Castrum Superius. Il Palazzo dei Re Normanni

L’esposizione ripercorre la storia del Palazzo medievale dalle prime fasi costruttive fino al tramonto del regno normanno. Offre al visitatore, grazie anche ad un’ampissima esposizione di disegni, immagini e pannelli contenenti descrizioni storiche, una lente di ingrandimento su uno dei più importanti monumenti normanni per alcuni aspetti ancora poco noto.

"Palazzo dei Normanni è diventato un punto di riferimento della cultura palermitana e siciliana”. Così il presidente dell’Assemblea regionale siciliana e della Fondazione Federico II, Gianfranco Miccichè, durante la presentazione alla stampa della nuova esposizione.

“E’ una mostra tutta siciliana allestita grazie ai reperti dello stesso Palazzo e da altri arrivati da tutta l’Isola – ha aggiunto -. Alla base c’è una ricerca di grande rigore scientifico che ha consentito, tra le altre cose, di riprodurre in 3D il soffitto della Cappella Palatina, che contiene numerose immagini suggestive difficili da vedere ad occhio nudo”. 
Palazzo Reale è della città e del mondo – ha sottolineato Micicchè -. È questo il punto di partenza inconfutabile e oggettivo. Un concetto che si traduce in due doveri per chi, come noi, ha il grande onore e la responsabilità di gestirlo: renderlo fruibile e non smettere mai di studiare per conoscere fino in fondo i suoi segreti.
Quanto alla fruizione culturale, rispetto ad un anno e mezzo fa, abbiamo fatto passi da gigante.
Attraverso questa mostra vogliamo divulgare la conoscenza dei tesori del Palazzo, da troppo tempo nascosti al mondo esterno”. Il Palazzo Reale esempio di cosmopolitismo Normanno e diversità artistiche

 


Il Palatium novum, che si contrapponeva al Palatium vetus (Castellamare), si arricchiva, dopo l’incoronazione di Ruggero II datata 1130, con la costruzione della Cappella Palatina.

Tale luogo esempio del cosmopolitismo normanno, carico di regalità, alterità, unicità, irripetibilità, poliglossia artistica, diversità, mescolanza, ma anche narrazione, varietas, invisibilità, è divenuto emblema del sincretismo, ibridismo ed eclettismo. Attraverso documenti e reperti dell’epoca viene raccontata la storia del Palazzo e delle sue funzioni militari, residenziali e industriali. In mostra prestiti da importanti Istituzioni (musei, enti ecclesiastici, musei diocesani, biblioteche, archivi e soprintendenze) articolati in un percorso espositivo per sezioni. Sulla base dei più recenti studi condotti da esperti del settore e con l’ausilio di moderni sistemi espositivi, anche multimediali, emergono aspetti peculiari del Palazzo; quelli che si sono concretizzati negli oltre cento anni di governo normanno.

Scoprire, conoscere e approfondire la storia di Palazzo Reale significa poter interpretare realmente i cambiamenti che hanno coinvolto una delle città più importanti del Mediterraneo: Palermo. La mostra ricorre anche alla tecnologia per garantire ai visitatori una scoperta museale intensificata e interattiva.

L’approccio virtuale offre, anch’esso, un’esperienza immersiva e avvolgente nella medievale corte normanna.
Le ragioni costruttive del Castrum Superius
di Henri Bresc storico ed esperto del periodo medievale

Maestranze - La conquista normanna non comportava una migrazione di popolazione. Gli uomini che l’avevano effettuata erano di mestiere soldati; appresso a loro sono sbarcate in Sicilia anche le numerose milizie federate, e tra esse potevano esserci anche degli artigiani, ma la massa della manodopera anche qualificata che avrebbe poi lavorato nelle grandi imprese edilizie ruggeriane era senza dubbio quella locale. Nella Sicilia occidentale, fortemente islamizzata, questo voleva dire la gente cresciuta nell’area della civiltà islamica; nell’operare questi artefici lasciarono anche la loro impronta culturale.
Materiali - L’architettura della Sicilia occidentale è stata da sempre caratterizzata dall’uso di pietra squadrata. Questo è dovuto alle sue origini geologiche: in buona parte si tratta di bio-calcareniti, localmente chiamati tufo. Più o meno ben cementato, questo materiale era facilmente lavorabile al momento dell’estrazione, e col passare del tempo, perdendo l’acqua di cava, acquistava anche una maggiore resistenza meccanica. La porosità di questa pietra, in questo clima scarsamente piovoso e pressoché privo di gelate, non è poi un grande difetto: possiamo aggiungere che, almeno negli edifici più importanti, anche questo neo veniva eliminato, in quanto l’aspetto scabro del tufo suggeriva un suo rivestimento a mezzo stucco bianco, mentre le cupole e le volte venivano rivestite usando ottime malte confezionate con cocciopesto. Questo, spesso triturato da farlo diventare un’impalpabile farina, aggiungeva alle malte anche quel delicato colore rosato tanto decantato dagli esteti. Anche l’uso del mattone comparirà nella Sicilia occidentale; normalmente di grandi dimensioni, quasi sesquipedale, segna quasi sempre l’appartenenza all’età dei due Guglielmi, per cui lo riscontriamo nei rifacimenti e nei completamenti. È interessante l’uso del legno, ne troviamo le tracce dei travetti impiegati come dormienti longitudinali nella muratura. Avevano lo scopo di concatenare la tela muraria, particolarmente sopra gli archi ed in genere i vani: un ottimo rimedio antisismico. Particolarmente interessante è l’uso del legno nel soffitto della navata centrale della Cappella Palatina: la sua inedita struttura autoportante è stata realizzata con l’uso di legname resinoso (immarcescibile). Gli elementi che lo compongono, con le loro piccole dimensioni ed esiguo spessore, dimostrano essere frutto dell’ingegno delle genti che non disponevano di legnami di grandi dimensioni. E questo al di là delle forme a muqarnas e stalattiti tipiche dell’Islam.

Tecniche - Nell’uso di pietra, particolarmente se si trattava di edifici esposti ai pericoli, nelle parti basse troviamo sempre l’uso di blocchi di grandi dimensioni. Era un ottimo rimedio contro il maggiore pericolo (quello di sfondamento). Crediamo che la parte inferiore della Torre Pisana sia stata realizzata smontando i filari della muraglia punica sottostante. Solo nelle parti più alte si ricorre alla struttura muraria con i filari (spesso pseudo-isodomi, alti cm30/40) che a volte possono essere alti anche solo poco più di una ventina di centimetri. Riscontriamo quasi sempre che i conci venivano messi in opera con l’uso di ottime malte preparate con calce. Ancora nell’età di Guglielmo è testimoniata una grande calcara davanti al Palazzo. Soltanto nella costruzione degli interni (ma non nella Cittadella Reale), troviamo l’uso delle malte confezionate con l’uso di terra rossa, assai argillosa: questo è il retaggio dovuto alla tradizione delle maestranze islamiche.

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