Abbazia di San Martino si presenta documentario del CRICD su itinerari culturali della Conca d'Oro

Mercoledì 13 luglio alle 19 all'Abbazia di San Martino verrà presentato il documentario su itinerari, percorsi e camminamenti dei Monti di San Martino delle Scale con il Castellaccio e monte Caputo
L'Assessore Samonà “Il primo prodotto di un progetto che restituisce la bellezza del binomio natura e cultura come elemento di valorizzazione del patrimonio siciliano”. Un documentario contenente gli itinerari, i percorsi e i camminamenti del territorio di San Martino delle Scale, con il Castellaccio e Monte Caputo, saranno illustrati domani, mercoledì 13 luglio alle ore 19 all'Abbazia di San Martino delle Scale nel corso di un incontro organizzato da Laura Cappugi, direttrice del CRICD – centro regionale per l'inventario, la catalogazione e la documentazione. L'iniziativa, che vede coinvolti studiosi quali Mario Crispi, Ferdinando Maurici, Salvatore Pedone e Vittorio Rizzone, si svolgerà alla presenza dell'assessore regionale dei Beni culturali e dell'Identità siciliana, Alberto Samonà, del direttore del Dipartimento dei Beni Culturali, Franco Fazio e del Commissario straordinario del CRICD, Giuseppe Giammalva.
Si tratta di un progetto, ideato dal Centro Regionale per l’Inventario la catalogazione e la Documentazione e realizzato con risorse proprie, che si pone come prima attività di un più ampio e complesso lavoro di documentazione e valorizzazione dei Sentieri della memoria dei Monti di Palermo e della Conca d’Oro. “Il documentario – sottolinea l'assessore regionale dei Beni culturali e dell'Identità siciliana, Alberto Samonà - esprime a pieno come il paesaggio in Sicilia sia elemento coessenziale e parte costitutiva del nostro patrimonio culturale. Il progetto su cui sta lavorando con grande competenza e professionalità in house, un team di operatori del Cricd diretti dalla dottoressa Cappugi ci restituirà, perché non ne vada smarrito il senso e la memoria, l'assoluta bellezza di parti della Sicilia meno note perché fuori dagli itinerari turistici più battuti. Un'immersione nella bellezza e nella sacralità del silenzio di cui sono permeati ancora oggi luoghi magici e misteriosi appena un salto fuori dal perimetro della città”.
Le notizie sull’origine del Castellaccio o castello di San Benedetto sono incerte: alcuni storici ne fanno risalire la sua fondazione, come monastero, al re Guglielmo II alla fine del 1100 ma, in virtù della sua posizione strategica, fu utilizzato con funzione militare di avvistamento.
Nel documentario la storia di questo maestoso edificio è affidata alla voce narrante di Ferdinando Maurici, esperto in archeologia medievale.
Distrutto e poi ricostruito intorno al 1300, il monumento fu abbandonato già alla fine del Cinquecento, essendo cessata la sua funzione di monastero, ruolo che intanto era stato assunto dall’Abbazia di San Martino delle Scale, ultimata a metà del XIV secolo.
Il Castellaccio alla fine dell’ottocento fu acquisito dal Club Alpino Siciliano, con l’impegno di restaurarlo e di aprirlo al pubblico. Il recupero fu realizzato da Giuseppe Patricolo, architetto del Senato palermitano e noto per i restauri di grandi monumenti medievali di Palermo.
Il documentario ci conduce, poi, alla scoperta dell’Abbazia di San Martino delle Scale, con il racconto dell’Abate Vittorio Rizzone e poi lungo i sentieri che consentono di cogliere magnifici paesaggi sulla valle dell’Oreto e sul golfo di Palermo, da Capo Gallo a Capo d’Orlando.
“Il progetto realizzato grazie al lavoro di team del Cricd - evidenzia la direttrice, Laura Cappugi - intende valorizzare itinerari legati alla memoria storica dei luoghi che risultino interessanti anche dal punto di vista naturalistico. In questo primo documentario lungo il cammino abbiamo la possibilità di apprezzare le neviere dove anticamente si stipava la neve caduta durante l’inverno per farne il ghiaccio per il consumo cittadino, le strutture della contraerea della II Guerra mondiale, Portella Sant’Anna con la chiesetta ipogea e la torre, edificati lungo l’antica via frequentata da pellegrini e viandanti, punto di interscambio di uomini e territori”.

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