Confisca di beni da 8 milioni e sorveglianza speciale al titolare di "Bagagli"

di Ambra Drago
Maxi confisca da 8 milioni di euro quella effettuata dalla Dia nei confronti di due imprenditori ritenuti vicino a Cosa nostra. Si tratta di Salvatore Milano e Filippo Giardina. Per entrambi è stata disposta la misura dell'obbligo di dimora per il primo di quattro anni mentre per Giardina di tre anni. Per quello che riguarda  profilo criminale di Salvatore Milano - dice la Dia - è opportuno evidenziare che nei suoi confronti emergono importanti dichiarazioni accusatorie rese nel corso del cosiddetto maxiprocesso (nell'ambito del quale è stato condannato, unitamente al fratello Nunzio, per associazione mafiosa dalla Corte d'Assise d'Appello di Palermo) da Tommaso Buscetta e da Salvatore Contorno, che lo indicano quale socio occulto delle società del marchio ''Bagagli''. Inoltre, risulta essere stato arrestato nel 2008 e condannato in via definitiva dalla Corte d'Appello di Palermo per associazione mafiosa nell'ambito dell'operazione Perseo, che aveva portato alla luce il primo tentativo di ricostituire la Commissione provinciale di Palermo di cosa nostra".
 Inoltre, Salvatore Milano è "ritenuto uomo d'onore della famiglia mafiosa di Palermo Centro e gestore della cassa delle famiglie del mandamento di Porta Nuova, per conto di cui provvedeva, con fondi illeciti, al sostentamento degli esponenti mafiosi detenuti o da poco scarcerati. La sorella Angela, 63enne, era coniugata con Giuseppe Greco, deceduto, figlio di Michele il papa, nonché è madre di Leandro Greco, 29enne, detto Michele, sottoposto a fermo, nel gennaio di quest'anno, nel seguito dell'operazione ''Cupola 2.0''.
Mentre per Giardina scrive la Dia: " E' ritenuto, invece, vicino ad alcuni affiliati all’associazione mafiosa, particolarmente a Milano di cui è cugino acquisito).

In particolare sono finiti nelle mani dello Stato i beni beni riferibili a Filippo Giardina o a membri del suo nucleo familiare, ovvero riconducibili a Salvatore Milano , tra cui l’intero capitale sociale e relativo compendio aziendale di 3 società di capitali (attive nel commercio di pelletterie), i beni aziendali di un’impresa individuale, 7 appartamenti, un’autorimessa, 14 terreni, quote di immobili, 4 automobili, 2 moto ed uno yacht, conti correnti, titoli, depositi bancari e varie disponibilità finanziarie.

In particolare, sono stati confiscati a Palermo i punti vendita della catena dei negozi di moda “Bagagli” di via Libertà (Bagagli s.r.l.), di via Messina (Bagagli 1987 s.r.l.) e di via XX settembre (Bagagli s.a.s.), nonché una tabaccheria di via Messina Marine.

Il primo filone di indagini ebbe inizio nel 2007 quando nel covo del boss Salvatore Lo Piccolo e del figlio Sandro, venne ritrovato un pizzico in cui si faceva riferimento ai negozi di abbigliamento e accessori del centro del capoluogo. Il tutto corroborato dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia come Manuel Pasta, Marcello Trapani, Andrea Bonaccorso, Antonino Nuccio e Fabio Manno che avrebbero consentito alla Dia di ricostruire la parabola economica dei due imprenditori palermitani e fatto emergere una disvalore tra i redditi dichiarati , anche dei rispettivi familiari, e gli investimenti effettuati nel tempo.
Le indagini, come dichiarato dalla Dia hanno messo in evidenza passaggi di denaro sospetti ingenti versamenti di denaro contante evidenziando a una coincidenza tra temporale tra l'intestazione fittizia di quote societarie a familiari di Filippo Giardina e l'espansione dell'attività di "Bagagli".
Inoltre Filippo Giardina e la sua compagna Anna Fallucca, unitamente ad altre due persone responsabili del personale delle società Bagagli, nel 2015, sono stati indagati dalla Procura della Repubblica di Palermo con l’accusa di estorsione continuata in concorso. Secondo le accuse, i quattro, mediante minacce di mancata assunzione ovvero licenziamento, avrebbero costretto ventisei lavoratori dipendenti ad accettare emolumenti inferiori (da 200 a 300 euro mensili) rispetto a quanto indicato in busta paga; a svolgere attività lavorativa per un monte ore tipico dell’inquadramento di lavoro full time, pur ricevendo uno stipendio corrispondente ad attività lavorativa part time; a non ricevere la quattordicesima mensilità, pur sottoscrivendo la relativa busta paga; ad usufruire annualmente di sole tre settimane di ferie in luogo dei complessivi ventisei giorni contrattualmente previsti; ad usufruire solo di mezza giornata libera al mese e non già ogni settimana, così come previsto dall’inquadramento contrattuale. Lo stesso trattamento sarebbe stato riservato ai dipendenti del negozio "Bagagli" con sede in corso Italia a Catania. 
A conclusione di indagini svolte dal Centro Operativo della Dia di Palermo, i quattro sono stati rinviati a giudizio. Il procedimento, è tuttora pendente in primo grado al Tribunale di Palermo. 





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