Elezioni. Cascio ufficializza in “Un giorno da pecora” i motivi del ritiro. E non c’é stata la telefonata di Berlusconi

di Giancarlo Drago
La telefonata di Berlusconi non c’é stata - lui l’aveva richiesta espressamente come condizione per fare un passo indietro - é bastato invece un comunicato stampa anonimo, diffuso da un’imprecisata sede romana di Forza Italia, per fare in modo che Francesco Cascio ripiegasse gli enormi manifesti da candidato sindaco e tornasse a fare il medico a tempo pieno e qualche corsetta alla Favorita. 
Da lui nessuna tempestiva dichiarazione ufficiale di senso di responsabilità e spirito di sacrificio e altre solite banalità sparse a piene mani dai tanti aspiranti sindaci, da Totò Lentini a Faraone , sacrificati nel segno dell’unità del centrodestra vincente.
Addirittura - sarebbe ironico e cinico sottolinearlo - Francesco Cacio ha riservato la sua prima dichiarazione pubblica a “Un giorno da pecora”, popolare trasmissione radiofonica nazionale.
Lo ha fatto solo dopo, motivandola con il solito bla blà: “Ufficializzo il mio ritiro dalla corsa per convergere sul candidato Lagalla perché ho capito che per lui c’era una convergenza più ampia e ho ritenuto fare un passo indietro e non spaccare il centrodestra”.
Nell’intervista Cascio non ha escluso di poter accettare l’ incarico di assessore in una futura giunta comunale e, perché no, anche vicesindaco. Che sarebbe poi quel ruolo che il suo amico Cicco Scoma aveva rifiutato nel ticket ipotizzato proprio con lui. 
A domanda maliziosa nel “Giorno da pecora” Cascio ha anche ricordato che con Gianfranco Miccichè corrono trent’anni di amicizia e militanza in Forza Italia. 
E poi il comunicato della “sua rinuncia” arrivava da Roma.

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