"Ruggero II°, un patrimonio da ricordare”. Matta riscopre una figura fondamentale del periodo Normanno in Sicilia

di Giancarlo Drago
Giovanni Matta rientra fra quel folto numero di uomini di cultura che definirei “militanti” , quelli cioè che al di
fuori del mondo accademico o della docenza hanno studiato, approfondito, scritto, senza arrogarsi la presunzione di insegnare o di restare nella storia della letteratura, ma per il semplice piacere di ricercare , scoprire e raccontare.
A questi si deve perlopiù la storia dei mille Comuni italiani, la conservazione dei dialetti e delle tradizioni , la biografia di tanti personaggi che definiamo minori, che diversamente si sarebbero perduti con la memoria degli avi. Ma non hanno precluso il loro impegno in tutti i campi, dalla poesia ai racconti, dai romanzi alle ricostruzioni storiche.
E in questo contesto rientra l’ultima fatica di Giovanni Matta: “Ruggero II°, un patrimonio da ricordare”, Edizioni Ex Libris.
E’ un saggio che punta sinteticamente a riaccendere l’interesse e a recuperare il valore storico del sovrano normanno che si incoronò nella Cattedrale di Palermo la notte di Natale 1130 senza piegarsi al potere Papale e che ingiustamente è stato offuscato nella memoria collettiva da quel Federico II°, Stupor Mundi, di cui la cultura tedesca, in specie, ha tanto contribuito a esaltarne il mito.

Moderno, per il tempo, Ruggero II° di Altavilla creò un prototipo di stato aggregando nel “Regno del Sole” aree diverse dalla Puglia alla Sicilia, unificando le diversità culturali e organizzative con un corpus giuridico ed economico che non aveva precedenti. Dalla burocrazia al primo parlamento, questo “conquistatore” seppe dare identità e coesione ignote al mondo feudale preesistente.

Credette nell’arte come incontro delle varie espressioni che seppe armonizzare e fece rappresentare in monumenti destinati a celebrare nel tempo autorità e cultura, ricchezza e sapienza artigianale.

E proprio a questa capacità di superare il tempo e simbolizzare la bellezza è dedicata la seconda parte del libro, che con interventi e foto ci ricorda quanta ricchezza questo periodo abbia lasciato in Sicilia, e non solo, invitandoci a riassaporarla personalmente e a custodirla gelosamente per chi verrà dopo di noi.

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