Forza Italia, Marcello Caruso nuovo coordinatore regionale. Finisce l'era di Micciché con il mistero delle sue dimissioni, date forse dopo il licenziamento

di Giancarlo Drago

La fine dell’ era di Gianfranco Micciché, alter ego di Berlusconi in Sicilia, suscita un po’ di tristezza in chi ha seguito la lunga parabola del giovane contestatore, convertito da Dell’ Utri alla missione azzurra di bloccare il comunismo pronto a sfruttare il dopo tangentopoli.
Ras Assoluto nell’ isola, dove sceglieva tutti i candidati per ogni occasione, sanciva alleanze e coltivava trasversalismi, imponeva il suo potere in nome del cavaliere.
Trionfatore del 61 a zero alle urne, quasi un mito, si è comunque e inevitabilmente logorato, arroccandosi alla fine in un Palazzo Reale dove da Presidente ha iniziato quel declino inesorabile fatto di guerre personali, veti e ripicche, con un’arroganza, persino rinunciando al suo seggio al Senato, che alla fine non poteva avere un futuro. Specie quando il suo mentore è, anche lui, nella fase di declino definitivo.Tradito dai suoi stessi compagni di partito, ignorato dal presidente Schifani, irriso dal ministro Musumeci, umiliato dal presidente del Senato La Russa, ha dovuto subire la nomina di Marcello Caruso al suo posto di coordinatore regionale, invocata e quasi imposta.

Destituito, insomma, ha cercato almeno l’onore delle armi con un tardivo comunicato stampa in cui dichiarava di avere lui rassegnato in mattinata le dimissioni al telefono con Berlusconi. Che se l’ é cavata, anche lui, tardivamente, con poche righe di circostanza

Patetico, se si pensi che Micciché lo ha diffuso solo a tarda sera, quando la nomina di Caruso era già pubblica e sui giornali e utilizzando, lui iscritto al Gruppo Misto dell’ Ars, la carta intestata del coordinamento regionale di quel partito da cui è riuscito alla fine, a farsi cacciare.

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