Polizia interrompe spaccio a conduzione "familiare" nel quartiere Zen 2: cinque arresti. In 10 giorni documentate trentadue cessioni di eroina

Spaccio di sostanze stupefacenti in con base allo Zen 2, avvalendosi anche di due donne, tra cui una minorenne.
La Polizia ha eseguito cinque misure cautelari . Due persone , M. G., classe 1969, (che già si trova detenuto per altri reati) e C. G., classe 1984, sono finiti in carcere. Mentre sono stati disposti i domiciliari per A. R., classe 1986; A. C., classe 1985 e L. I. K., classe 2003. Secondo gli elementi fin qui raccolti, si sarebbero resi responsabili, in concorso tra loro, dello spaccio di sostanze stupefacenti, posto in essere in modo stabile e continuativo sotto la direzione di M. G. In particolare, quest'ultimo, avrebbe creato un’organizzazione a conduzione familiare per garantire l’attività di spaccio attiva a qualsiasi ora del giorno e della notte, avvalendosi della collaborazione delle donne di casa – tra le quali anche una minorenne.
Ad avvalorare l’idea che tale business abbia potuto portare ingenti guadagni nelle casse degli indagati sottolineano dalla Questura, il fatto che in soli 10 giorni sono state registrati ben 32 episodi di cessione, prevalentemente di eroina.
Il ruolo centrale di “capo” lo avrebbe ricoperto M. G., nei confronti del quale sono stati ritenute sussistenti le aggravanti di aver diretto l’attività delle persone concorse nel reato, nonché l’aggravante di avere indotto a commettere il reato persona dedita all’uso di sostanze stupefacenti.
"Va rilevato, altresì, sottolineano in una nota della Questura- che nei confronti dei primi quattro arrestati è stata riconosciuta l’aggravante di essersi avvalsi di persona minorenne per commettere il delitto o per averlo commesso in concorso con costei, ancora minorenne all’epoca de fatti".

Durante l’indagine – sviluppata anche mediante intercettazioni e l’ausilio di telecamere - sono stati effettuati diversi sequestri di eroina e contestate segnalazioni per uso personale ai soggetti considerati di volta in volta acquirenti. La predetta attività illecita, che si è sviluppata nei classici luoghi conosciuti allo “Zen 2” come “I muntaruozzi”, “Nu miezzu”, “il camion verde”, “a casa”, ha portato alla luce la diffusione di un allarmante numero di consumatori di eroina i quali, a colpo sicuro, contattavano indifferentemente uno degli odierni indagati che – anche mettendosi in contatto con altro sodale – si rendeva immediatamente disponibile a rifornire l’acquirente.
"E’ stato riconosciuto, continua la Questura, inoltre, come l’odierna attività, da un lato, viene sviluppata in chiave certamente organizzata oltre che sistemica e certamente servente a più ampi contesti territoriali di spaccio su larghe aree territoriali, dall’altro, ha una base di natura “familiare”.
La centrale dello spaccio avrebbe avuto base nelle abitazioni di M.G. e C.G. per districarsi nel c.d. “mezzo” – una sorta di cortile lungo a cavallo tra due padiglioni allo Zen – è da considerarsi una vera e propria “fucina di cessioni al minuto”, che si estrinsecava mediante la vendita di piccole dosi di sostanza, così da eludere eventuali interventi delle forze di polizia.

Nel delineato sistema di cessioni sarebbero state riscontrate forme dilazionate di pagamento: un rodato sistema di cessione di droga “a credito” che avrebbe portato poi gli indagati – soprattutto M.G. – a richiedere i pagamenti di esose somme di denaro accumulate con veri e propri debiti dei “clienti”, il più delle volte tossicodipendenti disposti a tutto pur di drogarsi.
Dalle indagini sarebbe emerso il ruolo delle due donne, i cui elementi a loro carico le vedrebbero depositarie di diverse mansioni: dalla custodia dello stupefacente ai rapporti con i clienti, dalla tenuta della contabilità al controllo dello
stupefacente residuo.

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