Caccia a Messina Denaro, torna in carcere un suo fedelissimo. Operazione dei carabinieri con 35 arresti

I Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Trapani, con il supporto dei Comandi Provinciali Carabinieri di Palermo e Catania, del 9° Nucleo Elicotteri dei Carabinieri di Palermo, degli Squadroni Eliportati Carabinieri “Cacciatori Sicilia” e “Cacciatori Calabria”, nonché del 12° Reggimento Carabinieri “Sicilia”, hanno dato esecuzione a provvedimenti emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di circa 70 persone: Ben 35 sono indiziate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti, reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose nei confronti degli altri soggetti è in corso l’esecuzione di decreti di perquisizione e sequestro. L'indagine si inquadra nella ricerca del super latitante Matteo Messina Denaro. Secondo gli investigatori e gli inquirenti la Primula rossa sarebbe ancora in grado di impartire direttive funzionali alla riorganizzazione degli assetti della suddetta provincia mafiosa. Il monitoraggio delle famiglie mafiose di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Marsala, nelle loro espressioni di vertice ha fatto emergere, in primo luogo, la figura di un uomo d’onore campobellese, Francesco Luppino, ( arrestato nel 2013 nell'operazione Eden) e scarcerato protagonista in passato di importanti dinamiche riguardanti i rapporti dell’area trapanese con esponenti apicali di cosa nostra palermitana. Secondo quanto ritenuto dal Giudice per le indagini preliminari, sarebbe gravemente indiziato di avere acquisito centralità in tutto l’aggregato mafioso di quella provincia, risultando in grado di esprimere una costante e trasversale autorevolezza nell’ambito di dinamiche intermandamentali, anche esterne alla provincia di Trapani. Posizione di rilevanza questa garantita anche dalla ritenuta vicinanza a Messina Denaro quale l’uomo d’onore campobellese - a detta di alcuni indagati - avrebbe ricevuto comunicazioni finalizzate alla designazione dei referenti di diverse articolazioni territoriali mafiose della provincia: elementi che secondo gli investigatori confermano il primato di MESSINA DENARO nelle dinamiche complessive della provincia trapanese. L'uomo d'onore campobellese, in particolare, avrebbe designato il reggente della decina di Petrosino e chiesto conto circa la nomina del reggente dell’importante mandamento di Mazara del Vallo, rimasto vacante all’esito dell’operazione c.d. ANNO ZERO. Sono state, infine, acquisiti gravi indizi con riferimento a dinamiche associative ultra-provinciali, in direzione di Cosa nostra palermitana, agrigentina e catanese nel cui ambito i trapanesi venivano indicati come “quelli che appartengono a Matteo Messina Denaro” e le attività di infiltrazione di cosa nostra trapanese nel tessuto economico/sociale con riferimento a presunti condizionamenti della libertà degli incanti, alla gestione, in forma pressochè monopolistica, del settore della sicurezza nei locali notturni e del recupero crediti. Ma anche interventi finalizzati ad alterare le procedure di aggiudicazione di immobili oggetto di asta giudiziaria, e presunte estorsioni in danno di aziende locali nel settore enogastronomico (tra cui una cantina vinicola) e turistico (strutture ricettive) e la disponibilità di armi da fuoco.

Nessun commento:

Posta un commento