Sono persone e forze di varia grandezza che hanno l’interesse o semplicemente il “gusto” di rallentare il progresso.
di Germano Scargiali
Un obiettivo abietto accomuna, come il filo sottile ma forte di un comun denominatore, tutte le forze del male: esse operano, sotto varie insegne (spesso anche sotto mentite spoglie), contro la società, la pace e, quindi, ciò che può ad esse soltanto giovare: il progresso e la crescita. Gli “uomini contro”, che diventano altrettante forze, si trovano certamente fra i fondamentalisti e tutti coloro che odino il sistema sociale e il gran lavoro che l’umanità svolge da millenni nell’intento di costruire un mondo migliore. Accanto a questi vi sono gli sfruttatori del sistema, degli errori, delle paure che sono convinti che – comunque vada – ci guadagneranno dall’alto della propria ricchezza e della propria spregiudicatezza…
Amiamo spesso riportare l’attenzione di chi ci legge ai dati, ai numeri. I media sorvolano... Ad esempio in fatto di bisogno e produzione di energia: ne serve tanta e se più ce ne fosse, meglio sarebbe: ne occorrono migliaia di Megawatt moltiplicate più volte per ciascuna regione, come le 3600 MW di potenza della centrale di Torrevaldaliga (Civitavecchia) o le 1280 MW della centrale di San Filippo del Mela in Sicilia. Nel caso delle centrali fotovoltaiche si tratta, invece, di poche centinaia di KW (l’unità di misura minore) e già occorre occupare superfici enormi. Resterà, poi, il problema dello smaltimento dei pannelli che invecchiano in soli 30 anni. Eppure se ne parla come di un “valida alternativa”. Ancor più potenza e nessuna emissione è assicurata dal nucleare (non c’è combustione), che in Italia è “radiato” da una possibile “cittadinanza” e anche altrove incontra delle resistenze, pur essendo soggetto ad una visibile evoluzione che meglio procede laddove viene applicato. Serve energia per l'industria, l'agricoltura (la chiedono gli agricoltori e sericoltori siciliani in queste settimane di poca pioggia), i trasporti, l'illuminazione, il riscaldamento, il raffreddamento, le "nostre" case...
Questo è solo un esempio fra i tanti. Percheé qui i numeri non servono neppure. Vi sono molti modi in cui, negli ultimi decenni, abbiamo visto applicare la politica del “tanto peggio tanto meglio”. Tale politica fatta di scelte demagogiche e ideologiche di vario tipo, spesso addirittura opposto e contraddittorio, porta all’impasse che certamente oggi rallenta il progresso, la crescita e, quindi la pace sociale e internazionale. Esattamente quegli obiettivi chiarissimi cui accennavamo prima. Da tempo la cultura generalizzata ha individuato i fini perseguiti dall’uomo nella storia, anzitutto incentrati nel conseguimento di una vita “più comoda”, nel senso di “migliore”, fatta di benessere, pace, sicurezza per la situazione economica e per l’incolumità generale. Si vuole che tali “fattori” abbiano livelli più alti possibile.
Di fronte alla realtà che abbiamo sotto gli occhi, basta l’evidenza. Non servono, ripetiamo, i nostri citati numeri. Come abbiamo scritto in altri articoli, un filo nero unisce tutti coloro – le forze del male, le accolite, le gang, i partiti, i gruppi nazionali e sovranazionali – che hanno o credono di trarre vantaggio dal ritardato sviluppo, dal disordine generale, dal …tanto peggio tanto meglio. Non è difficile spiegare il vantaggio che intravedono e che li accomuna, pur essendo in sostanza differenti, speso opposti tra loro…
Anzitutto uno sviluppo rallentato si controlla meglio dal punto di vista commerciale e finanziario. Ad un popolo abituato ad ascoltare notizie non verificate e non verificabili si può far credere di tutto. Ad esempio che un mutamento climatico, neppure dimostrato, entro il secolo sia irreversibile…
Per altri rallentare lo sviluppo esponenziale del mondo libero, che prese il via con l’avvento di motori, la rivoluzione industriale e la nascita dell’economia di mercato teorizzata a partire da Adamo Smith (fondatore della scienza economica o economia politica) e non certo messa da parte dallo stesso Keynes, significava nel 1900 avvicinare la data dello ...inesorabile avvento storico del comunismo, previsto da Marx. Per questo i marxisti erano chiamati progressisti. Nonostante la relativa teoria avesse già un nome squallido come “materialismo storico”.
