Giorno 18 Norman avrebbe compiuto trentatré anni. Da più di cinque non posso più abbracciarlo.
Questa è l’ineluttabile realtà, inaccettabile e devastante: quando si torna a casa, lui non c’è.
Non c’è più la sua voce, non c’è lo sguardo “zuzzurellone”, e nemmeno l’armonia nella mia famiglia. L’assenza ci interroga su quello che non siamo riusciti a essere per lui e con lui. Un vano tentativo di sottrarsi alla nostalgia, così densa e dolorosa, che può diventare più pesante dei sensi di colpa: questa è ormai la mia vita. Nostalgia – già, il dolore del ritorno – in cui ogni ricordo, ogni fotografia, ogni lettera, ma anche un vecchio maglione, un jeans e perfino un giocattolo di tanti anni prima, riaprono il dolore dell’assenza. Indosso i suoi maglioni, per sentirlo su di me.
Norman si è ucciso per avere giustizia, almeno da morto e ciò non è avvenuto, perché niente è cambiato nelle università italiane e nessuno – dico nessuno – si è preso la briga di avviare un’ispezione concreta su quel caso derubricato con superficialità e complicità morale.
Troppe vittime innocenti nella nostra Italietta dedita al velinismo, una società dello spettacolo in cui il massimo del divertimento è apparire in un’arena in cui vince chi palesa una retorica più persuasiva.
Nessuno che abbia avviato un’indagine degna di questo nome.
Neanche il Ministero dell’Università nella successione dei suoi – mi pare quattro – ministri.
Dove c’è la morte di mezzo, il sistema ha fallito a prescindere da colpe soggettive o oggettive.
Ecco perché parlo di “Omicidio di Stato”.
Purtroppo l’Italia è il paese delle incompiute, delle opere incompiute, delle leggi incompiute o non applicate, di una civiltà incompiuta, di una giustizia incompiuta… delle vite incompiute.
Sfortunatamente nel Belpaese si tende a identificarsi più col carnefice, che con la vittima, diceva qualcuno.
«Il nostro è un Paese senza memoria e senza verità», considerava non a caso Pier Paolo Pasolini, al quale, se fosse ancora in vita, mi permetterei di suggerire l’aggiunta di questa parte finale alla sua frase: «E senza dignità».
Per Palermo sarà ancora “Giornata del Merito” (la seconda) in memoria di mio figlio, ma per la mia famiglia sarà sempre una sconfitta.
Sarà sconfitta perché Norman non è un semplice caso giudiziario, un fatto di cronaca, o un giovane talentuoso dedito alla filosofia, alla musica e al giornalismo; egli è un atto d’amore, da esso nasce.
Un totale atto d’amore che è stato mutilato da logiche di appartenenza bastarde. Da un meccanismo di potere che in Italia è ancora in mano a politici incapaci e incolti, guru delle folle, scriba farfuglianti e sillogisti indifferenti. Non è casuale che il Sindaco Orlando abbia espresso concetti come questo: «Iniziativa in memoria del suo impegno per l’affermazione del merito come criterio di scelta e valutazione dentro e fuori il mondo accademico».
Giorno 18 inoltre, si darà vita al progetto della "Norman Zarcone Rock Orchestra". Un progetto, appunto, che potrà divenire reale, se le istituzioni fin qui sorde (Comune di Palermo a parte, sempre presente) daranno un segnale di interesse e partecipazione.
Claudio Zarcone
335 6669171
PROGRAMMA:
ore 11,00 - Deposizione corona di fiori da parte del Sindaco Leoluca Orlando sulla lapide in onore di Norman presso la Rotonda Norman Zarcone (Brancaccio). Verrà esposto il Gonfalone della Città.
Ore 20,30 - Concerto di musica rock e moderna presso l'Auditorium "Giuseppe Di Matteo", via San Ciro n. 15 (Brancaccio).
Si esibiranno:
Enrico Scardina (cantautore)
Mario Renzi (compositore, maestro di musica e violinista)
Le Formiche, (rock band)
Norman Zarcone Rock Orchestra Project (gruppo di artisti provenienti da diverse esperienze musicali che si esibiranno in memoria di Norman)
Questa è l’ineluttabile realtà, inaccettabile e devastante: quando si torna a casa, lui non c’è.
