Scuola di medicina generale, Amato “Serve un nuovo modello formativo”

Medici di famiglia tra pandemia, Pnrr e Case di comunità – “La scuola di medicina generale vi darà formazione, ma soprattutto la consapevolezza sul valore fondamentale della professione per l’assistenza di prossimità. Tra pandemia, investimenti del Pnrr e nuove competenze della medicina territoriale, la sanità sta cambiando, portando con sé Case di comunità, reti di salute con gli altri soggetti del territorio e innovazione tecnologica. Da qui la necessità di una formazione specialistica in medicina generale in grado di reggere le novità del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Lo ha detto, stamattina nella sede del Cefpas di Caltanissetta, il direttore della Scuola di medicina generale Toti Amato, presidente Omceo Palermo e consigliere Fnomceo, all’avvio delle lezioni in presenza del triennio 2021-2024 del “Corso di formazione specifica in Medicina generale”. “Al centro dei 15 miliardi di investimenti Pnrr – ha proseguito Amato - ci sono 4 miliardi destinati alla telemedicina e 2 assegnati a 1288 Case di comunità da realizzare in tutto il Paese entro il 2026.
Una Casa per ogni 24.500 abitanti, come struttura polivalente in grado di erogare una risposta appropriata ai bisogni di salute della popolazione attraverso il lavoro di un team multidisciplinare composto da specialisti, infermieri e altri professionisti della salute. Ma il vero filtro con il territorio, per contenere il sovraccarico degli ospedali, sarà la presenza dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, che potranno lavorare nelle strutture o dai loro studi”. “Nelle Case, i cittadini potranno consultare un medico, ogni giorno e a qualsiasi ora, o avere assistenza per risolvere la maggior parte dei problemi di salute nello stesso luogo. Come avverrà non è ancora chiaro. Resta però la sfida di rendere questi spazi un vero punto di riferimento di salute. Non è semplice. Serve una rivoluzione organizzativa e di processo e un nuovo modello di formazione per la condivisione e l’interazione tra tutti i sanitari. Non solo. Al servizio sanitario servono anche competenze di management capaci di orientare il nuovo processo e di far funzionare la prossimità delle Case e degli ospedali di comunità, soprattutto in regioni come la Sicilia dove non ci sono mai state esperienze analoghe”.

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