L´uomo è sospettato di far parte di un´associazione criminale, armata, di carattere transnazionale, specializzata a commettere reati contro la persona.
In particolare l’uomo è stato riconosciuto come uno dei responsabili di torture e sevizie avvenute in Libia in una struttura dove i migranti vengono privati della libertà personale prima di intraprendere la traversata in mare per le coste italiane.
Le indagini partite alla fine di maggio scorso, giorno dello sbarco a Lampedusa, sono state condotte dal Servizio centrale Operativo, dalle Squadre mobile di Palermo e Agrigento.
Alcune dichiarazioni dei migranti vittime delle sevizie: “Al mio arrivo Mohamed il somalo era già nella struttura. lui picchiava i migranti. Si divertiva ad umiliarci e a farci pesare la sua supremazia. Mi ricordo che una volta lo stesso libico, a cui appartiene la struttura, lo ha ripreso perché ci picchiava così forte da ridurci in fin di vita”;
“Spesso mi costringevano a contattare telefonicamente i miei parenti e durante le comunicazioni mi colpivano ripetutamente con dei tubi di gomma”
“Mi è stato raccontato che poco tempo prima del mio arrivo tre migranti erano riusciti a fuggire. Due di questi sono stati riacciuffati e uccisi davanti gli altri reclusi… a bastonate”;
“Iniziarono subito a torturarci per costringerci a contattare i nostri familiari affinché inviassero il riscatto. Alla mia famiglia furono estorti 5mila dollari”
Polizia di Stato
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