Non c’è più la sua voce, non c’è lo sguardo “zuzzurellone”, e nemmeno l’armonia nella mia famiglia. L’assenza ci interroga su quello che non siamo riusciti a essere per lui e con lui. Un vano tentativo di sottrarsi alla nostalgia, così densa e dolorosa, che può diventare più pesante dei sensi di colpa: questa è ormai la mia vita. Nostalgia – già, il dolore del ritorno – in cui ogni ricordo, ogni fotografia, ogni lettera, ma anche un vecchio maglione, un jeans e perfino un giocattolo di tanti anni prima, riaprono il dolore dell’assenza. Indosso i suoi maglioni, per sentirlo su di me.
Norman si è ucciso per avere giustizia, almeno da morto e ciò non è avvenuto, perché niente è cambiato nelle università italiane e nessuno – dico nessuno – si è preso la briga di avviare un’ispezione concreta su quel caso derubricato con superficialità e complicità morale.
Troppe vittime innocenti nella nostra Italietta dedita al velinismo, una società dello spettacolo in cui il massimo del divertimento è apparire in un’arena in cui vince chi palesa una retorica più persuasiva.
Nessuno che abbia avviato un’indagine degna di questo nome.
Neanche il Ministero dell’Università nella successione dei suoi – mi pare quattro – ministri.
Dove c’è la morte di mezzo, il sistema ha fallito a prescindere da colpe soggettive o oggettive.
Ecco perché parlo di “Omicidio di Stato”.
Purtroppo l’Italia è il paese delle incompiute, delle opere incompiute, delle leggi incompiute o non applicate, di una civiltà incompiuta, di una giustizia incompiuta… delle vite incompiute.
Sfortunatamente nel Belpaese si tende a identificarsi più col carnefice, che con la vittima, diceva qualcuno.
«Il nostro è un Paese senza memoria e senza verità», considerava non a caso Pier Paolo Pasolini, al quale, se fosse ancora in vita, mi permetterei di suggerire l’aggiunta di questa parte finale alla sua frase: «E senza dignità».
Per Palermo sarà ancora “Giornata del Merito” (la seconda) in memoria di mio figlio, ma per la mia famiglia sarà sempre una sconfitta.
Sarà sconfitta perché Norman non è un semplice caso giudiziario, un fatto di cronaca, o un giovane talentuoso dedito alla filosofia, alla musica e al giornalismo; egli è un atto d’amore, da esso nasce.
Un totale atto d’amore che è stato mutilato da logiche di appartenenza bastarde. Da un meccanismo di potere che in Italia è ancora in mano a politici incapaci e incolti, guru delle folle, scriba farfuglianti e sillogisti indifferenti. Non è casuale che il Sindaco Orlando abbia espresso concetti come questo: «Iniziativa in memoria del suo impegno per l’affermazione del merito come criterio di scelta e valutazione dentro e fuori il mondo accademico».
Giorno 18 inoltre, si darà vita al progetto della "Norman Zarcone Rock Orchestra". Un progetto, appunto, che potrà divenire reale, se le istituzioni fin qui sorde (Comune di Palermo a parte, sempre presente) daranno un segnale di interesse e partecipazione.
Claudio Zarcone
335 6669171
PROGRAMMA:
ore 11,00 - Deposizione corona di fiori da parte del Sindaco Leoluca Orlando sulla lapide in onore di Norman presso la Rotonda Norman Zarcone (Brancaccio). Verrà esposto il Gonfalone della Città.
Ore 20,30 - Concerto di musica rock e moderna presso l'Auditorium "Giuseppe Di Matteo", via San Ciro n. 15 (Brancaccio).
Si esibiranno:
Enrico Scardina (cantautore)
Mario Renzi (compositore, maestro di musica e violinista)
Le Formiche, (rock band)
Norman Zarcone Rock Orchestra Project (gruppo di artisti provenienti da diverse esperienze musicali che si esibiranno in memoria di Norman)
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