2 G 3 G 4 G 5 G. Tutte queste G ci fanno male?

di Giuseppe La Manna
Cosa sono tutte queste G? Sono gli standard di comunicazione mobile. Quelli attualmente in uso sono gli standard 2 G, 3 G, 4 G. Quelli che ci fanno sudare per scaricare dati dal telefonino. Il 4 G è gia’ abbastanza veloce. Ma qui entra in gioco anche l’astuzia dei gestori che rallentano (volutamente?) la trasmissione dei dati. La vera rivoluzione, comunque, è il 5G, cioè le reti di quinta generazione che arriveranno a partire dal 2020 e permetteranno di collegare milioni di dispositivi in tutto il mondo ad alta velocità, permettendo la realizzazione di progetti avanzati come le auto connesse, navigare su internet rapidamente da smartphone e consentirà di creare una rete veloce a cui ogni singola “cosa” sarà collegata. Viabilità, gestione del traffico, servizi per il cittadino, sensori di sicurezza, video sorveglianza, tutto sarà connesso e gestibile da remoto attraverso questa rete veloce. Nel 1991 nacque il 2G che era tutto incentrato sui servizi voce. Con il 3G si pensò non solamente alle conversazioni, ma anche all’utilizzo di internet in mobilità ad alta velocità. Con l’attuale 4G, invece, il settore internet mobile a banda larga ha avuto il sopravvento con un netto miglioramento della velocità e anche dell’efficienza. Con il 5 G le auto potranno parlare tra di loro scambiandosi informazioni sul traffico e la sicurezza. Anche le smart home, cioè le case intelligenti, beneficeranno moltissimo del 5G perchè tutti gli oggetti “intelligenti” della casa potranno dialogare tra loro, ricevere informazioni dall’esterno ed essere gestiti da remoto da un unico dispositivo.
Il 5 G è veramente qualcosa di eccezionale, un salto di qualità notevole nella vita di tutti noi. Ma considerando anche i rischi, una rete in grado di collegare davvero ogni cosa può annullare la nostra privacy e, in assenza delle necessarie misure di controllo, prevenzione e trasparenza, il problema potrebbe essere molto serio. Ogni oggetto connesso può raccogliere dati che aziende potranno utilizzare senza che l’utente ne sia davvero al corrente. Inoltre, se i produttori non sapranno garantire un elevato standard di sicurezza ogni dispositivo connesso potrebbe essere potenzialmente utilizzato dai pirati informatici per attività illecite. Un mondo che viaggia a due velocità potrebbe amplificare le differenze tra i paesi più ricchi e quelli più poveri, una situazione già nota che dovrebbe essere affrontata a livello politico. Dal punto di vista della salute come stanno le cose? Le radiazioni sono considerate un possibile cancerogeno dall’OMS. Gli esperti chiedono valutazioni indipendenti prima di commercializzare il nuovo standard 5G. Con le connessioni 5G aumenta l’esposizione ai campi elettromagnetici. In una lettera aperta firmata da 170 scienziati di 37 paesi, tra cui l’Italia, gli esperti avvertono che l’arrivo della nuova rete causerebbe un aumento massiccio dei campi elettromagnetici a radiofrequenza con la conseguente maggiore esposizione degli esseri umani ad un flusso di radiazioni, definito elettrosmog, che potrebbe far aumentare le malattie cancerogene. La lettera degli scienziati alle Istituzioni europee raccomanda che tutti i paesi membri seguano la risoluzione 1815 del Consiglio d’Europa sui potenziali danni dei campi elettromagnetici e informino i cittadini sui rischi per la salute delle radiazioni. Crescerebbero i rischi di cancro al cervello, morbo di Alzheimer, infertilità, sintomi di elettro-ipersensibilità, che causerebbe forte mal di testa, difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno, stanchezza e sintomi simili a quelli dell’influenza. Una tecnologia non testata viene distribuita in tutto il mondo, senza nessuna supervisione governativa, nessuna trasparenza, nessun dibattito pubblico, nessuna regolamentazione, e nessuno studio a lungo termine sugli impatti ambientali e sanitari. Dei sensori verranno installati dappertutto, nei vestiti, negli elettrodomestici, materiali da costruzione, automobili, cosmetici, giocattoli, computer, mobili e così via, trasformando il nostro mondo nell’Internet di Ogni Cosa. Tutto questo lo chiamiamo progresso. E’ questo il mondo che vogliamo? 



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