Conclusa la campagna di scavi nell’area archeologica di Leontinoi

Conclusa la campagna di scavi nell’area archeologica di Leontinoi. L’Assessore Samoná: 
“Una ricerca che apre a nuovi scenari di conoscenza del sito archeologico di Leontinoi”. Si è appena conclusa la seconda campagna di scavo condotta nelle scorse settimane dal Parco Archeologico di Leontinoi, diretto da Lorenzo Guzzardi, e dall’Università Tor Vergata di Roma. La finalità principale del progetto di ricerca, sostenuto dai Comuni di Carlentini e Lentini con la collaborazione dell’azienda agrituristica “Tenuta l’ultimo re”, è quella di indagare la complessa storia urbanistica della città attraverso i secoli, dagli esordi di età arcaica nel VIII secolo a.C. E fino all’età barocca, ovvero fino al terremoto del 1693. Dopo le indagini dell’Università di Catania, da ultimo dirette da Massimo Frasca, si riaccendono pertanto i riflettori su uno dei più importanti centri della Sicilia orientale. Quest’anno l’equipe dell’ateneo romano ha proseguito i lavori avviati nel corso della precedente campagna, ampliando l’oggetto della ricerca e raddoppiando il numero dei partecipanti. Alla campagna di scavo ha preso parte un team di ricerca composto da circa trenta persone tra archeologi e tecnici del settore, dottorati, dottorandi, studenti dei corsi di laurea magistrale e triennale che hanno preso parte alle indagini che condotte in due settori del Colle San Mauro. Al gruppo, diretto da Marcella Pisani, esperta della Sicilia di periodo classico, si è aggiunto quello degli archeologi medievisti diretto da Alessandra Molinari, che da anni studia la Sicilia medievale. “La ricerca, realizzata sulla base dei primi risultati delle indagini avviate nel 2021, sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà - si è rivolta in modo sistematico allo studio sul poggio che si estende all’estremità meridionale del Colle San Mauro, per restituirci nuovi elementi di conoscenza che aiuteranno a meglio definire la storia del territorio. Un impegno che promette di regalarci nuove e interessanti conoscenze su un'area che ha ancora tanto da rivelare”. Riguardo alle indagini avviate, le fonti storiche e i disegni che rappresentano la città nel Cinquecento e nel Seicento permettono di collocare il cosiddetto Castellum Novum, citato in un documento del 1239 di Federico II di Svevia. I risultati degli scavi hanno arricchito di un altro tassello la storia di Lentini medievale; è venuta infatti alla luce un’imponente fortificazione con un lungo muro rettilineo spesso due metri che racchiude una serie di ambienti semi-rupestri, verosimilmente alloggi per i soldati. L’insieme dei rinvenimenti (ceramiche, vetri, metalli, monete, resti di pasto). Databile tra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento, racconta di anni cruciali per la storia politica della Sicilia, in cui si ha un rafforzamento del potere aragonese ai danni delle potenti famiglie feudali e una significativa crescita economica.
I ritrovamenti effettuati, inoltre, hanno permesso di ricostruire il tenore di vita dei soldati che mangiavano in ciotole riccamente decorate importate da Valencia, in Spagna, e buttavano la spazzatura al di là del grande muro di fortificazione. Tra le attività in programma per i prossimi anni l’equipe dei medievisti e il Parco Archeologico di Leontinoi indagheranno anche su altre zone della città di Leontinoi, che ebbe grande importanza sia in età bizantina che in epoca islamica e normanna. È, del resto, ben noto come al tempo di Federico II di Svevia qui nacquero e si formarono Iacopo e Riccardo da Lentini, il primo uno dei primi grandi poeti della letteratura in volgare (inventore del sonetto) e il secondo uno dei più grandi architetti medievali cui si attribuiscono Castel Maniace a Siracusa e Castel del Monte in Puglia. Nella parte settentrionale del Colle, le esplorazioni si sono concentrate nell’area dove erano emersi i resti di un tempio greco di epoca arcaica. Il tempio, di cui ora è nota gran parte del lato occidentale, doveva estendersi per una larghezza di 9 metri e una lunghezza di circa 30 da cui dominava, con la sua imponenza, il ciglio dell’estesa area pianeggiante del Colle verso il vallone San Mauro, dove era ubicata l’agorà della città greca. Dimensioni e tipologia permettono di accostarlo agli esempi più monumentali di templi a cella senza peristasi (cioè privi di colonnato), già noti in Sicilia, e attestati a Leontinoi da un altro edificio templare scoperto da Giovanni Rizza sull’altro colle della città, il colle della Metapiccola. Costruito nel periodo di maggior splendore della colonia calcidese con grossi blocchi isodomi di moduli differenti, e decorato da una cornice con mutuli e antefisse policrome di cui sono stati rinvenuti alcuni resti, viene probabilmente frequentato fino ad epoca ellenistica. Nel periodo alto-medievale, sfruttando parzialmente la struttura antica, ormai abbandonata e spogliata, sui suoi resti si insedia una piccola chiesa, di cui resta l’abside di fondo e il piano di calpestio. Si tratta della prassi comune di riconversione dell’edificio pagano in luogo di culto cristiano, che prevede anche il ribaltamento dell’accesso, prima posto ad est e poi ad ovest. Non è possibile determinare con precisione il periodo in cui la chiesetta rimase in uso, anche se i rinvenimenti ceramici suggeriscono una frequentazione che, dal IX secolo, sembra essersi intensificata tra la fine del Duecento e la prima metà del Trecento. Certo è che nel Seicento, probabilmente nel periodo compreso tra il terremoto del 1547 e quello assai più rovinoso del 1693, si registra una radicale trasformazione di questo spazio che viene occupato da un grande edificio, forse di carattere residenziale. Il complesso, articolato in più ambienti e dotato di un cortile esterno mostra spessi muri, tracce di intonaco parietale e rivestimenti pavimentali con ciottoli e frammenti di vasi inclusi. Un consistente deposito di pentole e tegami anneriti dal fuoco suggerisce che almeno uno di questi ambienti fosse adibito a cucina, mentre altrove chiodi da carpenteria e attrezzi in ferro restituiscono un’idea di quello che doveva essere rispettivamente il mobilio ligneo e alcune delle attività in esso praticate. La storia del sito non si esaurisce con il terremoto, ma continua con un cambio di destinazione d’uso. Qui vengono impiantati i famosi agrumeti che rendono questo comprensorio famoso in tutto il mondo. Su uno dei lati del tempio viene costruito un poderoso muro interpoderale, che sfrutta nella sua costruzione parte dei blocchi dell’edificio templare per lungo tempo riutilizzati. È questo un esempio del ricco palinsesto del luogo che rende la ricerca a Leontinoi così affascinante e imprevedibile.

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