"Il dovere del coraggio" dibattito con gli studenti scuola I.C. Giovanni XXIII."Mafia si combatte tutti insieme"

"Sono contento della partecipazione degli studenti- ha sottolineato Carmine Mancuso, figlio del maresciallo della Polizia di Stato Lenin- anche se ritengo che tutti dovrebbero aiutarci a sensibilizzare di più le future generazioni".
E sul percorso della memoria e della sensibilizzazione si è svolto il dibattito all'interno dell'Istituto Comprensivo Giovanni XXIII Piazzi di Palermo fortemente voluto e moderato dal dirigente scolastico Aurelia Patanella.
Intorno al tavolo dei relatori tanti alunni che attenti e motivati hanno ascoltato gli interventi  I primi a prendere la parola sono stati il prefetto di Palermo, Antonella De Miro: "Noi vogliamo interagire con voi, cari ragazzi, voi avete la forza della bontà perché la comunità è fatta da tutti noi. Sono contenta nell'aver visto come ognuno di voi si è preparato a questo giorno e ha realizzato anche dei cartelloni, il miglior modo per ricordare il giudice Terranova e il maresciallo Mancuso che hanno lottato per la giustizia anche quando qualcuno non ci credeva. Qualche giudice, come quelli di Bari non credeva alle intuizioni e agli elementi portati avanti nella sua attività di giudice da Terranova tanto che molti mafiosi vennero assolti per insufficienza di prove. Non era facile contrastare all'epoca il fenomeno mafioso. Dovete sapere che la vera forza dell'uomo sta nel credere nella verità e voi avrete la possibilità anche di scegliere consapevolmente il vostro futuro".
Un altro passaggio significativo, rivolto ai ragazzi è stato quello del questore di Palermo, Renato Cortese: E' bella questa immagine di tanti ragazzi intorno a noi e se siamo qui è perché crediamo in voi. E' bene che voi sappiate che la mafia ha manifestato tutta la sua violenza in queste strade, e in poco tempo ha colpito magistrati, molto spesso indissolubilmente legati alle Forze dell'Ordine, sacerdoti, sindacalisti, avvocati e giornalisti, non ha risparmiato nessuno. La mafia non si combatte solo con l'azione degli "sbirri" e dei magistrati tocca anche a voi. Quando crescerete sarete voi a contrastare il fenomeno con le vostre scelte. La mafia non è solo coppola e lupara ma è anche illegalità diffusa e anche violazione delle regole. Sappiate che la mafia entra nelle vostre vite".
Poi il questore di Palermo racconta ai giovani un aneddoto proprio  per evidenziare come la mafia sia pervasiva . 
"Ricordo che quando venne arrestato un potente e pericoloso boss, Bernardo Provenzano, cari ragazzi, in uno dei suoi " pizzini" con i quali comunicava con gli altri componenti dell'organizzazione uno dei suoi sodali chiedeva un'informazione precisa. In particolare questo altro personaggio chiedeva che tipo di famiglia era quella del fidanzatino della figlia. Provenzano rispose che tra i familiari di questo ragazzino c'erano dei poliziotti.
"Ecco, cari ragazzi, conclude il questore di Palermo- probabilmente quel fidanzamento venne interrotto ma è un modo semplice per farvi cogliere come la mafia si insinua ovunque e bisogna stare attenti e combatterla tutti insieme".
Il dibattito è poi proseguito con gli interventi anche della figlia del maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella ( ucciso il 10 settembre 1981 in piazza Principe di Camporeale), presente anche Antonio Scaglione ( figlio del giudice ucciso da Cosa nostra il 5 maggio 1971), Giuseppe De Monte, sindaco di Rota Greca ( paese dove nacque il maresciallo Mancuso), 
poi del comandante regionale della guardia di Finanza , Riccardo Rapanotti.

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