Omicidio di Giancarlo Romano allo Sperone: tre persone fermate. Lo scontro sarebbe nato per delle legate al mondo delle scommesse clandestine

Sono tre gli indagati e per i quali è scattato il fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo - Direzione Distrettuale Antimafia. Sono ritenuti responsabili a vario titolo di omicidio, tentato omicidio, porto abusivo d’arma da fuoco e tentata estorsione, reati aggravati dal metodo mafioso. Si tratta di padre e figlio Camillo Mira e Aantonio  e anche dell'uomo rimasto ferito, Alessio Caruso, che è tuttora in ospedale. Lo scontro avvenuto in via Ventisette maggio nel quartiere dello Sperone, dove è rimasto vittima Giancarlo Romano, sarebbe nato proprio tra i tre, forse per una richiesta di pizzo su un giro di scommesse clandestine.La vittima è imparentata con i boss stragisti Cosimo Lo Nigro e Giuseppe e Filippo Graviano. Secondo gli investigatori altri soggetti sarebbero stati presenti alla scena. Non è ancora chiaro, se a ferire il giovane e ad uccidere Giancarlo Romano siano stati il padre e figlio fermati. La polizia scientifica ha trovato sul luogo dell’omicidio sei bossoli, quattro di uno stesso calibro e due di un altro.   Gli agenti delle volanti, nella notte, hanno perquisito anche le abitazioni di Camillo Mira e del figlio, il primo sarebbe stato trovato a casa con una ferita da arma da fuoco alla gamba.
"La ricostruzione scrive in una nota la Questura, dei fatti è avvenuta mediante la visione delle immagini registrate dalle telecamere di video sorveglianza installate nella zona, nonché in virtù dell’attività di riscontro degli elementi assunti nel corso delle numerose perquisizioni. Nel corso delle stesse venivano anche rinvenute due armi utilizzate negli scontri a fuoco".







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