Qualcuno usa ancora a sproposito l’aggettivo progressista, che va sbiadendosi alla ricerca di nuovi “destinatari”. C’è chi se lo contende ancora: gli ecologisti ideologici, i teorici della decrescita felice… Esso appartiene, pèrò, di diritto a chi per il progresso ha lavorato: i grandi pensatori e gli scienziati come Archimede, Galileo, Einstein. Da lì a scendere fino ad arrivare a chi ha lavorato per costruire, rischiando anche, portando l'uomo fino alla conquista dello spazio. C'è, invece, chi preferisce rifuggiarsi nel timore che di spazio non ce ne sarà più su questa terra e chi, invece, sfrutta per vendere ai gonzi un novello "elisir d'amore". Siamo giunti al maledetto imbroglio che vediamo nel mondo. E più gonzi ci sono, meglio è...
Si è scoperto, frattanto, come i marxisti e i loro epigoni siano, se mai, decisamente contrari al progresso. Perché, infatti, studiare lo sfruttamento del nucleare? Perché andare sulla Luna e su Marte? Perché fabbricare strade, ponti, ferrovie? Torniamo, magari, all’orticello sotto casa. Qui essi non guardano né ai numeri (le tonnellate di cibo necessarie per le città e l’intero territorio di oggi), né alla qualità assortita delle cibarie di cui il mondo civile vuol disporre sul desco. A parte la opportunità di regolare un po’ i consumi di grassi e carboidrati…
Le potenze atlantiche, favorite dal 1492 in poi dalla Scoperta dell’America e dal conseguente spostarsi sull’oceano dell’asse economico mondiale, hanno fatto il possibile per tenere l’Africa nel sottosviluppo ed impedire a “Mamma Europa” di fruire di ciò di cui avevano bisogno per essere primi al mondo: le risorse del Continente nero. Per questo hanno combattuto (e vinto) le due guerre mondiale. Ma dopo hanno combattuto e combattono una guerra economico politica senza quartiere, culminata nel mancato decollo della Area di Libero Scambio, pensata dal Trattato di Lisbona per il 2010 per il Mediterraneo Meridionale. Tale innovazione avrebbe risollevato in breve gli stati rivieraschi in parziale sottosviluppo dell’Europa meridionale, assieme agli stati frontalieri dell’Africa e quelli del Mar Rosso.
E’ seguita la cosiddetta “Primavera araba”, risoltasi nell’inferno arabo per gli stati in cui è stata “scatenata”, in anticipo, così come anticipatamente, rispetto all’andare naturale della storia si era avuta la decolonizzazione…
Gli stati atlantici, uniti da un patto di tipo massonico, hanno tuttavia il tempo contato. Disperato continua ad essere il loro sforzo politico, sotterraneo e alla luce del sole per appoggiare chi, di volta in volta, possa destabilizzare. A pochi sfugge come la rinascita del Mediterraneo meridionale avrebbe giovato e Portogallo, Spagna, Italia e Sicilia, Grecia... Ma anche a tutta l’Africa settentrionale, alla Turchia, all’Iran, alla Siria, alla Giordania ed agli stati del Mar Rosso fino all’Africa sub sahariana ed Australe…
L’Atlantico ha potuto, però, solo ritardare la storia. Nulla potrà contro il trend che conduce al Neo Rinascimento del Mediterraneo, intuito da tanti osservatori e storici già nell’ultimo decennio di 1900 (ricordiamo uno splendido articolo su panorama a firma di Saverio Vertone). L’ultima “arma” contro città che si erano rapidamente “evolute” dalla povertà come Palermo, Napoli, Atene, Barcellona e Marsiglia, è l’invasione di massa da parte di popoli tenuti alla fame e spinti alla guerra con proditorio artificio. La civiltà atlantica, l’America in particolare, se non si rinnoverà e non verrà politicamente ed economicamente a patti... Sta per essere schiacciata dall’Eurafrasia, il grande continente che - più percorribile grazie al progresso - riunisce la maggior massa di terre emerse. Europa, Africa, Asia.
Frattanto, però, anche sul luogo più importante, cioè lungo le strade di “Mamma Europa” vengono diffusi, con l’immancabile artifizio, concetti vaghi e contraddittori, sulla cultura e la morale. Si predica contro la famiglia, a favore di droga, gioco d’azzardo. Scelte di morte per se stessi e per …gli altri. E dire che la religione che si è affermata da 2000 anni in Europa, quella cristiana, predica: ama il prossimo tuo come te stesso.
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