Caronia, frode al bilancio dell'Ue. Sequestro di beni per 700,000 euro ad un'azienda ittica

I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno portato a termine un’articolata attività di indagine avviata nel dicembre del 2020, nei confronti di un’azienda ittica con sede in comune di Caronia (ME) che ha illegittimamente beneficiato di finanziamenti comunitari, erogati dalla Regione Sicilia, ammontanti a circa 1 milione e 700.000 Euro.
Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Patti e condotte dalle Fiamme Gialle della Tenenza di
Sant’Agata di Militello, hanno consentito di fare luce, secondo ipotesi d’accusa, sul comportamento fraudolento
del titolare della ditta individuale e di alcuni imprenditori compiacenti, segnalati  per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. 
I contributi, orientati alla promozione di una pesca c.d. “intelligente”, attraverso l’aumento della produttività ed
un migliore sfruttamento delle risorse biologiche marine, erano finalizzati a realizzare un impianto di acquacoltura, con bacini di acqua dolce per l’allevamento di pesci del tipo persico e storione, destinati poi alla successiva vendita.

"La normativa vigente in tema di erogazioni comunitarie, spiegano dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Messina,  prevede che il beneficiario partecipi, in quota parte e con risorse proprie, alla realizzazione delle opere, appaltando la materiale esecuzione dei lavori a soggetti diversi,
con l’obbligo di documentazione delle spese sostenute e di modalità di pagamento tracciabili".

Le investigazioni si sono incentrate proprio sull’esame delle fatture relative al programma d’investimento, inoltrate dalla ditta individuale alla Regione Siciliana - Assessorato Regionale delle Risorse Agricole e Alimentari – Dipartimento della Pesca Mediterranea, a riprova dell’avvenuto sostenimento delle spese.

La successiva analisi delle modalità di pagamento e delle sottostanti transazioni finanziarie, tuttavia, non disgiunto all’esame incrociato della documentazione fiscale, ha consentito di disvelare un articolato disegno
criminoso, congegnato al solo fine di indurre in errore l’Ente erogatore.

In sostanza, il responsabile dell’azienda ittica, grazie anche alla complicità delle ditte appaltatrici dei lavori, in
alcuni casi riconducibili a prossimi congiunti, ha rendicontato alla Regione Siciliana il sostenimento di costi
ampiamente superiori rispetto a quelli effettivi, facendo risultare come effettuati svariati pagamenti che, nella
realtà, non erano mai avvenuti. In altri termini, un “circolo vizioso” di trasferimenti finanziari, appositamente creato per ostacolare eventuali controlli: le somme formalmente pagate agli appaltatori per la realizzazione delle opere venivano ritrasferite al soggetto percettore del contributo, mediante l’impiego di mezzi di pagamento tracciabili, il tutto solo
formalmente regolarizzato attraverso fatture per prestazioni mai effettivamente rese. 
In base agli elementi raccolti dalle Fiamme gialle, la la Procura della Repubblica di Patti ha chiesto e ottenuto dal  Tribunale l’emissione di un provvedimento di sequestro.

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