Ars. Politici e sindacati mandano in pensione il dirigente che aveva chiesto ai dipendenti di tornare a lavorare

di Giancarlo Drago
Con una circolare interna e un paio di interviste poco diplomatiche , ha inevitabilmente chiuso la sua carriera, lunga e prestigiosa, in seno all’amministrazione regionale siciliana.
Infatti è stata bocciata, a Palazzo dei Normanni, con voto segreto, la norma – fortemente voluta dal presidente Musumeci - che prevedeva la proroga dell’incarico per il dirigente generale del dipartimento Energia, l’ing. Tuccio D’Urso, almeno sino a fine anno.
La legge prevede che i dipendenti pubblici vadano in pensione a 67 anni di età e il dirigente regionale li compirà il 18 agosto. Così D’Urso, palesemente contrariato, andrà in pensione a fine mese.

Tutto è iniziato con la circolare che ha scatenato l’ira silente dei dipendenti e quella pubblica di tutti i sindacati, sempre più uniti e sempre più accorti nel tutelare i loro privilegi e incuranti di mutamenti sociali ed epocali.

Il documento incriminato: «Al fine di sostenere la critica situazione economica regionale attraverso lo smaltimento arretrato delle pratiche in corso di istruttoria, si dispone, con decorrenza immediata, la sospensione per il personale tutto di tutti i congedi ordinari concessi ed in itinere, demandandosi la fruizione a far data dal 15 agosto 2020».

Se non bastasse nelle interviste - riprese con ampio rilievo nazionale - rincarava :” Il servizio che dirigo ha fondi comunitari da distribuire per 560 milioni di euro. L'intero assessorato arriva con acque, rifiuti e depurazione a quasi un miliardo e 200 milioni. Che facciamo? Restiamo immobili in questa fase drammatica dell’economia regionale su questa montagna di denaro disponibile?"

Uomo abile e accorto, buon frequentatore dei poteri nell’isola, l’ingegnere avrebbe peccato di improbabile ingenuità mettendosi contro tutti, anche i colleghi dirigenti, da cui non è arrivata alcuna solidarietà, e i politici, terrorizzati dall’esprimersi sull’efficienza di una macchina amministrativa arrugginita a ancorata al passato.

C’è il dubbio che abbia voluto affrettare la sua logica fine, evitando una proroga foriera più di problemi che di soddisfazioni, in un settore poi particolarmente delicato e a rischio di involontari scivoloni verso i meandri della giustizia.

Uomo libero dal 19 agosto, certamente con un curriculum di alto spessore, potrebbe magari trovare una poltrona libera, ben retribuita e senza troppi rischi, nell’ambito di enti regionali o partecipate. Non ne mancano.

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