Caso Shalabayeva. Funzionari scrivono al Capo della Polizia: “Restituire onore e dignità professionale ai colleghi”

di Ambra Drago
Il segretario nazionale della Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, Enzo Marco Letizia con una una lettera al Capo della Polizia, Lamberto Giannini richiama l’attenzione sul caso Shalabayeva mostrando vicinanza ai quattro funzionari di polizia condannati in primo grado.
Il processo di Perugia ha inflitto tra l’altro pesanti condanne (cinque anni per sequestro di persona e l’ interdizione perpetua dei pubblici uffici), a due dei più bravi investigatori italiani, l’ex capo della Squadra Mobile e ex Questore di Palermo, Renato Cortese e l’allora responsabile dell’ufficio immigrazione della questura di Roma, Maurizio Improta, in relazione alla espulsione della moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov e della figlia di sei anni, avvenuta nel maggio 2013. Ricordiamo che tra gli effetti immediati che seguirono la pronuncia di primo grado vi fu quello attivato dal dipartimento di Pubblica sicurezza che avviò la procedura amministrativa dell’istituto giuridico della disponibilità per i suoi funzionari. Cortese, ad esempio, nell’immediatezza dei fatti lasciò la questura di Palermo e attualmente si trova al Viminale in attesa dell’evoluzione degli eventi. Le motivazioni della condanna hanno sollevato una serie di perplessità tali da spingere partiti politici di diversi schieramenti a presentare due distinte interrogazioni parlamentari ai Ministri dell'Interno, della Giustizia e degli Affari Esteri.
“La sentenza di primo grado - sottolinea Letizia - ha considerato l'intero operato della Polizia di Stato in questa vicenda come una ipotesi di palese violazione dei diritti fondamentali della persona umana.
Siamo invece fermamente convinti che l'operato dei colleghi in merito a quanto verificatosi in quei giorni del maggio 2013 sia stato dettato solo dal pieno assoluto rispetto delle regole vigenti partendo da una 'red notice' dell'Interpol per la cattura di un latitante e finendo con il procedere ai necessari adempimenti di legge relativi all'espulsione della moglie dello stesso, accompagnata dalla figlia minorenne, in possesso di un passaporto giudicato falso dagli specialisti interpellati nel medesimo contesto amministrativo”.

La lettera di Letizia sottolinea come, nel rispetto di una sentenza, non si possa non tenere nella giusta considerazione il sacrosanto rispetto dell'operato della magistratura con la salvaguardia della dignità di quei funzionari che meritano piena stima per la professionalità da sempre dimostrata e che tanto lustro hanno dato all'amministrazione stessa.
Ci si chiede, insomma, se la presunzione di innocenza - ci sono ancora due gradi di giudizio prima di una sentenza definitiva - debba valere anche per i poliziotti nell’esercizio delle loro funzioni, senza che una rimozione dal ruolo o un trasferimento o una “messa a disposizione” possano apparire come una condanna preventiva. Alimentando per di più un clima interno di timore e demotivazione nello svolgimento quotidiano dell'attività lavorativa da parte di ciascun appartenente all’amministrazione di pubblica sicurezza.

La lettera dell’associazione nazionale dei funzionari di Polizia esprime anche: “Piena vicinanza a tutti i colleghi che vengono coinvolti in vicende giudiziarie con grave danno personale e professionale che blocca la loro legittima progressione in carriera, specie laddove i loro meriti sono unanimemente riconosciuti dalla società civile, dalle autorità politiche, anche oltre i confini nazionali.Confidiamo in una rivalutazione della situazione attuale, auspicando che in attesa della completa definizione del procedimento penale, venga restituita agli stessi la dignità professionale e l'onore che si sono guadagnati sul campo con il sacrificio quotidiano di intere vite dedicate al lavoro".

Nessun commento:

Posta un commento