41 anni fa veniva ucciso Mario Francese. Il figlio Giulio:"Un esempio e uno stimolo per i giornalisti"

di Ambra Drago
“Mio padre, i giornalisti uccisi e tutte le vittime di mafia, sottolinea Giulio Francese, il figlio di Mario e Presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia-rappresentano degli esempi e un mondo di valori che abbiamo il dovere di tenere vivi. E quindi anche per i giornalisti, in un momento difficile per la categoria, rifarsi a questa lezione morale e di vita può essere di aiuto. Oggi la scommessa per il giornalismo- continua Francese- è trovare il coraggio, rigore e credibilità ed è un impegno cha va fatto nel nome di chi ha sacrificato la propria vita”.
Mario Francese, ucciso 41 anni fa, mentre tornava a casa dopo un aggiornata di lavoro nella redazione di via Lincoln,  era sempre con il taccuino in mano cercava e ricercava le notizie fuori e dentro i corridoi de palazzo di Giustizia di Palermo, portando alla luce la prima ascesa dei corleonesi di Totò Riina e del suo braccio destro Bernardo Provenzano. Non si fermò mai Francese, siracusano di nascita e adottivo palermitano, portando avanti il vero giornalismo d’inchiesta, riuscendo a toccare anche la sfera familiare di questi “Viddani” pronti a conquistare con arroganza, violenza e sangue Palermo, una vera lezione di giornalismo l’intervista che fece a Ninetta Bagarella, moglie di Riina.


“Era un cronista a tutto tondo, oggi si direbbe di strada. Lui fece un’analisi sull’ascesa di corleonesi in tempi non sospetti. Riina era sull’onore delle cronache sia per le sue società paravento sia per via del suo matrimonio segreto con la Bagarella, lui aveva puntato i riflettori su tutto questo. Raccontava un mondo ancora poco conosciuto ma lui orlava di nuove strategie mafiose che poi sperimentammo a Palermo proprio con la sua morte”.
Ma Francese non era solo un giornalista del Giornale Sicilia, era anche un marito è un papà di quattro figli. E nel corso della cerimonia che si è tenuta in viale Campania, luogo dell’omicidio, dinanzi le autorità civili, militari, rappresentanti dell’ Anm, familiari di altre vittime della mafia e giornalisti, un pensiero é andato anche al figlio più piccolo del cronista, Giuseppe morto nel settembre del 2002. Questo ragazzo ha voluto sottolineare rappresentata da Leone Zingales, presidente del gruppo siciliano dell’Unci, ha lottato per tutto l’iter processuale, alla ricerca della verità sugli esecutori e i mandanti dell’omicidio, portando con se un dolore troppo grande che lo ha spinto a togliersi la vita.Un ricordo condiviso anche con il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.
E premio in memoria sia di Mario Francese che di Giuseppe, verrà assegnato il 6 febbraio alle ore 10,30 al Real Teatro Santa Cecilia di Palermo. 

Quest’anno i vincitori della XXIIIesima edizione de Premio nazionale Mario Francese sono Nello Scavo, giornalista di Avvenire, e Umberto Santino, fondatore del Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato.

Il primo ha alzato il velo sugli interessi criminali dei grandi mentre Santino con Anna Puglisi, va riconosciuto l’impegno di una vita nella ricostruzione della verità sull’omicidio di Peppino Impastato, assassinato dalla mafia nel 1978 a Cinisi. Un impegno che ha varcato i confini di Cinisi fino alla creazione, in pieno centro a Palermo, del No Mafia Memorial.

Mentre Il “Premio Giuseppe Francese” va invece a Tullio Filippone, collaboratore palermitano di Repubblica, giovane cronista che ha scoperto e diffuso la storia storia della professoressa Rosellina Dell’Aria. Per la menzione speciale è stato scelto Gaetano Scariolo, cronista siracusano di nera corrispondente dell’agenzia Agi a cui nello scorso mese di maggio hanno bruciato l’auto.

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