Al piano Giuseppe Passarello.
Nella performance, Bibi Bianca legge o recita pagine del suo libro, seguendo il filo di una biografia intima dove: “ il perdonare corrisponde al perdersi : non più ti perdóno ma ti pérdono. Ti perdono i perdoni.
“Per passare – spiega - dalla “fatalità del Miserabile” al “fare della propria vita un’opera d’arte”, concetto ESTETICO espresso da Oscar Wilde e ripreso da D’Annunzio, bisogna passare attraverso la creazione del capolavoro.
Van Gog ne fece 860, Dino Campana uno, rimasto chiuso per 60 anni nel cassetto di Ardengo Soffici che si era dimenticato di averlo ricevuto.
Se “Donne mie perdute” è un capolavoro spetterà al giudizio che, per sua natura, è postumo e, per sua fragilità, spesso superfluo. Nel frattempo, è capolavoro il pensiero attraverso l’amore: Dissacrante ( Bukowski); Cortese-scortese ( non donna Ma-donna ); Lírico (Pound); Trasgressivo ( Cioran); Sentimento-struggimento ( romantico).
Rosalba, Laura, Sabrina, Mimma, Rita: “Donne mie perdute”, come se fosse mai esistito un possesso, ammesso che ci sia un possessore e un posseduto ( ed eventualmente è il posseduto che possiede il possessore).
Bibi Bianca, che, ormai da un decennio, fa la spola tra l’Italia e il Brasile insegna italiano e cultura italiana all’ UFPR ( Universitade Federal Do Paraná), è direttore artístico del Teatro Pequeno de Palotina, autore, dal 2013, dei “romanzi d’appendice” del giornale Folha de Palotina. Ha pubblicato nel 2014 “O assassino de Palotina” e nel 2015 “Il ladro di cannoli” e “Pedron”.
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