L’articolo 8 della legge di stabilità regionale 2024, che stanzia un fondo di 4,3 milioni euro per l’elemento perequativo dei dipendenti regionali, non vìola la Costituzione. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale affrontando il ricorso della Regione Siciliana contro l’impugnativa della Presidenza del Consiglio dei ministri arrivata lo scorso marzo.
«La decisione della Consulta ci dà ragione – dichiara l’assessore alla Funzione pubblica, Andrea Messina – e riconosce la legittimità di un percorso virtuoso che ho voluto intraprendere e che il governo Schifani ha inteso portare avanti sin dal suo insediamento, senza false promesse o illusioni. Il nostro obiettivo è quello di applicare anche ai dipendenti regionali tutte quelle misure e prerogative contrattuali che, in questi anni, sono state attuate nei confronti del personale dello Stato per colmare quel gap retributivo che è aumentato a causa del blocco dei rinnovi contrattuali che si è protratto per oltre 15 anni». L’esito del ricorso, riconoscendo la fondatezza delle motivazioni presentate dall’amministrazione regionale, consente adesso di prevedere il finanziamento della perequazione nel contratto di lavoro 2019-2021, già approvato all’Aran Sicilia, senza gravare sui fondi per il pagamento della perfomance di produttività.
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