I “soldi” dei Fontana dell’Acquasanta nel caffè: 6 arresti tra Palermo e Milano, due aziende sequestrate

di Ambra Drago
Dopo la gioielleria sequestrata il 9 aprile scorso in pieno centro a Milano e riconducibile a Gaetano Fontana rampollo della famiglia dell’ Acquasanta, ritenuto “ socialmente pericoloso” oggi un altro colpo è stato inferto agli “ affari” della famiglia.Sono state le dichiarazione dei pentiti Vito Galatolo e Silvio Guerrera a svelare la presenza di una vera organizzazione dedita al reimpiego e al riciclaggio dei capitali della famiglia mafiosa dell’Arenella-Acquasanta. Le indagini portate avanti dalla Guardia di Finanza - Nucleo polizia economico finanziaria e valutaria- hanno consentito di evidenziare dopo l’uscita dal carcere di alcuni esponenti della famiglia Fontana, questi una volta giunti a Milano avrebbero portato avanti i loro interessi investendo quel patrimonio
Illecito, accumulato negli anni dal vecchio capostipite Stefano attraverso il traffico di stupefacenti e il settore degli appalti ai Cantieri Navali, nel settore della distribuzione del caffè.
I sei arrestati di oggi dovranno rispondere per i reati di riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, tutti con l’aggravante mafiosa, sono : Giovanni Fontana, Rita Fontana, L’imprenditore Gaetano Pensavecchia,  Filippo  Lo Bianco,  Michele Ferrante Domenico  Passarello. 
Sono state, invece, sottoposte a sequestro preventivo due aziende operanti nel settore del commercio del caffè: si tratta della CAFE’ MOKA SPECIAL di PENSAVECCHIA Gaetano & C. S.n.c. e della MASAI CAFFE’ S.r.l., entrambe con sede e stabilimenti a Palermo. Indagini bancarie e ricostruzioni patrimoniali hanno consentito di tracciare il rientro degli investimenti di capitali illeciti nella disponibilità dei Fontana, anche attraverso l’interposizione fittizia di diverse persone.
Secondo gli investigatori Giovanni Fontana avrebbe investito a partire dal 2014 ingenti provviste dell’attività mafiosa della famiglia Fontana dedita, tra l’altro, alla “pratica della riscossione a tappeto delle attività estorsive nella zona di competenza”, ammontanti ad una cifra fra i 150.000 e i 300.000 euro, nella società CAFE’ MOKA SPECIAL DI PENSAVECCHIA GAETANO & C. S.N.C., utilizzati per avviare una lucrosa attività di produzione e vendita di caffè e realizzare un nuovo impianto produttivo in zona Partanna Mondello.
Giovanni Fontana avrebbe curato personalmente la remuneratività dell’investimento e per questo da Milano spesso si recava a Palermo, delegando in alcuni casi alla sorella Rita la riscossione del denaro mensilmente dovuto.
A sovrintendere a tale attività ci sarebbe stato Michele Ferrante fedele sodale, che in più occasioni si sarebbe impegnato a riscuotere le “mesate”, mentre  Filippo Lo Bianco, contabile della società, garantiva la correttezza dei conti. Una volta accumulati ingenti debiti, l’azienda è, poi, stata posta in liquidazione per continuare l’attività con un’altra società di capitali.
Entrambe le aziende sottoposte a sequestro, operanti nel settore del caffè, devono intendersi – secondo la ricostruzione investigativa, accolta dal G.I.P. di Palermo – come “imprese a partecipazione mafiosa”, nel cui ambito il Pensavecchia  avrebbe intrattenuto uno stabile, ma oneroso rapporto di convivenza, giacché consapevole del fatto che i Fontana – come diceva nelle conversazioni intercettate – sarebbero rimasti “sempre soci” anche dopo la restituzione del capitale iniziale investito.
Altra vicenda  è quella della vendita di un immobile nei pressi della piazza dell’Acquasanta, per il quale Pensavecchia  svolgeva il suo lavoro di “prestanome”. In questo caso, è un altro fedelissimo dei Fontana  ad occuparsi di recuperare gli 80.000 euro della vendita dell’immobile, vale a dire Domenico “detto Mimmo” Passarello che  faceva poi giungere i soldi riscossi a destinazione.
Le attività di esecuzione delle misure cautelari reali e personali hanno visto impegnati oltre un centinaio di militari del Nucleo Pef di Palermo, con il supporto dello S.C.I.C.O. di Roma, del Nucleo Pef di Milano, dei Gruppi di Milano e Palermo; impiegati anche le unità cinofile e un elicottero della Sezione Aerea di Palermo.

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