Nel XXIX°anniversario della Strage di Capaci, il Tricolore sulla casina "NO MAFIA" e rap per la memoria dei caduti

di Ambra Drago
La memoria può scegliere anche un genere musicale come il rap per diffondersi e per trasferire emozioni ma soprattutto per raccontare uomini, donne, le loro scelte e i loro valori. Una magia quella della musica che riesce a coinvolgere davvero tutti, dai ministri al Capo della Polizia, da semplici cittadini ai bambini si sono lasciati trasportare dall’energia che si è diffusa lì dove 29 anni fa il tritolo aveva seminato distruzione e morte. E’ quanto avvenuto nel Giardino della Memoria di Capaci in occasione del XXIX anniversario della Strage di Capaci. Un’idea voluta fortemente da Tina Montinaro, vedova di Antonio, capo scorta di Falcone saltato anche lui quel sabato pomeriggio del 1992 lungo l’autostrada A29 all’altezza dello svincolo di Capaci.
“I tre poliziotti rimasti uccisi quel giorno erano degli eroi perchè con consapevolezza hanno portato avanti le loro scelte. Ricordare 29 anni dopo- sottolinea Tina Montinaro- è come ricordare l’anno dopo perchè non dobbiamo mollare un attimo, dobbiamo andare avanti ma dobbiamo fare capire ai giovani da che parte stare perchè la vita è fatta di scelte e che conviene sempre stare dalla parte della legalità”.E del profumo del riscatto sociale, della speranza nei giovani, tutto questo si è respirato nel Giardino dove piano piano sono arrivati i dirigenti della Polizia di Stato. 
Accanto al Questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, il Capo della Polizia, Lamberto Giannini e poi Luisa Pellizzari e Maria Teresa Sempreviva, Vice capi della Polizia e il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Il neo ministro ha confessato la sua emozione nel partecipare la prima volta e in questa veste al 23 maggio e ha affermato:”E’ giusto fare della scuola un luogo nel quale insegnare gli strumenti di discernimento e di contrasto alla cultura mafiosa. Sono davvero onorato di essere Ministro e di essere in questo luogo che è la dignità del nostro Paese”. E lo stesso ministro dopo aver ascoltato le cinque canzoni, ognuna dedicata a una vittima della Strage di Capaci si è sciolto cantando e lasciandosi coinvolgere da tutti gli studenti insieme a Tina Montinaro. Un momento di gioia che ha avuto come principali protagonisti una rappresentanza degli istituti: I.S.Majorana che ha adottato Rocco Dicillo, la scuola Enrico Medi a cui è stato affidato Antonio Montinaro e poi il Regina Margherita ha composto un testo sulla figura del giudice Francesca Morvillo, il Basile ha adottato Vito Schifani e infine il Vittorio Emanuele II sempre di Palermo ha composto un testo su Falcone. 
I ragazzi sono stati seguiti dai loro docenti e dal rap napoletano Lucariello. 

“Un’atmosfera particolare carica di entusiasmo da un lato e commozione dall’altro. Stiamo in qualche modo facendo rivivere alle generazioni che quando è successa questa strage non erano nemmeno nati e invece sono riusciti a tirar fuori dei testi di canzoni in un modo che solo i giovani sanno fare. Riescono a tirare fuori delle emozioni e dei particolari che solo loro sanno fare. In questo percorso abbiamo diruto utilizzare i metodi di laboratori a distanza e poi la fase di rifinitura avvenuta questa settimana l’abbiamo fatta di presenza, sono sceso qui a Palermo. Devo dire che questi ragazzi mi hanno sorpreso positivamente. A livello generazionale ci sta che sono ragazzi che ascoltano il rap e che l’iniziano a praticare, immaginavo che ci fosse un’attitudine in questo senso però la cosa che mi ha impressionato è è la loro formazione sul tema e mi congratulo con i loro insegnanti.Questo è un pezzo di storia del nostro Paese e non va disperso e con qualsiasi mezzo anche attraverso il rap si continui a fare memoria”. In barba del caldo afoso i ragazzi via via sono saliti sul palco scaricando tutta loro energia e incoraggiati dal pubblico, si sono esibiti davanti la giuria presieduta da Stefania Pellegrini, docente dell’Università di Bologna, da Pif, da Roberto Tartaglia, vice capo del Dap, da Clara Pangaro, direttrice dell’istituto penitenziario per i minorenni Malaspina, da Giampaolo Trevisi, direttore della scuola di Polizia di Peschiera del Garda e da Luigi Boccia, sostituto procuratore della Repubblica di Pistoia. 
Nessun vincitore finale, la giuria ha scelto di di affidare ad ogni istituto un indirizzo per il quale si sono caratterizzati come ad esempio alla scuola Maiorna il premio empatia, al Medi il premio Story Telling o al Basile il premio sperimentazione per citarne qualcuno.

Alle ore 17,58 ovvero quando è avvenuta l’esplosione dell’autobomba il ricordo delle vittime è stato accompagnato da un minuto di silenzio e dalla performance atletica di Stefano Ghisolfi delle Fiamme Oro, del settore “Arrampicata” del Centro Nazionale di Moena che ha steso il Tricolore con la scritta #SiamoCapaci oltre la casina con la scritta “No MAFIA”. A fare il tifo per loro all’inizio della collinetta i giovani atleti delle “Fiamme Oro “ di Taekwondo di Palermo che hanno esibito le gigantografie dei volti dei caduti delle Stragi.

Questi atleti allenati durante l’anno dal maestro Antonino Cutugno si sono appassionati al Taekwondo ormai disciplina olimpionica e visibilmente emozionati ci hanno raccontato cosa significa per loro non solo il 23 maggio ma indossare la tuta delle Fiamme Oro della famiglia della Polizia di Stato. 


“Io pratico dalle elementari la disciplina del Taekwondo devo dire che grazie ad una mia amica mi sono innamorato di questo sport e lei che me l’ha fatto scoprire. A tutti racconta -Andrea Sorce- consiglierei di provarlo si creano sani rapporti di amicizia dentro la palestra e fuori anche dopo una gara dove riscopriamo sempre il sano fair play. Per me indossare la tuta delle Fiamme Oro della Polizia di Stato è una grande responsabilità ma allo stesso tempo è un onore. Riguardo al 23 maggio posso dire che è una forte emozione essere in questo luogo e dare il nostro contributo a mantenere viva la memoria dei nostri caduti”.

A pochi passi incontriamo un altro giovane atleta: “Io invece ho iniziato a praticare questo sport alla prima media- racconta Andrea Buccheri- devo dire grazie a mio padre (lui già svolgeva il Taekwondo) e dopo aver provato mi sono subito divertito e appassionato. Noi ci alleniamo nella palestra di una scuola al momento e in media ci incontriamo cinque, sei giorni alla settimana, almeno ciò accadeva in epoca pre Covid. Non posso nascondere il fatto che partecipare al 23 maggio mi emoziona molto.Il nostro contributo a questa giornata lo abbiamo dato salendo sino alla casina “No mafia” sostenendo uno stendardo e ammirando il campione delle Fiamme Oro che ha steso il Tricolore, devo dire che il tutto ha un forte valore simbolico e di unità nazionale nel dire no al fenomeno mafioso”.




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