Tina Montinaro presenta il suo libro: "Non ci avete fatto niente". " E' un testo per i bambini. Siamo andati avanti e lotto sempre a testa alta"

di Ambra Drago
I
n questo libro Tina Montinaro racconta suo marito Antonio, poliziotto pugliese di Calimera, che giura a Vibo Valentia in Calabria era lì una delle scuole di Polizia e poi da Bergamo dove è in servizio, dopo mille esperienze lavorative fa una scelta radicale. Proprio nella bacheca della Questura di Bergamo come viene raccontato nel libro "Non ci avete fatto niente" Antonio legge la possibilità di aggregarsi ai poliziotti per scendere a Palermo dove si stava svolgendo il maxiprocesso. Una scelta importante, nata come si coglie nel libro, dalla volontà di contribuire al cambiamento di una terra e dalla voglia di servire il proprio Paese.
Un prezzo che Antonio Montinaro ha pagato con la vita quel 23 maggio 1992 nella strage di Capaci dove morì insieme al giudice Falcone ( di cui è caposcorta) e insieme a lui, alla magistrata Francesca Morvillo i suoi colleghi rimangono tragicamente uccisi, erano Rocco DiCillo e Vito Schifani. E il libro di Tina Montinaro inizia ricordando una frase del marito, rilasciata in un'intervista a una giornalista svizzera e che è stampata nella quarta di copertina del libro edito della De Agostini . La frase è " La paura è qualcosa che tutti abbiamo. Chi ha paura ama. chi ha paura piange. E' un sentimento umano. E' la vigliaccheria che non si capisce. io come tutti gli uomini ho paura, ma non sono vigliacco" ecco chi era Antonio , come ha avuto modo di dire ai giovani e anche le scuole della Polizia di Stato, Tina Montinaro. Un giovane poliziotto che amava la sua famiglia.
"Antonio ha fatto una scelta esordisce Tina Montinaro, che ci riempie di orgoglio. Io dico sempre che sono la moglie e non la vedova di Antonio, io ne parlo da 31 anni. Voleva essere questo libro un regalo a tutti i bambini che devono sapere chi sono stati questi grandi uomini che ci hanno dato l'opportunità di alzare la testa". Il titolo del libro presentato nella sala Domenico Corona della Caserma Lungaro è " Non ci avete fatto niente". E Tina Montinaro ha spiegato alla platea il perché di questa scelta. " Sono cambiate tante cose ma a me il sorriso non l'hanno tolto. Ho due bellissimi figli Gaetano e Giovanni, ( oggi di 35 e 32 anni) ho anche un nipote bellissimo, Antonio che porta il nome del nonno. Siamo rimasti qui. Siamo andati avanti e ci stiamo riappropriando dei nostri territori, siamo voluti rimanere. La mia presenza a Palermo deve dire tutto. Le mogli dei poliziotti, dei finanzieri e dei carabinieri non scappano, sono le mogli dei mafiosi a dovere vergognarsi". Nel corso della mattinata è stato chiesto a Tina Montinaro come ha fatto a spiegare ai bimbi la Strage di Capaci e l'orrore della mafia. " Ho pensato a come l'ho spiegato ai miei figli. All'epoca Gaetano aveva 4 anni e Giovanni un anno e mezzo. Gaetano come dico sempre l'ha capito, quel giorno lo lascia a casa e scappai prima in Questura e poi nei vari ospedali. Con il tempo Gaetano e Giovanni hanno imparato che grande uomo era il loro papà e ne siamo sempre orgogliosi. Ecco ho cercato di spiegare ai bambini in modo semplice, devono sapere sin da subito da che parte stare" e come scritto ne libro " Che la mafia per conquistare soldi e potere è disposta a tutto, anche a uccidere. A uccidere poliziotti, carabinieri, tutti coloro la vogliano contrastare".
Sul palco insieme alla signora Montinaro e al ministro Piantedosi anche la direttrice editoriale della DeAgostini:
"La casa editrice ha avuto sempre una forte propensione alla divulgazione per i ragazzi soprattutto sui temi quali la legalità. La nostra ambizione è quella di aiutare i ragazzi a pensare con la propria testa e a fargli capire che bisogna impegnarsi in prima persona E tra i temi è l'importanza della memoria ed è molto potente raccontare la storia vera come quella di Tina Montinaro e di Antonio sottolinea, Anna Chiara Tassani direttrice editoriale della De Agostini. Raccontare la storia di Antonio è la storia di un ragazzo che ha sacrificato la sua vita per proteggere Giovanni Falcone ma tutti noi".

