Molte sono le necessità di chi vive per strada, prima fra tutte proteggersi dal freddo e dalla fame. Soccorrere chi non trova riparo per la notte può evitare che muoia di stenti. A Palermo ci sono pochi dormitori per il fabbisogno degli homeless, e dei vagabondi che sono sprovvisti di una fissa dimora. Questi spesso hanno deficit cognitivi, sono soggetti molto fragili, che hanno bisogno di assistenza continua, non riescono a compiere i più elementari atti della vita quotidiana e quindi non riescono a gestirsi autonomamente.
La realizzazione di nuovi dormitori è quindi necessaria.
Dall'inizio degli anni Ottanta, gruppi di persone della Comunità di Sant’Egidio si recano la sera nelle stazioni ferroviarie o nei luoghi dove i senza tetto trovano riparo per la notte, portando cibi e bevande calde, coperte e altri generi di conforto utili a proteggere dal freddo. Anche per iniziativa privata pesone di buon cuore girano a tarda sera portando a chi necessita cibi caldi preparati appositamente per loro. Questa presenza capillare nelle strade si intensifica durante l’inverno con l'obiettivo di raggiungere in particolare le persone più isolate e meno capaci di difendersi dal freddo. Quando le strutture di accoglienza sono assenti o sono piene, questo è l'unico modo per proteggere la vita di chi è senza tetto. Inoltre c’è la questione dei senza fissa dimora separati o separate. Queste persone hanno visto frantumarsi, spesso per questioni di incompatibilità di carattere, i propri nuclei familiari, finiti per strada a causa di un reddito insufficiente o per mancanza di lavoro. Tra loro non è difficile incontrare persone culturalmente preparate o che hanno rivestito ruoli importanti nell’ambito lavorativo. Non avendo risorse o a chi appoggiarsi la loro unica destinazione e' la strada, dove vivono di giorno e dormono la notte tra smog e sudiciume. Come si sa, i servizi di pulizia delle strade e la rimozione dei rifiuti sono sempre precari e insufficienti; a questo si aggiunge la cattiva abitudine dei cittadini di sporcare le strade gettando qualsiasi cosa con trascuratezza e noncuranza. I senza fissa dimora, homeless come si usa chiamarli, forse per rendere meno comprensibile la loro condizione, vivono in strada male, abbandonati da tutti e trascurati. Oggi è sempre più facile vedere persone che frugano nei cassonetti dell'immondizia per cercare cibo e paradossalmente riguarda anche le grandi città europee. Dar da mangiare è un valore molto antico, diffuso in tutte le culture, perché ha un richiamo diretto al valore della vita. L'affamato interroga la coscienza di tutti, laici e credenti. Questo è il cuore della cultura della solidarietà. Spesso in citta’ vengono istituite delle mense dove viene servito gratuitamente agli ospiti un pasto caldo e abbondante in un clima familiare e accogliente. Infatti non si ha solo necessità di soddisfare il bisogno materiale di cibo, ma anche di ritrovare, rispetto e calore umano che sono negati dalla nostra società. L'attenzione alla dignità e alla personalità di ognuno si esprime nell'atteggiamento cortese dei volontari che servono a tavola. Il servizio è garantito da volontari che a titolo gratuito offrono il loro tempo libero per queste persone in difficoltà. Il problema della carenza alimentare non riguarda solo i senza tetto. Nelle grandi città sono numerosissime le persone che a causa di redditi scarsi o inesistenti vivono in condizioni di deprivazione e malnutrizione. Inoltre i senza tetto hanno bisogno di interventi di vario tipo che aiutino a vivere meglio, per esempio la cura della persona costituisce un grande problema. Per chi non ha casa lavarsi diventa un problema difficile da risolvere. Così come una visita medica o ricevere gratuitamente i medicinali necessari. Ma questi problemi, purtroppo, i volontari non possono risolverli.La realizzazione di nuovi dormitori è quindi necessaria.
Operatori e assistenti sociali dovrebbero andare a trovare sopratutto i disagiati psichici e inoltrare per loro domande di invalidità per migliorare la qualità della vita. Spesso le case famiglia non riescono, per mancanza di fondi da parte delle istituzioni, a soddisfare le esigenze dei soggetti che sono svantaggiati dal punto di vista intellettivo.
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