Mafia, forti i legami tra la famiglia di Torretta e Cosa nostra americana. Blitz dei carabinieri con 11 misure cautelari

di Ambra Drago
Le intercettazioni dei carabinieri svelano ancora una volta i contatti tra la famiglia di Torretta del piccolo paese che si trova a pochi chilometri da Palermo e la mafia americana. Era fine settembre quando un emissario della famiglia Gambino arrivò all'aeroporto Falcone e Borsellino dove venne accolto e portato in una lussuosa villa con piscina a Mondello. Li trovò alcuni grammi di cocaina in segno di benvenuto. La permanenza dell'uomo sarebbe stata garantita dai fratelli Puglisi (oggi arrestati nell'operazione) . Nel periodo trascorso sull'isola l'emissario partecipava ad una riunione il 3 ottobre 2018 con Raffaele Di Maggio nella casa di quest'ultimo e poi un secondo incontro molto riservato sarebbe avvenuto a Baucina. Raffaele Di Maggio, figlio dello storico esponente mafioso torrettese, Giuseppe detto "Piddu Raffaele" morto nel 2019. In realtà sono stati numerosi gli incontri documentati dai carabiniri che vedevano al centro l'abitazione proprio di Di Magio. Un summit avvenne il 21 novembre 2018 tra le figure verticistiche della famiglia torrettese. A questo incontro avrebbero partecipato oltre al proprietario dell'immobile Antonino Ignazio Mannino, Calogero Badalamenti e il padre di Christian Calogero Zito, su cui pende un mandato di cattura. I carabinieri hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 indagati (9 in carcere, uno ai domiciliari e uno con obbligo di dimora nel Comune di residenza). Sono ritenuti a vario titolo responsabili di associazione di tipo mafioso, detenzione di stupefacenti, favoreggiamento personale e tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Inoltre le indagini dei carabinieri hanno messo in luce il persistente legame con la "Cosa nostra americana" in occasione dell'omicidio del mafioso newyorkese Frank Calì, esponente apicale della famiglia "Gambino" di New York. Nei giorni successivi al delitto avvenuto il 13 marzo 2019 ( sembrerebbe riconducibile a una vicenda familiare) dalla Sicilia sarebbe partito il figlio di uno degli indagati che durante la sua permanenza a New York, sarebbe entrato in contatto anche con elementi ritenuti appartenere all'organizzazione mafiosa fra cui proprio l’emissario monitorato nel torrettese nel settembre 2018. Rientrato dal viaggio, il giovane avrebbe riferito il clima di profonda tensione creatosi sulla sponda americana, esprimendo le proprie valutazioni sulla possibile successione del Calì alla guida della compagine mafiosa americana. L'approfondimento investifativo avrebbe anche registrato un tentativo di estorsione ai danni di un imprenditore agricolo palermitano inseritosi nell'area del torrettese e che appena avvicinato ha denunciato le pressioni subite. Un controllo sul territorio in grado di imporre la sensaleria nelle compravendite anche di animali e terreni. Un infiltrazione nel tessuto economico attravereso l'ingerenza nelle commesse di lavori pubblici e privati a Torretta, e nei comuni vicini di Capaci, Isola delle Femmine e Carini e qualche quartiere di Palermo. Gli uomini dell'Arma sarebbero riusciti a ricostruire, prima del commissariamento avvenuto il 7 agosto 2019, l'intento di infiltrasi nell'amministrazione comunale, nonchè di modificare l'esito delle elezioni, fornendo nel 2018 supporto ai candidati di schieramenti opposti. Ma tra gli indagati dell'operazione di oggi non sfugge il nome di Lorenzo Di Maggio soprannominato "Lorenzino" scarcerato 2017 sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di Carini. In manette sono finiti pure Filippo Gambino, Giovanni Angelo Mannino, Francesco e Natale Puglisi. Ai domiciliari, Calogero Caruso, detto “Merendino”. Obbligo di dimora per Paolo Vassallo. E' invece ricercato Calogero Christian Zito, che vive negli Stati Uniti.


 

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