Elezioni. Nel centrodestra, dopo la valanga di aspiranti sindaci single, vanno di moda le coppie e qualcuna scoppia

di Giancarlo Drago
Dopo la valanga di candidature individuali, autogestite o indicate dai partiti, nella corsa a sindaco di Palermo, nel centrodestra, ora é il momento dei ticket.
Il primo però, varato dalla coppia Micciché e Minardo senza avere probabilmente interpellato entrambi gli sposi, ha registrato dopo appena un paio di ore la fuga dall’altare di Ciccio Scoma, che aveva sognato di emulare il papà, già sindaco, e riottoso a fare il secondo al più giovane dei gemelli forzisti della prima ora, entrambi con dna doc democristiano.
Lui ha giustificato il passo indietro con una incompatibilità che evidentemente o nessuno ha considerato prima o che non si riesce a spulciare facilmente fra le complesse norme elettorali.
Quindi tocca a Minardo adesso trovare una seconda scelta all’altezza dei desideri di Micciché e delle aspettative dei salviniani.

Attendiamo il nome, speriamo prima di venerdì, quando Francesco Cascio ha previsto la sua presentazione al popolo delle libertà e agli eredi di Alberto da Giussano.
Secondo ticket ai nastri, anche questo un po’ a sorpresa, tra Roberto Lagalla, autoproclamatosi per tempo portabandiera dell’ Udc con imprevedibile endorsement addirittura di Marcello Dell’ Utri (in nome proprio o per conto di qualche frangia occulta berlusconiana) e il renziano Davide Faraone, di cui abbiamo ammirato i manifesti elettorali, senza simbolo, almeno un mese fa.

Faraone ha fatto “un passo di lato,” attribuendosi così la primogenitura di un’espressione politica, che siamo certi avrà un suo futuro, vista l’amore per le ambiguità nel lessico politichese.

Per un militante della sinistra, approdato a Renzi e sostenitore del modello Draghi, un percorso un po’ tortuoso per raggiungere gli eredi scudocrociati e l’ ex Rettore, che lo ha comunque subito ringraziato pubblicamente per l’appoggio di Italia Viva e dei mastelliani, che fanno comunque brodo.

Lagalla, finalmente, non si sentirà più solo, come le altre volte quando si é ritrovato candidato mancato alle poltrone di vertice in Comune e Regione.

Anzi, onore al merito, ne ha liberata una di poltrona, la sua di Assessore, alcuni mesi prima di andare al rinnovo di Palazzo d’Orleans. E per un quasi politico, non é una rinuncia da poco.

Intanto, annusando odore di vittoria, come avrebbe detto Archibald Joseph Cronin: “Ds e Cinquestelle stanno a guardare”.

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