"Una vita da social" educare alla Rete. "Non lasciare giovani soli, famiglie fondamentali. La polizia c'è"


di Ambra Drago
Un click, una foto postata sui social, una chat, possono cambiare la vita di un'adolescente o di una famiglia. Per capire quali pericoli nasconde la Rete e soprattutto come potersi difendere da una realtà virtuale, ma che di fatto nasconde pericoli concreti e attuali, da sei anni la Polizia di Stato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e il  Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, ha messo in campo la campagna di sensibilizzazione "Una vita da social".

"E' un'iniziativa che ha un riscontro positivo - sottolinea Francesco Re - vice dirigente della Polizia Postale di Palermo - cerchiamo di dare un contributo soprattutto di carattere preventivo. Vogliamo far capire ai giovani che attraverso il web non si è liberi di fare qualsiasi cosa ma si è responsabili per le azioni e si è anche rintracciabili. Vogliamo far riflettere i ragazzi sulle conseguenze, fermo restando che il web dev'essere utilizzato con il giusto entusiasmo e raziocinio".


Ma accanto all'adolescente un ruolo fondamentale lo rivestono anche le famiglie.
 "Occorre che i genitori siano presenti nel percorso di crescita - continua il vice dirigente della Polizia Postale di Palermo- soprattutto quando c'è un approccio tecnologico ed è importante che il web sia utilizzato e non ci si faccia utilizzare".

E' un dato di fatto che  l'età dei giovani che navigano sul web si sia notevolmente abbassata, spesso con la scusa di un "selfie" si inizia a conoscere non solo il mondo delle "app" legate alla modifica di una foto, alcune gratuite, ma anche dei social come Facebook e Twitter, abbiamo chiesto in quale misura i familiari possono affiancare i loro figli a una conoscenza consapevole. 

"I genitori devono essere presenti e dialogare con i ragazzi- sottolinea Re- anche se i conflitti generazionali ci sono ed è normale che ci siano, ma è necessario che ci sia un rapporto continuo. I ragazzi devono capire che i genitori sono il loro punto di riferimento. E poi gli adulti  possono intervenire dal punto di vista tecnico attraverso i filtri, ovvero fare in modo che la navigazione sia sicura determinando le fasce orarie e i siti web che sono vietati".

La campagna educativa, che oggi ha fatto tappa a piazza Verdi, ha avuto come protagoniste diverse scolaresche che all'interno del truck hanno avuto modo di interagire con il personale qualificato conoscendo attraverso anche delle slide i pericoli della Rete partendo da nozioni che molti danno per scontate, come quali sono i "dati sensibili" per arrivare a affrontare le dinamiche che possono scaturire dal postare una foto soprattutto se si è minorenni.

 "Bisogna riflettere sul tipo di foto postate-sottolinea il vice dirigente - specialmente quando ci si presenta in maniera ammiccante, come fanno alcuni adolescenti. Le foto non possono essere cancellate dal web. Possiamo eliminarle solo attraverso un provvedimento dell'Autorità giudiziaria quelle che riguardano sicuramente i siti italiani, con alcune difficoltà se il sito web è all'estero, ricordiamoci che la foto può essere scaricata in locale e ripostata a distanza di tempo".

E di casi la Polizia Postale ne ha dovuti affrontare. "Mi viene in mente- conclude Re-un caso che abbiamo trattato recentemente. Si trattava di  una ragazzina innamorata di un ragazzo più grande al quale ha mandato delle foto come prova d'amore. E' chiaro che la cosa ha avuto delle conseguenze perché il ragazzo le ha subito condivise e c'è stata un'attività di polizia giudiziaria in questo caso finalizzata alla repressione di quanto verificato. Indubbiamente la cosa importante è il fatto che gli adolescenti non devono mai sentirsi soli perchè non c'è nulla di più traumatizzante per un ragazzo di essere violentato nella propria privacy e pensare di non avere nessun punto di riferimento. Bisogna lavorare  in sinergia con le altre Istituzioni e far capire ai ragazzi che nel momento di difficoltà ci siamo".

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