Ode per ricordare vittime stragi.Gabrielli:"Polemiche sconfitta per tutti.Polizia mai repressiva su striscioni"

di Ambra Drago
Ha prevalso il silenzio, nessuna polemica o discorso istituzionale  nel giardino adiacente il Reparto Scorte alla Caserma Lungaro da dove il 23 maggio uscirono le auto di scorta del giudice Falcone tra cui la "Quarto Savona 15" nome in codice della Fiat Croma di Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. 
Dopo la deposizione della corona da parte del ministro dell’Interno, Matteo Salvini accompagnato dal Capo della Polizia, Franco Gabrielli, dal Questore Renato Cortese, dal prefetto Antonella De Miro e dal presidente della Regione, Nello Musumeci,si è aperto un ulteriore momento commemorativo. 

Le autorità e i familiari delle vittime hanno ascoltato le voci degli studenti della scuola Mariela Ventro di Ragusa che hanno intonato l’inno nazionale e la canzone "Per la bandiera" di Gaetano Currieri. E poi la scopertura del tricolore, da parte del Capo della polizia, Gabrielli e del questore di Palermo, Renato Cortese, disposto a protezione della teca che custodisce le lamiere della "Quarto Savona 15".
Poi è il momento dell’Ode Civile recitata da Donatella Finocchiaro in un testo di Teognide, dinanzi la teca un contenitore con l’acqua che simboleggia la vita dove ogni familiare e il Capo della Polizia hanno gettato una pietra. Subito dopo l’attore teatrale Leo Gullotta ha recitato un testo poetico dell’attore Vincenzo Pirrotta. 
Un momento toccante culminato alle ore 17,58 con l’intonazione del “ Silenzio” da parte de trombettiere della Polizia in contemporanea alle celebrazioni dinanzi l’ Albero Falcone.
Durante il pomeriggio non sono mancati i momenti di ricordo dei familiari racchiusi in un video e proiettati nel giardino che ormai è la casa della "Quarto Savona15 " diventata attraverso l’impegno di Tina Montinaro( vedova di Antonio) e del figlio Giovanni il simbolo non del dolore ma della legalità e della memoria.
E sulle emozioni di questa giornata è intervenuto il Capo della Polizia, Gabrielli:”Queste vittime diciamolo non hanno marcato visita, persino una ragazza di 25 anni, Emanuela Loi non si è tirata indietro. Ricordarli è non solo porli al giusto plauso della comunità  ma per noi è un motivo di trovare  quotidianamente la forza e di fronte al loro gesto e coraggio le nostre piccole cose rimangono davvero piccole”.
E sulle critiche sul ruolo della polizia che sembra che negli ultimi tempi i suoi interventi vengono interpretati come limitazione alla libertà di espressione Gabrielli è chiaro: «Una strumentalizzazione che mi amareggia profondamente- afferma- che molto spesso è il frutto di rappresentazioni non vere: ad esempio a Palermo sul caso della professoressa sospesa dalle autorità scolastiche poi ad un certo punto qualcuno, anche attraverso interrogazioni parlamentari, ci ha raccontato che la Digos era intervenuta. Ma la Digos fa questo lavoro, acquisisce informazioni». Poi fa rifermento al caso dello striscione rimosso a Bergamo: «Togliere uno striscione non da una strada, ma in una piazza dove c'è un comizio, valutazione che tra l'altro deve necessariamente fare il responsabile del servizio, non lo considero una limitazione della libertà di espressione perché la legge attribuisce ai comizi una particolare garanzia di non turbativa. Noi non abbiamo dato mai direttive repressive e sfido chiunque a portarci indicazioni che si siano discostate con le modalità che le Forze di polizia rendono un servizio alla comunità”.
Poi sulle polemiche legate al 23 maggio, Gabrielli va dritto al nocciolo della questione: “Mi piacerebbe che su alcuni temi questo Paese, come la lotta alla mafia, dovrebbe vivere in maniera condivisa anche il fare memoria. Credo che le divisioni non rendono un giusto riconoscimento alle persone che si vogliono ricordare”.
La giornata è poi terminata con la consueta messa nella chiesa di San Domenico luogo dove è sepolto il giudice Giovanni Falcone.

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