"Via dei Librai" dibattito su Palermo "Città Comunità". Accogliente, cosmopolita deve generare il suo sviluppo

di Ambra Drago

Di "Modello di città comunità" si è parlato in occasione della prima giornata della manifestazione la "Via dei Librai" trasmessa sul web. Un confronto, moderato dal giornalista Roberto Leone che ha visto partecipare il sindaco Leoluca Orlando insieme all'economista Giuseppe Notarstefano, al sociologo Fabio Massimo Lo Verde e all'urbanista il professore Maurizio Carta. E proprio quest'ultimo ha voluto ribadire come il concetto di "Città Comunità" possa essere inteso un unico dittongo ma che racchiude altre quattro parole che poi sono ove sussistano tutte insieme il giusto approccio verso un cosmopolitismo d'avanguardia. "Esistono- sottolinea Carta- altre "due sorelle" ovvero la politica tesa verso al bene comune e la natura. Ecco che Palermo è una città cosmopolita che mette insieme dimensione locale e internazionale. In questo cosmopolitismo Palermo gioca la sua parte. E aggiungo che il "sacco di Palermo"al di la della questione legata alla criminalità mafiosa ecc...rompe di fatto il patto tra la natura, la politica e la comunità". Una riflessione che non può non tener conto della necessità che un territorio si integri con l'economia, ecco che in merito è intervento Giuseppe Notarstefano:"E' fuori dubbio che nei nostri territori vi sono diseguaglianze di natura economiche dovute alle generazioni ma anche ai redditi. E nella nostra città convivono un'insolita frontiera di solidarietà e sociale accanto a quella capitalista. Convivono precariato e assistenzialismo e settori legali dell'economia con quelli illegali, direi che si mischiano dando vita, come ha detto la Svimez, ad una "economia di strada". Ma è anche vero che dentro questo modello sono nate altre economie diciamo meno assistenziali. Queste nuove forma dovranno saper attrarre risorse sussidiarie ma anche innovative". Ed è qui che entra in gioco in un analisi globale sul concetto di "Città comunità" l'aspetto sociologico, si è sottolineato come sia necessario evitare una conflittualità all'interno delle comunità.

"Vorrei fin da subito sottolineare-afferma Fabio Massimo Lo Verde- come la parola comunità assume particolari connotazioni con valori differenti e di fatto costituisce uno stare insieme. Una sua caratteristica è il senso di appartenenza ad un luogo nel quale si condividono obiettivi e relazioni. Il termine "comunità" non è neutro nasce perchè all'interno delle città produttive l'agire comunitario era venuto meno. Le comunità si creano all'interno delle città. La dimensione comunitaria si inserisce negli spazi, quelli che la razionalità funzionale non riesce a coprire. Il rapporto con lo spazio nella città post produttiva è diventata fruizione ma anche predazione. Ecco nella dimensione comunitario bisogna prendersi cura dello spazio. Io mi devo sentirmi parte in tutta la città e solo in questo modo posso prendermi cura di lei. Fruizione e fiducia nella comunità diventano fondamentali". E un'analisi accurata anche storica è quella che è stata offerta dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando. "Vorrei richiamare velocemente i tre personaggi che sono il filo conduttore di questa edizione della "Via dei Librai" ovvero Danilo Dolci, Adriano Olivetti e Pierpaolo Pasolini. Il primo evoca storicamente il movimento della campagna, la difesa dell'acqua ecc... Olivetti rappresenta la città industriale e Pasolini è la borgata, di fatto ciò che non è campagna e nemmeno città ma tutti e tre manifestano la ricerca della comunità. Posso ben dire come c'è stato un cambiamento culturale e Palermo è la città europea che è cambiata di più. Siamo cambiati di testa e forse, lasciatemelo dire, dobbiamo dire grazie alla mafia, abbiamo avuto uno scatto di orgoglio. Palermo è stata sempre una città mediterranea e cosmopolita ma il "sacco di Palermo" ha distrutto i rapporti ed ha chiuso la città in un soffocante senso di appartenenza. Ora dobbiamo capire cosa vogliamo. Noi abbiamo due modelli di città. Ecco quella che io chiamo sulla valle del Reno, per intenderci chi vive in città non ha nemmeno un parente al di fuori e la "città campagna"dove convivono classi diverse, pensiamo al nostro centro storico. Se ci pensiamo dopo la seconda guerra mondiale fino al "sacco di Palermo"si è agito invocando il modello dei palazzi o delle ville comunque sempre espressione di una monoclasse. Noi stiamo cercando di occuparci delle periferie e la prima dove ho agito è stato proprio il centro storico che era distrutto, era un quartiere a perdere. Noi vogliamo che quello che è accaduto nel centro storico accada nel resto della città, vi sia una contaminazione. E' un'operazione di fiducia, noi stiamo accompagnando una visione mediterranea della città. Prima di concludere il dibattito i vari relatori sono stati chiamati ad identificare una parola chiave in grado di racchiudere i vari spunti. Il sindaco ha puntato sul concetto di aver cura. Un'attenzione verso il diverso cercando di liberarsi dalla paura di chi non è come me. E oggi a Palermo è possibile farlo".Aver cura delle persone, della comunità, degli spazi tenendo conto di un fattore, su questo hanno concordato tutti i partecipanti, che i nostri quartieri devono essere luoghi di nuove forme di produzione tenendo ovviamente conti che siamo nel XXI secolo.

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