Assetti e affari nei mandamenti dopo Cupola 2.0. Dalle estorsioni alla pianificazione di rapine: 16 arresti

di Ambra Drago
Sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni consumate e tentate aggravate, danneggiamento seguito da incendio, minacce aggravate, detenzione abusiva di armi da fuoco.E così questa mattina è stato emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia un fermo di indiziato di delitto nei confronti di 16 indagati che sono stati tratti in arresto dai Carabinieri di Palermo . Si tratta di un'altra operazione condotta dal Nucleo Investigativo di Palermo sul mandamento mafioso di Tommaso Natale e, in particolare, sulle famiglie di Tommaso Natale, Partanna Mondello e ZEN - Pallavicino.
Nell’ambito delle dinamiche associative si è evidenziata la nascita di una nuova articolazione mafiosa nel mandamento di Tommaso Natale, ovvero la famiglia mafiosa di ZEN-PALLAVICINO, affidata alla gestione di Cusimano, con l’aiuto di L’Abate Francesco. Fra i tanti momenti di tensione uno sarebbe avvenuto lo scorso settembre 2020, un grave episodio allo ZEN, allorquando due gruppi armati si sarebbero sfidati “a duello”. I due gruppi, infatti, di cui uno composto da Andrea e Carmelo Barone appoggiati da Giuseppe Cusimano, si sono affrontati armi in pugno, in pieno giorno e sulla pubblica via, esplodendo svariati colpi di pistola che solo per un caso fortuito non hanno provocato la morte o il ferimento dei contendenti o di passanti. Tali fatti, assieme ad altri episodi, hanno indotto i vertici mafiosi a prendere provvedimenti nei confronti dei riottosi, meditando la soppressione di alcuni soggetti non allineati, decisioni bloccate dall'attività degli investigatori. In tema di attività estorsive si è registrato, in tutto il territorio del mandamento, una pervicace e incisiva azione vessatoria in danno di imprenditori e commercianti, finalizzata, da una parte, a imporre i mezzi d’opera di alcuni affiliati mafiosi a tutti gli imprenditori impegnati in attività edili e dall’altra a riscuotere il “pizzo”, in maniera capillare, dai commercianti locali. In caso di resistenze da parte degli operatori economici, gli affiliati non avrebbero esitato a porre in essere danneggiamenti, anche di rilevante entità, incendiando i mezzi d’opera. "Sono state ricostruite, sottolineano dal Comando provinciale dell'Arma, infatti, in maniera analitica, 13 attività estorsive aggravate dal metodo mafioso (10 consumate e 3 tentate), nonché due danneggiamenti seguiti da incendio in danno di altrettante imprese. Hanno collaborato con gli investigatori, denunciando i fatti, 5 imprenditori. Sempre nel territorio dello ZEN, i vertici di quell’articolazione criminale hanno anche tentato di accreditarsi, in maniera concreta, quali referenti in grado di fornire aiuti alla popolazione in tempo di pandemia da COVID_19. Giuseppe Cusimano, infatti, ergendosi a punto di riferimento per le tante famiglie indigenti del quartiere, avrebbe tentato di organizzare una distribuzione alimentare per le famiglie bisognose durante la prima fase di lockdown del 2020. Inoltre, a rimarcare la costante pericolosità dell’organizzazione mafiosa, sono state registrate concrete progettualità in ordine alla pianificazione di alcune rapine (in danno di portavalori e di distributori di benzina), da commettere attraverso l’uso di armi (anche automatiche da guerra) e di esplosivo al plastico. L’intento dei vertici della famiglia mafiosa dello ZEN era quello di assaltare, usando proprio le armi e l’esplosivo un portavalori di una società di vigilanza non specificata, al fine di incamerare liquidità da riutilizzare per il sostentamento degli affiliati liberi e detenuti. Analoga progettualità emergeva in danno di un distributore di benzina, che usufruisce di vigilanza armata: in tale occasione il gruppo di Cusimano non avrebbe esitato a usare le armi per neutralizzare il vigilante e rapinare l’esercizio commerciale. Nel corso dell'indagine sarebbe emerso come il