Fermare per trenta giorni consecutivi le imprese di pesca con l'interruzione temporanea obbligatoria dell'attività di pesca è una scelta incomprensibile e che doveva essere evitata.
A dirlo Giuseppe Messina, Segretario Ugl Sicilia.
Dopo quasi tre mesi di blocco delle attività di pesca per effetto delle restrizioni introdotte a livello nazionale e regionale per contenere la diffusione del coronavirus - aggiunge - la misura di riequilibrio biologico ha il sapore della beffa e l'obbligo di fermarsi per le imprese di pesca e gli equipaggi è una forzatura inutile che danneggia ancora una volta le regioni del Sud e la Sicilia in particolare.
Nell'anno dell'emergenza pandemica il governo nazionale avrebbe dovuto rivedere il fermo obbligatorio delle attività di pesca evitando ulteriori restrizioni - chiarisce Messina - ed invece la scelta di introdurre il decreto ordinario di interruzione delle attività di pesca in una fase di grande emergenza sanitaria, economica e sociale è quanto di più sbagliato si sia potuto fare.
Ancora una volta si è persa una grande occasione per aiutare le imprese di pesca e gli equipaggi a riprendersi le fette di mercato perse durante il lockdown e tornare a fatturare - conclude il sindacalista - dato che il settore registra aiuti pubblici insufficienti alla ripresa produttiva rispetto al sostegno promesso ed invece il mercato è lasciato nelle mani delle grandi società di importazione del Nord che potranno mantenere se non addirittura incrementare la presenza nei mercati di consumo del prodotto ittico.
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