Caltanissetta, scandalo beni sequestrati: condannata l'ex giudice Saguto a 8 anni e sei mesi

ll tribunale di Caltanissetta ha condannato a 8 anni e 6 mesi l'ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto, accusata di avere gestito in modo clientelare, in cambio di denaro e favori, le nomine degli amministratori giudiziari dei patrimoni sequestrati e confiscati alla mafia. Sono cadute le accuse di associazione a delinquere e un'ipotesi di corruzione, il pm aveva chiesto 15 anni e 4 mesi. Nel corso del processo, Saguto era stata radiata dalla magistratura dal Csm.
Saguto dovrà inoltre risarcire con la somma di mezzo milione di euro la presidenza del consiglio dei ministri. Sono state previste le condanne per di sette anni e 6 mesi invece per l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, il "re" degli amministratori giudiziari. Sei anni e 10 mesi per l'ex professore della Kore Carmelo Provenzano. Tre anni per l'ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo.Mentre è stato assolto il giudice Lorenzo Chiaramonte. Condannato anche il marito della Saguto, l’ingegnere Lorenzo Caramma a 6 anni 2 mesi e 10 giorni.
Invece l'avvocato Walter Virga, figlio del giudice Tommaso, condannato a 1 anno e 10 mesi e che nel 2016 era stato messo dalla giudice alla guida del patrimonio degli imprenditori Rappa seppur non avesse nessuna esperienza precedente.
Inoltre sono stati condannati l’amministratore giudiziario Roberto Santangelo (6 anni, 2 mesi e 10 gioirni); il tenente colonnello della Guardia di finanza Rosolino Nasca, che era in servizio alla Dia di Palermo (4 anni); il professore Roberto Di Maria (2 anni, 8 mesi e 20 giorni); Maria Ingarao, la moglie di Provenzano (4 anni e 2 mesi); Calogera Manta, la cognata (4 anni e 2 mesi).
Infine il figlio della giudice, Emanuele, è stato condannato a sei mesi per una tesi che era stata scritta dal professore Provenzano.
Si conclude così il primo grado del processo che scoperchiò gli intrecci e gli affari che si celavano dietro la gestione dei beni sequestrati e confiscati al'epoca guidata proprio dalla giudice Silvana Saguto

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