tentativo di costituire la Cupola e la commissione provinciale di Cosa nostra riunitasi il 29 maggio 2018 abbia influenzato le dinamiche criminali all'interno dei mandamenti. In particolare il nuovo reggente del mandamento, Francesco Palumeri si sarebbe reso protagonista, non senza rilevanti frizioni interne, della riorganizzazione degli assetti della articolazione mafiosa, dopo il momento di criticità conseguente all’operazione CUPOLA 2.0.Inoltre l'indagine soprannominata " Teneo" ( che aveva portato il 23 giugno 2020 ad alcuni arresti) aveva fatto emergere come il mandamento mafioso di Tommaso Natale, almeno fino a maggio 2018, sarebbe stato controllato da Nunzio Serio. Mentre la famiglia mafiosa di Partanna Mondello sarebbe stata affidata alla reggenza di Francesco Palumeri e quella di Tommaso Natale era nelle mani di Antonino VIitamia. E in quel periodo-sottolineano dal comando provinciale di Palermo, si era compreso che il territorio della borgata dello ZEN, strategicamente determinante, sarebbe stato affidato alla reggenza di Giuseppe Cusimano. "Questa era la composizione di vertice del mandamento di Tommaso Natale, continuano dal Comando provinciale di Palermo, aggiornata al mese di marzo 2018, compagine comunque in continuo divenire, perché già il successivo 14 maggio 2018, Nunzio Serioveniva nuovamente arrestato ed al suo posto subentrava Calogero Lo Piccolo, da poco rientrato a Palermo". L’immissione di Calogero Lo Piccolo non portò alcun cambiamento negli assetti degli altri mandamenti. territoriali. Il 29 maggio 2018, si teneva la riunione della neo ricostituita commissione provinciale di Cosa nostra palermitana, la CUPOLA 2.0. A questo incontro, così come confermato dai collaboratori Filippo Bisconti e Francesco Colletti, avrebbe partecipato il nuovo capo del mandamento mafioso di Tommaso Natale, ovvero Lo Piccolo, che era stato accompagnato proprio da Francesco Palumeri il quale veniva individuato come suo portavoce, e dunque vice, del suo capo, poi tratto in arresto.Questo fatto avrebbe portato anche Giulio Caporrimo ( in libertà il 24 maggio 2019) a scontrarsi con questo nuovo assetto alla luce di un cambiamento nella compagine provinciale. Caporrimo, si ritrovò sotto la leadership si Palumeri a cui non avrebbe riconosciuto mai nessun ruolo. "Allo stesso modo,spiegano dal comando provinciale dei carabinieri di Palermo, non riteneva ammissibile quello che era accaduto con la riformulazione della commissione, perché le decisioni assunte al riguardo, secondo le sue valutazioni, andavano fuori da quella cornice di ortodossia mafiosa che caratterizza cosa nostra, essendo stata violata, secondo lui, una delle regole principali dell’organizzazione, ovvero quella che si sintetizza nel fatto che si è mafiosi fino alla morte e si mantiene il proprio incarico di vertice anche nel corso della detenzione". Caporrimo non riconoscendo questo assetto decise di trasferirsi a Firenze defindendo la !nuova" realtà associativa come “cosa come vi viene”. Questo sarebbe stato un punto chiave per l'organizzazione mafiosa, ovvero accettare il ricostituito organismo provinciale, oppure, rimettere in discussione tutto attraverso le persone più carismatiche che vengono nel tempo rimesse in libertà, come nel caso di Caporrimo. Quest'ultimo sarebbe rientrato a Palermo l'11 aprile 2020 e sarebbe in poco tempo riuscito a accentrare su di se il potere. "Risulta dimostrato concludono dall'Arma, che Caporrimo, appoggiato dalla sua base mafiosa sul territorio (si sono rivelati suoi fedeli alleati Antonino Vitamia – capo della famiglia di Tommaso Natale, Franco Adelfio – uomo d’onore di Partanna Mondello, e Cusimano – ai vertici della famiglia ZEN/Pallavicino) tornato a Palermo, ha ripreso in mano le redini dell’intero mandamento mafioso, sino al suo ultimo arresto avvenuto con l’operazione "TENEO" nel giugno 2020, che chiude di fatto l’attività investigativa sul suo conto".








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