40 anni fa omicidio Boris Giuliano. Questore:"Operazione contro gli "scappati" dedicata a lui, il miglior omaggio"

di Ambra Drago
Un'abile investigatore Giorgio Boris Giuliano, entrato in polizia poco dopo la Strage di Ciaculli di cui aveva visto un semplice servizio televisivo mentre la sua vita si svolgeva altrove in una ditta di plastica e poi il cambiamento, la scelta, il coraggio di andare oltre, indossando una divisa e di tornare in Sicilia e a Palermo.Lui, originario di Piazza Armerina che aveva girato il mondo con la sua famiglia e lavorato anche a Soho maturando la conoscenza di quell'inglese che lo portò lontano fino a confrontarsi con gli uomini dell'Fbi e a scoprire quel traffico di dollari e di droga tra Palermo e gli Usa. Un'intuizione che pagò con la vita il 21 luglio del 1979 raggiunto dai colpi della Beretta 7,65 impugnata da Leoluca Bagarella, genero di Riina, esponente di quei "viddani"che a poco a poco avrebbe conquistato Palermo. 
Oggi sono passati 40 anni da quella mattina, il bar Lux dove Giuliano si era fermato per fare colazione, poco prima delle 8,00, non c'è più, ma c'è la città davanti quella lapide, ci sono i fiori portati dalla signora Maria Ines Leotta (moglie del Capo della Mobile) e dai suoi nipoti.
C'è anche Alessandro Giuliano( all'epoca dell'omicidio un adolescente e oggi Questore di Napoli) che insieme al Questore di Palermo, Renato Cortese, al vicesindaco Fabio Giambrone e al vicario del prefetto insieme al vicepresidente della Regione e assessore regionale all'Economia, Gaetano Armao,  hanno deposto sotto un sole cocente e accompagnato dal minuto di silenzio la corona li dove tutto sembrava finito ma che invece segnò l'inizio di una lotta verso un fenomeno fino ad allora negato con la consapevolezza che sarebbero servite anche leggi speciali.


 Di questo parla Giuliano e lo stesso Rocco Chinnici in un convegno, i cui stralci sono stati donati dal figlio Alessandro l'anno scorso al Questore di Palermo, invitati dal Csm nel 1978."Leggere quelle parole che pronunciò poco prima della morte - sottolinea Renato Cortese- Questore di Palermo - mostrano una capacità di previsione e di analisi veramente fuori dal comune. Un' eccellenza investigativa, un metodo, oggi quelle parole sono di attualità e pensare che lui le avesse pensate e dette da l'idea dello spessore e della caratura dell'uomo e del poliziotto.Pensare che è stato ucciso per una mano mafiosa che seminava violenza è triste ma c'è il conforto e la consolazione che dopo 40 anni siamo qui a ricordare con fierezza il poliziotto e l'uomo davanti una Palermo e una Sicilia che è riuscita a mettere in ginocchio Cosa nostra".
Immancabile il collegamento dell'ultima operazione della Mobile di Palermo contro il mandamento di Passo di Rigano che ha portato ai fermi di Inzerillo, Gambino e Spatola, gli stessi nomi che per anni Giuliano conosceva, studiava e contrastava.
"L'operazione "New Connection" portata avanti dalla Squadra Mobile lo abbiamo dedicata a lui perché questa famiglia dei perdenti erano i mafiosi su cui Giuliano investigava e oggi credo di rendere omaggio non solo in modo formale come è giusto che sia a livello istituzionale ma anche in maniera sostanziale assicurando alle patrie galere chi riuscì a scappare oltre oceano. Anche dopo 40 anni portiamo dei risultati forti dello Stato italiano.
Subito dopo è stata celebrata dal cappellano della Polizia, Massimiliano Purpura, una messa di suffragio nella Cappella della Soledad e lì in poche e sentite parole è stato tracciato l'identikit non solo di un poliziotto, bensì di un marito e di un padre. Un uomo amato da tutti astato detto durante l'omelia,  che appena tornava a casa a lasciava il lavoro fuori dalla porta per dedicarsi alla sua famiglia e che non aveva paura di andare oltre. Era questo Giorgio Boris Giuliano capace come detto nelle rare circostanze dal figlio Alessandro, in grado di essere uomo prima ancora di essere un poliziotto.

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