Repertorio Statistico Comune Palermo. Dati su "Giustizia" e "Palermo nei censimenti"

E' online sul sito istituzionale www.comune.palermo.it, il Repertorio Statistico del Comune di Palermo, versione rinnovata dell’Annuario di Statistica, elaborato dall’Ufficio Statistica. Accedendo al sito tematico “Pubblicazioni statistiche” è possibile consultare il Repertorio e scaricare in download. Oggi inoltriamo i dati che riguardano la sezione "Giustizia" e "Palermo nei censimenti", (ultimo lancio di questa statistica) ricordando che i dati sono generalmente riferiti al 2019, e vengono confrontati con quelli riferiti all’anno o agli anni precedenti. Il Repertorio è disponibile sul sito del Comune di Palermo, all’indirizzo www.comune.palermo.it/statistica.php, dove è possibile consultare anche altri approfondimenti statistici sulla Città realizzati dall’Ufficio Statistica.

Giustizia
A Palermo, nel 2019, sono stati denunciati complessivamente dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria 29.978 delitti, valore in diminuzione rispetto al 2018, quando i delitti denunciati erano stati 31.154 (-3,8%). La diminuzione del 2019 ha riportato il numero dei delitti vicino al minimo degli ultimi cinque anni, registrato nel 2017.. Rispetto al 2014, quando vi erano state in totale 38.524 denunce, si è rilevata una diminuzione del 22,2%. Il tasso di delittuosità totale , che nel 2014 era pari a 5.677,9 delitti ogni 100 mila abitanti, nel 2015 è sceso a 5.133,3, nel 2016 a 4.674 e nel 2017 a 4.428 delitti ogni 100 mila abitanti. L’inversione di tendenza del 2018 ha determinato un incremento del tasso, che ha raggiunto il valore di 4.678,5 delitti ogni 100 mila abitanti, per poi ridiscendere nel 2019 a 4.537,4. Limitando l’analisi ai delitti che determinano maggiore allarme sociale, si rileva che nel 2019 si sono registrati 6 omicidi volontari, 4 in più rispetto al 2018 (+200%). Nell’arco temporale considerato (2014-2019), il numero di omicidi volontari, pari a 7 nel 2014, è andato via via diminuendo fino a raggiungere il livello minimo (2 omicidi) proprio nel 2018, per poi rimbalzare nell’ultimo anno a 6. Sono invece diminuiti i tentati omicidi, passati da 15 a 13 (-13,3%). Il valore del 2019 è pari a quello registrato nel 2014 e distante dal valore massimo registrato nel quinquennio (22 tentati omicidi nel 2016). Nel 2019 è ripresa, dopo la battuta d’arresto dell’anno scorso, la tendenza alla diminuzione dei furti che si registra a partire dal 2015: rispetto al 2018 sono diminuiti del 10,6%, passando da 17.186 a 15.361. Rispetto al 2014, quando i furti erano stati 24.206, il dato del 2019 è più basso del 36,5%. I furti con strappo (ovvero gli scippi) sono passati da 895 nel 2014 a 515 nel 2015, per poi proseguire la discesa negli anni successivi: 428 nel 2016, 360 nel 2017, 329 nel 2018 e 277 nel 2019 (-15,8% rispetto al 2018 e -69,1% rispetto al 2014). I furti con destrezza (ovvero i borseggi) nella prima parte del quinquennio hanno manifestato una tendenza all’aumento: partiti da 1.806 nel 2014, hanno raggiunto il massimo di 2.016 nel 2017. Nel 2018 si è invece registrata una sensibile diminuzione, con 1.760 denunce, diminuzione che è proseguita anche nel 2019, con 1,365 denunce (-22,4% rispetto all’anno precedente e -24,4% rispetto al 2014). I furti in abitazioni, dopo la preoccupante impennata registrata negli anni passati (in particolare nel 2012 e nel 2013), negli ultimi anni hanno fatto registrare una sensibile diminuzione, che li ha portati da 1.440 del 2014 a 702 del 2019 (-32,6% rispetto al 2018 e -51,3% rispetto al 2014). I furti di mezzi di trasporto nel 2019 sono complessivamente diminuiti. I furti di ciclomotori sono stati 401, il 20,4% in meno rispetto all’anno precedente e il 53,8% in meno rispetto al 2014. I furti di motocicli sono stati 1.464, il 10,2% in meno rispetto al 2018 e il 24,4% in meno rispetto al 2014. I furti di autovetture sono stati 2,567, l’11,9% in meno rispetto al 2018 e il 43% in meno rispetto al 2014. Le rapine in abitazione, dopo le forti diminuzioni registrate negli anni precedenti, che hanno fortemente ridimensionato il fenomeno, nel 2018 erano aumentate del 27,6% sull’anno precedente. Nel 2019 è invece ripresa la tendenza alla diminuzione: si sono registrate 25 rapine in abitazione, il 32,4% in meno rispetto al 2018 e ben il 73,4% in meno rispetto al 2014. Le rapine in banca sono diminuite: 5, il 44,4% in meno rispetto al 2018 e il 61,5% in meno rispetto al 2014. Sono diminuite anche le rapine negli uffici postali, che nel 2018 erano invece fortemente cresciute: 5 rapine (lo stesso numero che si era registrato nel 2014), con una diminuzione del 78,3% rispetto al 2018. Anche nel 2019, come già dal 2014, sono diminuite le rapine nei confronti di cittadini in pubblica via, passate da 670 nel 2014 a 331 nel 2019 (-10,3% rispetto al 2018 e -50,6% rispetto al 2014). Sono invece aumentate per il secondo anno consecutivo le rapine in esercizi commerciali: si sono registrate 155 rapine, il 26% in più rispetto al 2018. Rispetto al 2014, quando erano state denunciate 213 rapine, si registra invece una diminuzione del 27,2%.
