A carico di questi ultimi – come ricostruito grazie a intercettazioni telefoniche, accertamenti bancari e analisi di documenti –sarebbero emersi gravi indizi circa la commissione di reati nel corso dell’acquisizione e della successiva gestione del club rosanero.
"Le indagini , sottolineano dal comando provinciale della Guardia di Finanza, avrebbero scoperto come i principali indagati - avvalendosi della collaborazione di professionisti e di ulteriori soggetti di fiducia – abbiano:saldato debiti fiscali mediante utilizzo in compensazione di crediti fiscali inesistenti, per 1,4 milioni di euro. Inoltre avrebbero commesso altri illeciti come effettuare false comunicazioni alla COVISOC in relazione all’assolvimento degli adempimenti relativi al pagamento degli stipendi ai dipendenti e al versamento delle imposte; in pendenza di richiesta di concordato preventivo, effettuato pagamenti non autorizzati dal Tribunale di Palermo, per oltre 200.000 euro a favore di professionisti di riferimento in danno degli altri creditori. E poi ancora aver distratto la somma di 341.600 euro dal conto corrente della società calcistica a favore di una società a loro riconducibile priva di reale operatività, giustificando l’operazione quale anticipo del compenso previsto per l’affidamento di un incarico di consulenza in realtà simulato; e provveduto successivamente a impiegare la predetta somma in ulteriori attività economiche, in modo da celarne la provenienza delittuosa".
A giugno del 2019 a US Città di Palermo, non avendo dunque regolato gli adempimenti richiesti sia in materia di pagamento delle imposte sia in merito alla corresponsione degli stipendi e degli emolumenti spettanti a calciatori e dipendenti, non ha ottenuto l’iscrizione al campionato di Serie B, in quanto la Lega Calcio e la COVISOC non ritenevano sussistenti i requisiti minimi previsti dalla normativa in materia.
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