20° anniversario del "Giorno del Ricordo" in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo degli istriani e dalmati . A Villa Whitaker anche una mostra fotografica segno di solidarietà del popolo siciliano

Prefetto Mariani in occasione del 20à anniversario
istituzione "Giorno del Ricordo"
Pf. concessa dal Capo Gabinetto


di Ambra Drago
Celebrato il ventesimo anniversario dell' istituzione del "Giorno del Ricordo" avvenuta con legge 30 marzo 2004 n.92, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati dalle loro terre alla conclusione del secondo conflitto mondiale. La cerimonia si è svolta nella sala Dalla Chiesa di villa Whitaker sede della prefettura. " Dobbiamo ricordare che all'epoca circa 300mila nostri connazionali, sottolinea il prefetto Massimo Mariano, hanno lasciato quelle terre per spostarsi in altre zone del Paese, oppure andare altrove. Bisogna ricordare le atrocità delle foibe tutto quello che è venuto dopo per apprezzare e difendere ( e lo dovete fare voi giovani) i valori quali la pace e la libertà". Era presente anche chi riuscì a sfuggire a quel atrocità e che insieme alla famiglia arrivò qui in Sicilia. "Sono nato a Fiume racconta Gino Zambiasi, presidente dell'Associazione nazionale degli esuli Giuliano-Dalmati di Palermo, mio padre, originario di Barco di Levico Terme in provincia di Trento, si unì ai legionari di Gabriele D’Annunzio e prese parte all’impresa di Fiume. Lasciammo Fiume nel settembre del 1948. Mio padre fece di tutto per rimanere, ma fu praticamente impossibile farlo. Fummo costretti ad andare via, a lasciare tutto. Il primo approdo per noi fu il campo profughi di Trieste”. Zambiasi ha visto con i propri occhi le scene dei prelevamenti effettuati casa per casa dai soldati di Tito e ricorda che “di fronte casa nostra c’era un italiano, titolare di una piccola drogheria. Una mattina sentimmo la moglie gridare nella scala. Diceva che il marito non c’è più, che l’avevano portato via. Mario, il droghiere, non era fascista, non aveva ricoperto nessun incarico istituzionale, e non era neppure un oppositore politico dei titini. Mario non sarebbe stato capace di uccidere una mosca nel suo negozio. Lì non bisognava essere tutto questo, era italiano e questo bastava, il loro intento era farci andare via in qualsiasi modo. Mio padre poi, non aveva né la voglia né il tempo di correre dietro alla politica”.
Il momento commemorativo ha avuto inizio con l'esecuzione dell'Inno di Mameli da parte degli alunni dell’Istituto Comprensivo “Manzoni – Impastato”. Emozionati anche gli allievi del Liceo Musicale “Regina Margherita” che raccontano: "Noi eseguiremo la suonata numero tre di Vivaldi con il violino in quattro tempi raccontano glia lievi Siino e Bongiorno. Riteniamo che la musica abbia il valore di unire i popoli è uno straordinario linguaggio universale". Presenti con diverse interpretazione sul tema gli gli studenti del Liceo Classico “Giovanni Meli”. Questi hanno concluso la cerimonia
con l’esecuzione di due brani di musica pop con arrangiamenti originali. “Mad World” che esprime il mondo visto da un ragazzo adolescente, senza senso, senza meta e senza scopo e pertanto evoca la tragica esperienza vissuta dai giovani profughi istriano-dalmati. L’altro brano eseguito è stato
“Supereroi” che ricorda l’importanza del supporto e dell’amore nelle difficoltà della vita, i “Supereroi” di questa pagina della storia erano persone comuni che non si sono arrese e che hanno conservato la loro umanità nonostante la tragedia che li ha colpiti. Inoltre c'è stato un piacevole fuori programma è stato eseguito il brano “Hallelujah”. Invece gli allievi della Scuola Media Statale “Antonio Gramsci” hanno presentato gli elaborati grafici da loro prodotti per comprendere la tragedia delle Foibe, immedesimandosi emotivamente con gli esuli e le vittime di questa tragica esperienza e traducendo in immagini l’emozione provata di fronte all’orrore che generano i conflitti.
La commemorazione è stata arricchita dalla presenza dello storico Fabio Lo Bono, delegato per la Sicilia della Società Studi Fiumani-Archivio Museo di Fiume, autore del libro “Popolo in fuga”, che ha raccolto le testimonianze della buona accoglienza siciliana riservata agli esuli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra. In particolare si è soffermato sulla presenza proprio qui in Sicilia delle prime donne e uomini giunti da Fiume dall' Istria e dalla Dalmazia che sono riusciti a integrarsi.
I
nfine è stata esposta una mostra documentaria dell’esodo in Sicilia.
La mostra ha offerto al pubblico riproduzioni di foto, materiale
documentale e immagini di vita quotidiana presso il Campo Profughi istituito nel 1948 dalla Prefettura di Palermo nella Caserma La Masa di Termini Imerese, dove dal 1948 al 1956 furono trasferiti circa 2000 profughi istriano
dalmati. 
 Tra le foto, immagini di cerimonie civili e religiose celebrate insieme ai termitani, di eventi sportivi e ludici, di vita quotidiana. La mostra racconta una bella pagina di solidarietà ed integrazione.

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