Caso Shalabayeva la risposta all'interrogazione M5S:"Ablyazov non fu mai rifugiato politico, era ricercato per crimini commessi in diversi paesi"

di Ambra Drago
E' arrivata la risposta all'interrogazione parlamentare presentata da alcuni deputati del M5S sul "caso Shalabayeva". In particolare erano stati a fine marzo i deputati Caterina Licatini, Francesco D'Uva, Elisabetta Barbuto, Aldo Penna e Davide Aiello, a sollecitare gli opportuni accertamenti. Il ministero dell'Interno, della Giustizia e degli Esteri hanno fornito un quadro chiaro che non lascia alcun dubbio. "Ablyazov non fu mai rifugiato politico, era ricercato per crimini commessi in diversi paesi. Non un rifugiato politico ma un criminale ricercato per gravi reati finanziari". La vicenda della Shalabayeva, moglie del dissidente kazako e della figlia Alua risale a maggio 2013 quando le due donne, dopo la perquisizione nell'abitazione di Casal Palocco alla ricerca del marito latitante e dopo la presentazione di un passaporto ritenuto falso dalle autorità, furono espulse dall'Italia. Per tutto questo ricordiamo che è stato celebrato un processo di primo grado a Perugia. La sentenza del 14 ottobre 2020 e in base a quanto indicato nelle successive 283 pagine di motivazioni depositate a gennaio 2021 condannava ben sette uomini di Stato.
 Tra cui, per "sequestro di persona" due dei più bravi investigatori italiani, l’ex capo della Squadra Mobile di Roma e ex Questore di Palermo, Renato Cortese(tanti gli arresti eccellenti di latitanti come quello di Bernardo Provenzano, avvenuto 11 aprile 2006 a Montagna dei Cavalli ) e l’allora responsabile dell’ufficio immigrazione della questura della Capitale, Maurizio Improta. Entrambi sono stati condannati anche a risarcire i danni morali subiti dai familiari della Shalabayeva e del marito. E adesso, in attesa dell'appello, crescono i dubbi sulla condanna di Renato Cortese, Maurizio Improta e degli uomini coinvolti. In base a quanto emerso oggi non solo Ablyazov non possedeva alcun permesso valido per stare in Italia, ma anche che la sua presenza sul territorio nazionale risultava da una nota pervenuta dall'Interpol di Astana con cui si comunicavano le ricerche in atto per i reati di truffa e appropriazione indebita di grosse somme di denaro. Ablyazov non era mai stato un richiedente asilo. 
"Una storia che renderebbe ancora piu' grottesca la sentenza nei confronti di Cortese, Improta e altri eccellenti servitori dello Stato . "Un'accusa incresciosa, rivolta a uomini che hanno dedicato la vita alla lotta contro la criminalita'" commentano i deputati Caterina Licatini, prima firmataria dell'interrogazione, e Francesco D'Uva. "Ci auguriamo, unitamente ai colleghi del Movimento 5 Stelle, che i dati che dimostrano i trascorsi e gli intenti criminali di Ablyazov, contribuiscano anche a riabilitare tutti coloro che hanno dovuto subire un'ingiusta condanna per i compiti svolti con decoro nell'esercizio delle proprie funzioni".

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