Palermo nei Censimenti
La popolazione residente a Palermo rilevata al Censimento permanente del 2019 è pari a 647.422 abitanti, di cui 309.030 di sesso maschile e 338.392 di sesso femminile. Rispetto al Censimento permanente del 2018 si è registrata una diminuzione di 5.298 unità, pari allo 0,8%, e rispetto al Censimento del 2011 una diminuzione di 10.139 unità, pari all’1,5%. Andando ancora più indietro nel tempo, si rileva che nel 1971 i residenti a Palermo erano 642.814, cresciuti fino a oltre 700 mila nel 1981 (701.782, +9,2%). Nel 1991 l’ammontare della popolazione è rimasto sostanzialmente stabile, appena sotto quota 700 mila (698.556, -0,5%). Nel 2001 la popolazione residente si è fermata a 686.722 abitanti, con una diminuzione dell’1,7%, e nel 2011 a 657.561, con una diminuzione del 4,2%. Nel 2019 il 14,2% della popolazione residente aveva un’età compresa fra 0 e 14 anni, il 16,6% fra 15 e 29 anni, il 18,8% fra 30 e 44 anni, il 29,2% fra 45 e 64 anni, e il 21,2% un’età pari o superiore ai 65 anni. Dal 1971 al 2019 si è registrato un progressivo invecchiamento della popolazione: i ragazzi (0-14 anni) si sono più che dimezzati, passando da 186.676 (pari al 29% del totale) nel 1971 a 91,641 (pari al 14,2%) nel 2019, mentre gli anziani (65 anni e più) sono più che raddoppiati, passando da 58.105 (pari al 9%) nel 1971 a 137.447 (pari al 21,2%) nel 2019. Le sensibili modifiche della struttura per età della popolazione hanno determinato forti variazioni in alcuni indicatori demografici, quali l’indice di dipendenza strutturale, l’indice di vecchiaia e l’indice di ricambio generazionale. L’indice di dipendenza strutturale dei giovani, dato dal rapporto fra la popolazione di età compresa fra 0 e 14 anni e la popolazione di età compresa fra15 e 64 anni, che nel 1971 era pari a 46,9 (ovvero vi erano 46,9 ragazzi ogni 100 persone in età lavorativa), nel 1981 è sceso a 41,1, nel 1991 a 31,3, nel 2001 a 25,8, nel 2011 a 22,2, e infine nel 2019 a 21,9, meno della metà del valore iniziale. Per converso, l’indice di dipendenza strutturale degli anziani, dato dal rapporto fra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione di età compresa fra15 e 64 anni, nel 1971 era pari a 14,6, e nei Censimenti successivi è via via cresciuto fino ad arrivare a 32,9, più del doppio del valore del 1971. L’indice di vecchiaia, dato dal rapporto fra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione di età compresa fra 0 e 14 anni, nel periodo in esame si è quasi quintuplicato, passando da 31,1 anziani ogni 100 ragazzi nel 1971 a 150,0 anziani ogni 100 ragazzi nel 2019. L’indice di ricambio generazionale, dato dal rapporto fra la popolazione di età compresa fra 0 e 14 anni e la popolazione di 65 anni e più, nel 2019 si è ridotto a un quinto del valore registrato nel 1971, passando da 321,3 a 66,7 ragazzi ogni 100 anziani. I dati relativi alla popolazione residente per titolo di studio (popolazione di sei anni e più fino al 2011, di nove anni e più dal 2018) mettono in luce un progressivo innalzamento del livello di istruzione. Nel 1971 i laureati erano 20.613, pari al 3,6% del totale; i diplomati 51.479, pari al 9,1%; le persone con licenza media inferiore 84.776, pari al 14,9%; le persone con licenza elementare 206.324, pari al 36,4%; gli alfabeti senza titolo di studio 163.155, pari al 28,8%, gli analfabeti 41.073, pari al 7,2%. In altri termini, quasi nove residenti su dieci non arrivavano al diploma. Nel 2019, dopo quasi cinquant’anni, i laureati sono 90.827, pari al 15,3% del totale; i diplomati 181.576, pari al 30,5%; le persone con licenza media inferiore 193.196, pari al 32,5%; le persone con licenza elementare 98.808, pari al 16,6%; gli alfabeti senza titolo di studio 25,226, pari al 4,2%, gli analfabeti 5.621, pari allo 0,9%. In altri termini, le persone che non arrivano al diploma sono scese da quasi nove a meno di sei su dieci.

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