Tanti i momenti salutati da lunghi applausi per l' impegno di Tina Montinaro che in tutti questi anni ha girato l'Italia in lungo e in largo con la teca dove sono custoditi i resti dell' auto Quarto Savona Quindici saltata in aria quel sabato pomeriggio di 31 anni fa. Alla giornalista della AdnKronos, Elvira Terranova, moderatrice dell' incontro alla domanda se la mafia continua a esistere nonostante i tanti arresti la risposta è arrivata immediata. "È chiaro che continua a esistere la mafia sottolinea Tina Montinaro, anche se cambia abito. Dico sempre che abbiamo tanto lavoro da fare non soltanto a Palermo. È chiaro che come sono cambiati loro, siamo cambiati noi. E sono felice e mi sento orgogliosa quando lo Stato raggiunge certi risultati investigativi, quando li arrestano . Mi tolgono una spina dal fianco". E sicuramente una spina nel fianco è stato per trent'anni Matteo Messina Denaro, arrestato il 16 gennaio di quest'anno.
Ecco una riflessione sull' importanza dal punto di vista dellea reazione della società civile dinanzi a questo arresto " È stato importante, grazie alla magistratura e alle Forze dell'Ordine e ai carabinieri esordisce il ministro dell'Interno Piantedosi. È finita la mafia stragista ed è stato importante dal punto di vista investigativo ma anche della societá. Credo sia stata un' opportunità e quello che poi in effetti porta avanti Tina Montinaro ovvero prendere atto che che la societá civile è cambiata, che bisogna impegnarsi ed è indubbiamente un cambiamento a favore per l'operativitá anche futura della nostra azione. Niente potrebbe avere un risultato se non ci fosse stata un'ondata crescente della responsabilità civile e lo vediamo con i giovani. Va dato atto a Tina il modo in cui proietta l'amore per suo marito anche al di là della vita terrena.
E anche il fatto che ha trasformato questa sua tragedia in impegno".
Alla presentazione ha partecipato il padrone di casa il Questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, il prefetto Maria Teresa Cucinotta, il presidente della Regione, Renato Schifani, il vice sindaco di Palermo, Carolina Varchi e le più alte cariche civili e militari cittadine. Presente il Direttore Centrale dell' Ufficio Ispettivo del Viminale nonchè giá Questore di Palermo, Renato Cortese. In prima fila il vice capo della Polizia Maria Luisa Pellizzari e il capo della Polizia, Lamberto Giannini che ha dichiarato: "Quello che adesso sembra qualcosa di normale, ne ritrovarci qui a parlare insieme di criminalità organizzata, qualche tempo sarebbe stato impensabile. La mafia è uno dei più grandi sforzi, una fatica contemplarla.
Prendendo in prestito le parole di Falcone, ogni, fenomeno umano come inizia finisce, e noi in tutti i modi stiamo cercando di arrivare alla conclusione di questo fenomeno. In questo una spinta importante la da sicuramente l'educazione a partire dai più piccoli, trasmettendo loro l'importanza dei valori della legalità e della lotta per essa. Grazie a tutti, soprattutto al Ministro e alla sua sensibilità".Un momento di riflessione è stato offerto anche dalle domande di diversi bambini provenienti dagli istituti scolastici Marconi di Licata, dal Convitto Nazionale Giovanni Falcone e dalla scuola Pertini di Palermo. Diverse le domande a Tina Montinaro e al Ministro.
Un bambino ha chiesto al Ministro dell'Interno quanto le morte dei giudici Falcone e Borsellino abbiano contribuito a contrastare la mafia. "La morte di Falcone ha sicuramente dato il via a un'accelerazione nel processo della consapevolezza. Tutti possiamo agire ha concluso il Ministro Piantedosi. I bambini devono vivere la loro formazione, diffondendo la cultura della legalità, ribellandosi alla violenza e preservando i deboli dalle prevaricazioni“.

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