Documenti inediti e il racconto di giuristi tracciano il profilo umano e professionale del giudice Terranova, antesignano della legislazione antimafia. Presentato il libro a villa Malfitano

di Ambra Drago
Un magistrato antesignano della legislazione antimafia, un politico e un uomo. Il ricordo di Cesare Terranova è stato tracciato nel libro fortemente voluto dal Centro Studi che porta il suo nome e il cui presidente è il giá magistrato e attuale componente altresì del Consiglio della Fondazione del Teatro Massimo, Annamaria Guarnier Palma. Il libro " Cesare Terranova, antesignano della legislazione antimafia" edito Lefbre Giuffrè è stato presentato in una sala affollata di villa Malfitano alla presenza delle alte cariche civili, militari e anche dei nipoti del giudice. Presente il presidente della Corte d' Assise di Palermo, il giudice Vincenzo Terranova e Geraldina Piazza ( nipote dal lato della moglie del magistrato ucciso 46 anni fa, Giovanna Giaconia). Quest'ultima ha altresì fornito delle foto inedite  di vita familiare degli zii ed è stata ringraziata dalla curatrice del libro, Annamaria Guarnier Palma. Questa ha aperto il lungo pomeriggio con la lettura ddl messaggio del Presidente della Repubblica, Mattarella:" Terranova é stato un uomo dai molti talenti, al suo lavoro si devono i primi due maxi processi sulla mafia. Terranova proseguì il suo impegno civile e professionale dopo aver terminato il suo mandato in Parlamento. A Terranova come al maresciallo della polizia di stato, Lenin Mancuso la Repubblica ha conferito la Medaglia al Valore Civile". Un saluto iniziale dal consigliere amministrativo di villa Whitaker:" Dobbiamo essere grati alla dottoressa Palma Guarnier di aver promosso questo incontro". Un messaggio è stato rivolto dal Presidente di Corte d' Appello Matteo Frasca:" Ripercorrendo la sua vita umana e professionale finisce per essere un manuale per una cittadinanza attiva e responsabile. Principi di cui Terranova è stato estremo difensore". L'incontro è stato moderato dal direttore del Giornale di Sicilia, Marco Romano.
" Il libro ne vuole celebrare l'uomo e la lungimiranza e attraverso gli scritti di autorevoli magistrati,  personalità che lo hanno conosciuto si mette in evidenza la visione di un' epoca complessa dove la mafia si era impossessata di Palermo. Desidero ringraziare conclude la Presidente Palma, tutti gli autori.Presente in sala alcuni di questi, voglio ringraziarli. Grazie al Presidente Violante che ha arricchito il libro e ebbe modo di conoscere personalmente Terranova, e grazie al Csm di cui oggi è presente il vicepresidnete Pinelli. Grazie a lui abbiamo avuto accesso agli atti e conosciuto documenti. Questo libro non è fine a se stesso e verrà distribuito agli studenti delle ultime classi delle superiori. E ringrazio il liceo Ranchibile Don Bosco i cui studenti affiancano alla formazione scolastica un'attenzione particolare verso lo studio sui temi della legalità. Con questo evento il Centro vuole rinascere dopo la distruzione della sede di via Quintino Sella e ne approfitto ( con voce rotta dall' emozione) ringrazio la Fondazione Costa per averci offerto l'ospitalità per continuare le nostre attività".

