Il coronavirus non ferma la memoria. Deposte le corone dinanzi la Stele di Capaci

Come ventotto anni fa il 23 maggio quest'anno è un sabato, come allora baciato dal sole ma quest'anno travolto da un nemico silente chiamato Coronavirus che ha distanziato le persone fisicamente ma non nei pensieri e nella voglia di fare memoria. La lunga giornata ha visto uno dei tanti momenti toccanti, ovvero la deposizione delle corone sul luogo della Strage di Capaci, dinanzi quella Stele sulla quale sono stampati i nomi di coloro che hanno perso la vita, non tirandosi mai indietro e servendo lo Stato fino alla fine.Quest'anno a causa dell'emergenza sanitaria, non c'è il Presidente del Consiglio o il ministro dell'Interno,  ma ci sono presenze altrettanto forti che testimoniano, soprattutto in questo momento storico, la voglia di lottare, di non dimenticare. C'è la presenza dello Stato e di due donne che in questi anni hanno tenuto alta la memoria soprattutto nelle scuole, tra i giovani ma anche tra gli allievi della polizia e che in questa Strage hanno perso i loro cari e sono Tina Montinaro, moglie di Antonio, Capo scorta del giudice e che viaggiava sulla prima auto blindata la Quarto Savona 15, la prima auto a saltare in aria, e Maria Falcone sorella del giudice.Ricordiamo che quel giorno persero la vita anche la moglie del giudice, il magistrato Francesca Morvillo, e altri due agenti, Vito Schifani e Rocco Dicillo). 
Loro accompagnate dal prefetto di Palermo, appena insediatosi, Giuseppe Forlani e dal questore di Palermo, Renato Cortese, hanno deposto la corona il tutto è stato preceduto dal minuto di silenzio suonato dal trombettista della polizia.
Successivamente la mattinata è proseguita con la deposizione della corona sulla lapide dell'Ufficio Scorte all'interno della Caserma Lungaro e alle ore 12 con una messa in ricordo dei Caduti celebrata nella Chiesa di San Domenico, dove sono custodite le spoglie del giudice Giovanni Falcone.

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