“Bene l’avvio del confronto sul Def regionale. Rileviamo però che il documento a oggi sembra mancare di un’idea di sviluppo circolare, apparendo invece come una programmazione a compartimenti stagni”. Così dichiara il segretario generale della Cisl Sicilia, Leonardo La Piana, al termine dell’incontro svoltosi oggi negli uffici di via Notarbartolo a Palermo, fra l’assessore regionale all’Economia Alessandro Dagnino e le sigle sindacali confederali.
“Emerge - sottolinea La Piana - un disallineamento fra la grande disponibilità di risorse finanziarie e le effettive ricadute sulla vita della regione. Balza agli occhi il fatto che la Sicilia continui a restare agli ultimi posti per il benessere sociale, sia a livello regionale sia a livello territoriale. Questo, tradotto in parole povere, attesta che i siciliani non vivono bene a causa di un sistema di servizi non adeguato, tale da incidere sul potere d’acquisto delle persone”. La Cisl Sicilia mette in evidenza la crescita del credito al consumo, “spia di un cortocircuito soprattutto nelle famiglie, che ricorrono a forme di indebitamento non per beni superflui ma per beni di necessità”. “Accanto a una povertà consolidata - aggiunge La Piana - si fa spazio una nuova povertà, composta dal ceto medio, che si trova in difficoltà per imprevisti quali il sopraggiungere di una patologia che richiede vari esami diagnostici, impossibili da effettuare in tempi brevi nelle strutture sanitarie pubbliche e in quelle private convenzionate. A questi bisogni essenziali il Def varato dalla Giunta di governo sembra rispondere in modo generico, a partire dalla definizione del sistema sanitario regionale. Si parla per esempio di un piano di assunzioni per la sanità territoriale e per implementare la sanità ospedaliera, ma non viene fino in fondo chiarito come questo sarà realizzato. Resta anche immutato il quadro dei distretti socio sanitari, rispetto ai quali noi riteniamo che si adotti una norma per dare a queste strutture autonomia giuridica”. La Cisl Sicilia registra una presa d’atto della difficoltà degli enti locali siciliani nel supportare i processi di sviluppo, “ma – aggiunge - La Piana - non ci si può limitare alla constatazione di un fallimento, semmai si deve pensare a un piano di rilancio. Noi continuiamo a pensare che l’innovazione sia uno degli strumenti anticiclici da adottare e riteniamo indispensabile che si inserisca all’interno della strategia regionale dell’innovazione per la specializzazione intelligente, prevista nel Def regionale, la creazione di un centro di alta eccellenza sull’intelligenza artificiale. Questa struttura potrebbe realizzarsi a Castello Utveggio, edificio di proprietà della Regione Siciliana e sarebbe un polo formativo al servizio delle imprese e della Pubblica amministrazione regionale e locale, anche aperto ai Paesi del Mediterraneo, che avranno bisogno a breve di know how specifici in materia”. Altro tema che secondo la Cisl siciliana andrebbe meglio declinato è quello dei cambiamenti climatici. “Leggiamo nel Def di una strategia regionale di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici - continua La Piana - ma appare come legata soltanto ad alcuni settori con interventi specifici. Intanto va valorizzato il ruolo indispensabile del settore forestale e di quello della bonifica, che sono il braccio operativo per affrontare quello che ormai è un fenomeno evidente anche nel quotidiano dei siciliani. Poi va ripensata questa strategia, perché il cambiamento climatico non ha soltanto un impatto di tipo economico-produttivo ma anche un elevato costo sociale, rispetto al quale occorre agire con una pianificazione precisa”. La Cisl Sicilia sollecita anche una strategia sul sistema industriale, su quello delle Pmi e sul ruolo delle aree industriali dismesse. "Occorre fare chiarezza sul futuro delle ex aree ASI - dichiara - che per la Cisl hanno ancora grandi potenzialità come elementi su cui investire per uno sviluppo che non può prescindere dall'industria in senso lato".
La Cisl Sicilia auspica che il confronto sul Def "non si limiti a uno o due incontri ma sia costante e che sia funzionale alla costruzione di una programmazione condivisa e partecipata, che coniughi il sistema economico produttivo con quello sociale e del welfare”.
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