Il dolore di Rosaria Costa, vedova dell'agente Vito Schifani. "Mio fratello arrestato, per me è morto ieri"


Le parole di dolore e taglienti di Rosaria Costa, vedova di Vito Schifani morto nella Strage di Capaci il 23 maggio 1992 fecero il giro il mondo e divennero il simbolo di una città che tentava di rialzarsi e di una voglia smisurata di sconfiggere Cosa nostra.
Ma la giovane vedova non immaginava che 27 anni dopo lo sgomento e il dolore questa volta sarebbe stato creato da un suo familiare, suo fratello, Giuseppe Costa arrestato ieri nell'operazione " White Shark" portata avanti dagli uomini della Dia contro Gaetano Scotto presunto boss dell'Arenella e dei suoi fedelissimi.Sono devastata per tutto questo" ha detto al quotidiano La Repubblica. "È come se mio fratello fosse morto ieri, purtroppo", dice. Non lo nomina neanche , da ieri rinchiuso nel carcere palermitano di Pagliarelli con l'accusa di essere stato "un mafioso riservato" al servizio della cosca mafiosa dell'Arenella. "Sono devastata", ripete. "Ma la mafia non mi fermerà, continuerò il mio impegno" racconta sul quotidiano Rosaria Costa che vive da anni lontano dalla Sicilia.
Giuseppe Costa sarebbe stato un "fedelissimo" di Scotto come ha sottolineato lo stesso gip nell'ordinanza. 
L'imbianchino disoccupato di 58 anni che avrebbe fatto parte della famiglia mafiosa di Vergine Maria, mantenendo rapporti con esponenti mafiosi di altre famiglie, nell'interesse primario dell'organizzazione mafiosa; per avere organizzato e coordinato attività estorsive, nonché atti estorsivi nei confronti di imprenditori commercianti della zona ".
E sembra che già da tempo sia la vedova Schifani che suo figlio Antonio Emanuele, oggi ufficiale della Guardia di Finanza avessero preso le distanze da Giuseppe Costa.
"Con mio zio non c'erano rapporti. Da tempo. Zero rapporti". A dirlo all'Adnkronos è Emanuele Schifani, figlio di Vito Schifani, l'agente di scorta di Giovanni Falcone morto nella strage di Capaci, commentando l'arresto dello zio. Poi, il giovane Schifani, che è capitano della Guardia di Finanza, aggiunge: "Purtroppo, chi rimane lì, o muore o diventa come loro...". E aggiunge: "Per combattere bisogna allontanarsi, riorganizzarsi e tornare più forti".

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