Ricordato Dalla Chiesa, Rita:" Fatto molto, ma occorrono "cerimonie mentali" compito spetta a scuola e famiglie"

di Ambra Drago
"Sono passati 37 anni e posso rispondere che una figlia prova le stesse sensazioni del 1982- esordisce Rita Dalla Chiesa-  per quanto riguarda  quello che è stato fatto in questi anni e quello che si potrebbe fare, sicuramente è stato fatto moltissimo e secondo me la cerimonia va benissimo, vanno bene le navi della legalità però la cosa vàvissuta nella quotidianità, ci vorrebbero delle cerimonie mentali, le scuole lo fanno, le famiglie un po' meno".
Queste le parole pronunciate da Rita Dalla Chiesa, uno dei figli del generale, al termine della deposizione della consueta corona in via Isidoro Carini, sul luogo dell'agguato dove alle ore 21,15 vennero uccisi il generale insieme alla moglie, Emanuela Setti Carraro e all'agente di scorta Domenico Russo.


Alla cerimonia hanno preso parte anche gli altri due figli del Generale, Simona e Nando: "Una gran parte della verità è stata accertata e siamo tra le vittime che hanno avuto giustizia grazie agli abilissimi magistrati. La verità storica è stata accertata, quella giudiziaria in gran parte, poi alcuni magistrati hanno tentato di andare oltre ma non ci sono riusciti però hanno dimostrato di credere che ci fosse una responsabilità esterna a Cosa nostra. La storia di mio padre è esemplare raramente come in quella occasione un uomo mandato a combattere la mafia astato lasciato palesemente solo, non dimentico che il giorno stesso uscì un settimanale in cui un sottosegretario all'Interno disse lui è un prefetto come gli altri e la data era il 3 settembre 1982".
Presenti questa mattina anche il sindaco Leoluca Orlando, il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, il questore di Palermo, Renato Cortese, il sottosegretario all'Interno, Gaetti  e poi il presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra e il prefetto Antonella De Miro che in occasione della messa celebrata all'interno della Caserma Dalla Chiesa di corso Vittorio Emanuele ha letto non solo il messaggio del presidente della Camera, Roberto Fico ma anche un suo messaggio personale da "prefetto a prefetto".
"E' la prima volta che in questa chiesa- ha esordito Antonella De Miro- prefetto di Palermo, ebbene un prefetto ricorda Dalla Chiesa. Era un fuoriclasse e tutta la sua vita ne è stata testimonianza. Io desidero ricordare il prefetto e l'uomo di Stato che ha speso tutta la sua competenza, portando con dignità il fardello che il Governo gli affibbiato, del contrasto alla mafia. Lo ha portato senza quei poteri necessari a contrastarla. Dal 1 maggio 1982 al 3 settembre, sono 123 giorni in cui si è consumato il sacrificio di un uomo delle istituzioni. Il Governo era messo alle corde dalla mafia e era evidente la sua impotenza si affida a lui, colui che aveva sconfitto il terrorismo. Dalla Chiesa decide di non sottrarsi ma chiede a Spadolini competenze chiare e poteri speciali. Poi l'uccisione di Pio La Torre, c'è un'accelerazione dei tempi e Dalla Chiesa viene catapultato a Palermo, come un normale prefetto. Ho letto le sue lettere, ho quasi imparato a memoria le sue parole vibranti e forti, ho letto anche egli articoli di stampa molto contraddittori. Da un lato si voleva contrastare la mafia e dall'altro non si pensava che occorressero a un prefetto dei poteri speciali. Io ho voluto dedicargli un racconto di questi 123 giorni e caro prefetto Dalla Chiesa la tua forza è stata più forte del bronzo. Grazie".
Dopo un video dove si sentiva la voce del Generale che amava e parlava ai "suoi carabinieri" a loro diceva la gente vi vuole, vi ama e vi è riconoscente, ha preso la parola il generale  dei Carabinieri, Giovanni Nistri:"Questa comunità era la sua casa , questa caserma era la sua casa e lo continuerà ad essere, bentornati ( un'esortazione rivolta ai figli seduti in prima fila). 

Vorrei salutare e ringraziare i "miei" carabinieri siciliani- continua Giovanni Nistri- guidati dal comandante Interregionale Robusto e da quello di Legione, Giovanni Cataldo e un saluto a tutti i colonnelli ( presente anche Antonio Di Stasio responsabile di Palermo e provincia)e comandanti, grazie per i risultati ottenuti. Sono passati 37 anni, ebbene credo sia importante dire che le commemorazioni hanno senso se diventano insegnamento a andare avanti, a non fermarsi".
Subito dopo ha preso la parola il sottosegretario all'Interno  Luigi Gaetti:" A nome del Governo rinnovo vicinanza e gratitudine alle famiglie Dalla Chiesa, Setti Carraro e Russo.Il generale Dalla Chiesa fu il primo a comprendere quando contrastava il terrorismo, l'importanza della collaborazione e poi era stato lungimirante nel riconoscere la necessità di colpire gli interessi economici e illegali della mafia,ha avuto molte intuizioni e ne dobbiamo dargliene atto. Anche i momenti legate alle ricorrenze di eventi di questo tipo devono servire ad analizzarli e a rileggere tutte le attività e fin quanto è stato fatto fin ora".
Una strada sempre in salita ma che in tutti questi anni ha mostrato come la speranza non ha abbandonato i siciliani onesti, soprattutto i giovani hanno mostrato consapevolezza verso il fenomeno mafioso sviluppando un a capacità di risposta e di distacco. Commercianti e mondo dell'associazionismo hanno perfino in questi ultimi quattro anni realizzato la "Festa dell'Onestà" dedicata al Generale ma che ha coinvolto tutta la città.
E nel cippo intitolato al generale che costeggia Villa Bonanno lungo il Cassaro questa mattina i bambini hanno deposto delle realizzazioni floreali insieme all'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, al Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri e al sindaco Leoluca Orlando.

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