Il giudice Terranova nacque a Petralia Sottana il 15 agosto nel 1921. I primi risultati processuali, con il primo processo ai 117 a Catanzaro e a Bari contro i Corleonesi furono considerati fallimentari. Leggio si legò al dito la sua condanna per l'omicidio di Michele Navarra e firmò la condanna a morte del giudice e del suo fidato poliziotto. Tra i passaggi professionali , che vengono ripercorsi nei capitoli del libro, sicuramente vi è la tappa marsalese per poi portare il suo impegno in politica con la voglia di capire e cambiare la Sicilia.Nel 1972 fu eletto e dopo sette anni rientrò in magistratura. Successivamente nel 1979 venne nominato come consigliere del Tribunale di Palermo doveva in realtà essere una nomina temporanea perché avrebbe dovuto dirigere l' Ufficio Istruzione. Fu ucciso il 25 settembre 1979. Un anno complesso dove le strade palermitane erano già intrise del sangue dei servitori dello Stato, il 21 luglio era morto il capo della Mobile Giorgio Boris Giuliano e poi a gennaio dello stesso anno veniva ucciso il giornalista Mario Francese. Il primo intervento della presentazione è stato affidato a Luciano Violante:
" Terranova fa parte di quel gruppo di magistrati che aveva una strategia. A Palermo in quegli anni c'era stata una immigrazione da chi abitava nelle campagne . Ci volevano le case per accoglierli, i mercati ortofrutticoli e tutta l' evoluzione socio-economica. La mafia di Riina arriva così a Palermo. Il Giudice capisce e non si limita a colpire il singolo autore vuole colpire la mafia in base ai cambiamenti che erano in atto. Quelli che scoprivano le trame erano considerati decisamente pericolosi. Infine bisognerebbe riflettere anche sull'oggi: la mafia si insinua oggi nelle grandi opere, nel movimento terra. La mafia si modernizza e i figli e i nipoti studiano e poi adesso diventa complesso capire l'intreccio sociale, difficile da distinguere". Successivamente è stata la volta del vicepresidente del CSM, Fabio Pinelli che ha autorizzato la consultazione del fascicolo personale del giudice Terranova:"Quello che riusciamo a percepire dalla lettura del libro è il fatto che Terranova aveva interpretato il ruolo di giudice e di politico con un profilo etico altissimo e con una metodologia accurata e antesignano dei tempi. Da politico decide di approfondire il tema dell'intreccio tra classe dirigente e mafia. È il primo a cogliere che la mafia ha un assetto verticistico. Lui inizia l'attività professionale in un momento in cui si diceva che la mafia era inesistente. Gli esiti dei procedimenti non furono felici e l'effetto paradossale è che se da un lato la magistratura era demoralizzata dall'altro furono di grande stimolo e da lì partì un opera per colmare il vuoto legislativo. Dopo e lo possiamo vedere nella relazione Terranova-Pio La Torre via via si giunse alla legislazione antimafia e a teorizzare il 416 bis. Da lì in poi lo Stato riuscì a contrastare la mafia. Ritengo che uno dei punti che merita approfondimento è che Terranova fu il primo a cogliere il ruolo delle donne di mafia nella struttura di Cosa nostra e all'importanza delle dichiarazioni in sede probatoria.A quell'epoca le voci femminili erano su un piano di inaffidabilità. Nelle sentenze inizialmente si svalutava l'apporto dichiarativo delle figure femminili come queste fossero tenute sempre all'oscuro degli atti criminali. Terranova per primo una rivoluzione copernicana, raccolse quella di Galletta e poi ci fu anche il caso emblematico di Serafina Battaglia ( lei si che si interessava degli affari di mafia). Quando il marito fu ucciso affidò al figlio il compito di vendicarlo ma anche questo venne ucciso. Allora Serafina Battaglia decise di collaborare e depose per 9 anni nei processi e si presentò spontaneamente dinanzi al giudice Terranova. Grazie a lei furono ricostruiti ben 24 omicidi. Però Serafina fu dichiarata semi inferma di mente ed era stata ritenuta inattendibile. Terranova intuì come la scelta dirompente di alcune donne fosse fondamentale.Questa strategia poi trovò continuità, non dimentichiamolo fu continuata da Paolo Borsellino con Rita Atria e Piera Aiello. Lui fu uditore del giudice Terranova. Un documento che vi voglio consegnare".
