni hanno scavato il più possibile per arrivare alla verità ma il risultato finale è il non essere riusciti a individuare abbastanza materiale probatorio a carico di personaggi politici e non. Una cosa sono le indagini un'altra è affidare le verità a un articolo, sono due piani nettamente diversi. Ribadisco ciò che ho detto ieri riguardo l'attentato sventato all'Addaura nel 1989, è pacifico che qualcuno appartenente agli organi istituzionali ha tradito Falcone. Ricordo che Giovanni aveva deciso in quella settimana di andare alla villa e durante una cena con il magistrato Carla Del Ponte,alla quale partecipai anch'io, fu proprio lui a invitare la collega all'Addaura. Solo noi sapevamo di questo particolare e siccome non crediamo alle coincidenze è ovvio pensare che se l'attentato venne programmato in quel frangente vuol dire che c'era un motivo preciso. Magari Giovanni e la collega sapevano qualcosa di importante a tal punto da dover tentare di bloccare tutto con l'ordigno piazzato nella scogliera. All'epoca voglio anche dire che l'atteggiamento della polizia era insonne, oggi la migliore sicurezza di un magistrato è costituito dai propri colleghi".
Tra gli interventi finali quelli di Umberto Santino che è partito da un ricordo personale. "Ho in mente l'incontro avvenuto alla Facoltà di Giurisprudenza in occasione della presentazione di una ricerca commissionata al Centro Impastato dal Centro Terranova, lavoro poi confluito nel libro "La violenza programmata". Successivamente decidemmo di continuare il lavoro di approfondimento e allora decisi di recarmi al palazzo di Giustizia per cercare documenti. Fu allora che parlai della supplenza della magistratura. Tale concetto non fu ben visto ma voleva essere una critica a altre istituzioni,  poi infatti la prova provata è stato lo scioglimento del Pool. In quel periodo chiesi a Falcone se parlando di super procura lui si sentiva sicuro del posto. Il giudice mi rispose di si, cosa che il giorno dopo non si avverò.Voglio concludere dicendo che Falcone, non ha fatto il consigliere, non è andato al Csm, insomma lui era un uomo delle istituzioni ma ne ha subito le contraddizioni.Noi dobbiamo ricordarlo per quello che è stato, seppur isolato in vita e ricordato da morto". 


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