Invito a partecipare alla nona Giornata Gentiliana


invito a partecipare alla nona Giornata Gentiliana, che verterà sul tema “Le ombre della primavera: la morte di Giovanni Gentile”.
Interverranno:



1) Andrea Ungari della LUISS di Roma, che tratteggerà il “Contesto storico-politico dell'Italia del 1944”;


2) Hervè Cavallera dell’Università di Lecce, che delinerà il 
“Contesto filosofico-culturale del tempo”; 

3) Luciano Mecacci dell’Università di Firenze, che affronterà le problematiche relative alla morte di Giovanni Gentile.

Francesco Fiordaliso


N.B.: Su “la Repubblica” di qualche mese fa è stato presentato come crimine di revisionismo un convegno su Giovanni Gentile organizzato dall’Università della Sorbona a Parigi. Un non meglio precisato gruppo di studiosi ha protestato perché Gentile veniva definito “il filosofo dell’idealismo che fu teorico dell’atto puro, rifondatore del liceo italiano e che finì tragicamente i suoi giorni, vittima della guerra civile nel 1944, assassinato a Firenze da una banda di partigiani”. E’ stata giusta la protesta che ha indotto gli organizzatori a togliere l’espressione dall’invito? Non è legittimo dire che Gentile fu “assassinato da una banda di partigiani”? Bisogna forse dire che fu giustiziato da eroici combattenti, offendendo sia Gentile sia coloro che hanno lottato contro il nazi-fascismo senza uccidere inermi filosofi? Sul delitto Gentile Luciano Mecacci, emerito professore dell’Università di Firenze, propone una nuova chiave di lettura, alla luce dei recenti documenti e testimonianze da lui rinvenuti, che fanno parte di un volume che uscirà nel mese di luglio. E’ fuor di dubbio, a prescindere dalle idee politiche, che Giovanni Gentile non ha commesso quei delitti per cui possono venire emesse delle condanne popolari, che è stato una spia né un delatore, che si è sempre adoperato per aiutare ebrei e antifascisti. Come scrisse qualche giorno Tristano Codignola, in un articolo pubblicato su “La libertà”, organo clandestino del partito d'Azione , Gentile, pur avendo avuto “una parte preponderante nel mercimonio e nella corruttela delle coscienze d'intere generazioni di giovani”, “aveva incarnato, nei primi decenni del secolo, il migliore pensiero filosofico italiano e […] la sua opera […] resta a testimonianza di un ingegno fervido e vivo, e di nobili interessi speculativi ed umani”. Della riforma scolastica Tristano Codignola scrisse che “sebbene legata al fascismo e viziata da una concezione autoritaria ed hegeliana dello Stato, sostanzialmente sorda ad esigenze democratiche e liberali, costituì tuttavia, nel suo complesso, un'opera ammirevole, alla quale l'amore sincero per la scuola ed il rispetto per l'autonomia dell'insegnamento infusero un severo carattere di serietà ed unità, che si ricollegava alle tradizioni dello Spaventa e del De Sanctis [...]”.

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