Nel giorno dell'anniversario dell'omicidio del giudice istruttore Rocco Chinnici, un ricordo sul valore dell'uomo e del magistrato è stato espresso da Roberto Scarpinato, procuratore generale presso la Corte d'Appello di Palermo.
"Bisognerebbe rileggere la sentenza della Corte d'Assise di Caltanissetta che ha condannato gli assassini di Chinnici. Perchè li ha raccontato una storia purtroppo ancora poco conosciuta ed è la storia di un magistrato che non è stato ucciso da Riina, Brusca ecc. Ma è stato ucciso dai colletti bianchi la morte di Chinnici si realizza quando decide di alzare il livello delle indagini oltre la mafia militare e si rende conto che i cugini Salvo sono l'anello di congiunzione tra questa e il mondo economico e politico. Da quel momento come descritto in quella sentenza ci sono una serie di tentativi di avvicinarla attraverso amici di famiglia, attraverso vertici di polizia, attraverso vertici del palazzo di giustizia".
E ancora: "Chinnici dice a Falcone e poi lo riferirà al Csm, che pensa che dentro il palazzo ci sia qualcuno che vuole la sua morte e per questo inizia a scrivere il suo diario segreto. Ecco un omicidio maturato nel mondo dei colletti bianchi e commissionato da questi, un omicidio di famiglia della borghesia mafiosa che ha governato questo Paese".
Per concludere il procuratore generale della Corte d'appello del Tribunale di Palermo:"Non possiamo nelle commemorazioni pubbliche continuare a raccontarci la storia dei brutti sporchi e cattivi. C'è stato un mondo grigio che è stato protagonista non solo dell'omicidio Chinnici ma anche dello smantellamento del pool antimafia, dell'isolamento dei magistrati antimafia e che ancora oggi continua a avere un peso nella società".
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