Il giudice Terranova con la moglie 
Giovanna Giaconia
A seguire il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo :"In quegli anni non era solo per un verso l'apatia della magistratura siciliana, penso a quanto accadde a Catanzaro e Bari. Il dato più importante è la relazione di Cesare Terranova con la sconfitta. Doveva misurarsi quotidianamente con il potere mafioso che godeva in quegli anni di impunità. Una tracotanza mafiosa che si misurava con figure come Liggio o come gli assassini del giudice Pietro Scaglione ( tra gli autori di un capitolo del libro il figlio Antonio, attuale Presidente del Centro di giustizia “Pietro Scaglione”, già vicepresidente del Consiglio della magistratura). Io non credo che a Terranova come Cosa nostra non sapesse il valore di rottura, l'idea stessa che a giudizio non dovessero andare le singole persone per lui era ben chiara Come l'idea di tener conto delle relazioni. Un lavoro faticoso segnato dalla prospettiva della sconfitta ma che va conosciuto e apprezzato ma che ha costituito la base di decenni di lavoro successivi. Doversi misurare con resistenze culturali che si ripropongono quotidianamente e io mi sforzo di vederle nella tendenza di noi pm o degli investigatori di abbassare lo sguardo quando tutto è difficile. Tendiamo di ridurre tutti a schemi concettuali meno impegnativi, è un pericolo che vedo al giorno di oggi. Lo stesso atteggiamento lo vedo dinanzi alla difficoltà di misurarsi con la complessità di fenomeni di cui è inevitabile che a volte possa verificarsi una sconfitta.
A concludere la serata il giornalista di cronaca giudiziaria de il Corriere della Sera, Giovanni Bianconi:"Voglio dirvi cosa ha suscitato in me la lettura di questo libro. Nel percorso professionale ho trovato analogie con i giudici Falcone e Borsellino. Prima di tutto il metodo investigativo, quando nel 1974 Terranova dice di seguire i soldi e i percorsi bancari. Quello che poi con Falcone diventerà la frase chiave " Follow the money" . Poi il coordinamento necessario delle Forze di Polizia che giá vede Terranova che poi diventerà la Dia negli anni 90'. Le maxi indagini e i maxi processi e l'indice di una visione complessiva del fenomeno mafioso. Cose che ritroveremo più avanti. Il Maxiprocesso Falcone lo ha voluto celebrare fortemente a Palermo per evitare lo spostamento dei processi cosa che invece fu fatta all' epoca di Terranova . L'esperienza del cambio dall'ufficio istruzione da Palermo a Marsala come Borsellino, altre analogie E la decisione di fare altro: Terranova andò in Parlamento, Falcone volò a Roma al ministero della Giustizia. Tutti e due volevano tornare a fare il magistrato perché questo volevano fare. Ci sono tante analogie che portano a un esito, che per Terranova, possa rinchiudere nel primo delitto di " terrorismo mafioso" insieme all' inquirente fu colpito il politico. Dopo di che la differenza tra il terrorismo politico e quello mafioso era chiara già a Terranova. Quello politico, abbatte le Istituzioni, la mafia vuole invece infiltrarsi. L'omicidio di Terranova è di " terzo livello" come lo avrebbe definito il giudice Falcone. Con Terranova è stata la mafia e basta". La ricostruzione attraverso scritti inediti e documenti il tutto inserito nelle analisi di autorevoli giuristi: Oltre all'onorevole Violante presidente Fondazione Futuri Probabili e già presidente della Camera dei Deputati, e alla presidente del Centro di Studi Giuridici Cesare Terranova, Annamaria Guarnier Palma anche Andrea Apollonio, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Patti; Antonio Balsamo, sostituto procuratore Generale della Repubblica presso la Suprema Corte di Cassazione e Alessandra Camassa, presidente del Tribunale di Trapani; Lia Sava, procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Palermo; Maurizio De Lucia, procuratore della Repubblica presso il Tribunale Palermo; Ciro Dovizio, ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano; Matteo Frasca, presidente Corte di Appello di Palermo;Piergiorgio Morosini, presidente del Tribunale di Palermo; Alberto Polizzi, avvocato e vicepresidente del Centro Studi Giuridici e Sociali Cesare Terranova; Antonio Scaglione, presidente del Centro di giustizia “Pietro Scaglione”, già vicepresidente del Consiglio della magistratura militare.

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