Prefettura, nel giorno della Memoria consegnate medaglie d'onore ai familiari dei militari e civili deportati nei lager

La Prefettura di Palermo ha commemorato il giorno della Memoria, dedicato al ricordo della Shoah, delle leggi
razziali, delle persecuzioni dei cittadini ebrei e di tutti coloro che hanno subito la deportazione, la prigionia o la morte nei lager nazisti.
La cerimonia, nel rispetto delle misure imposte dall’attuale
emergenza epidemiologica, si è svolta a Villa Whitaker, con la
consegna delle medaglie d’onore, concesse con decreto della
Presidenza della Repubblica, alla memoria dei cittadini italiani,
militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra dopo l’8 settembre 1943.Nel corso dell’evento sono state consegnate le medaglie d’onore ai familiari di:
BOVA Vincenzo, nato a Termini Imerese il 4 novembre 1911 e
deceduto il 17 febbraio 1991.
Operaio presso una fabbrica di mattoni, il giovane Vincenzo Bova chiamato alle armi è stato assegnato al Comando zona Militare di Bolzano come “fante “. Catturato dai Tedeschi è stato deportato in Germania ed internato nel campo di concentramento di Buchenwald dove ha patito fortemente il freddo e la fame. Liberato il 24 agosto 1944 e tornato nel paese natio, continuò per un breve periodo a lavorare nella fabbrica di mattoni fino a quando è stato assunto, a
seguito di un incidente sul lavoro, presso il Comune di Termini
Imerese.

CALDERAIO Michelino, nato a Castelbuono il 20 ottobre 1921 e deceduto a Palermo il 19 febbraio 2019, ha partecipato alle operazioni di guerra nel Mediterraneo dal 28 settembre 1942 al 1° ottobre 1942. Catturato dai tedeschi è stato prigioniero in territorio germanico dal 10 marzo 1944 al 31 marzo 1945.
Rientrato in Italia ha ripreso gli studi universitari, laureandosi in
matematica. Ha insegnato in vari istituti del nord Italia ed in Sicilia fino al 1991 anno del pensionamento.

EMANUELE Rosario, nato a Tusa (ME) l’1 marzo 1923 e deceduto in stato di prigionia il 3 dicembre 1944.
Il giovanissimo Emanuele Rosario apparteneva ad una famiglia di contadini. Chiamato alle armi presso il Reggimento Fanteria il 15 settembre 1942, è stato fatto prigioniero dai Tedeschi nei territori dell’ex Jugoslavia e da lì trasferito in Germania ed associato al cosiddetto campo Stalag VI/A presidiato dai nazisti, campo per sottufficiali e truppa, ove è deceduto a soli 21 anni, lasciando in gravi
difficoltà economiche le due sorelle, rimaste orfane a loro volta di entrambi i genitori.
Il corpo si trova sepolto nel cimitero militare italiano d’onore di
Amburgo.

FERRARA Paolo, nato a Palermo il 12 ottobre 1913 e deceduto a Palermo nel 1993.Dopo aver abbandonato gli studi universitari di giurisprudenza, iniziò nel 1933 la sua carriera militare come volontario proseguendola con alterne vicende fino al 1936. Nel 1940 fu richiamato alle armi nella 32^ Compagnia Artiglieri.
Partecipò alle campagne di Albania e Grecia e l’8 settembre 1943 è stato fatto prigioniero dai Tedeschi a Tripolis nel Peloponneso e deportato nel campo di concentramento di Wistritz, oggi Dubì nella
Repubblica Ceca.
Durante la detenzione da IMI venne utilizzato come forza di lavoro in varie imprese tedesche. Sopravvisse miracolosamente agli stenti per fame, freddo maltrattamenti e sfuggì alle forze aeree alleate che bombardarono il campo in cui si trovava. Fu liberato dalle truppe
russe l’8 maggio 1945 e rientrato in Sicilia con mezzi di fortuna, riprese a lavorare presso la Banca Commerciale Italiana, che lo aveva assunto prima della guerra, dove presterà servizio fino al 1973, anno
del pensionamento.

GALLEGRA Agostino, nato a Termini Imerese (PA) il 14.05.1917 e deceduto il 14 maggio 1946.
Sergente Cannoniere arruolatosi nella Marina Militare, è stato fatto prigioniero dai tedeschi a Venezia il 22 settembre 1943 per essersi rifiutato di collaborare con i nazisti dopo l’armistizio di Cassibile e di aderire alla Repubblica di Salò.
Deportato in Germania nello STALAG IX B, a causa della dura
prigionia è stato colpito da una grave malattia.
Liberato dagli Americani il 13 marzo 1945, è rimpatriato il 19
novembre dello stesso anno. Alla fine della guerra avrebbe dovuto sposare la fidanzata, combattente partigiana conosciuta nel Veneto dove prestava servizio, ma per lo stato di gravità della malattia, morì
il 14 maggio 1946 a due giorni del suo 29° compleanno.

GLORIOSO Mariano, nato a San Mauro Castelverde il 15 aprile 1919 e deceduto il 10 novembre 2019.
Giovane agricoltore presso la proprietà di famiglia, l’11 gennaio 1941 è stato chiamato alle armi nell’esercito. Imbarcatosi il 20 maggio 1942 a Brindisi per la Libia, sbarcò a Bengasi dove partecipò alle operazioni di guerra dal 30 maggio 1942 al 10 novembre dello stesso anno.
Sbarcato in Italia e raggiunto l’8 settembre 1943 Nizza Monferrato, in provincia di Asti, trovò rifugio presso una famiglia ove lavorò come contadino. Catturato in un rastrellamento il 9 dicembre 1944 venne condotto nel campo di concentramento di Bolzano e liberato il
5 maggio 1945.
Tornato in Sicilia si dedicò all’allevamento del bestiame nel paese natale dove sposò la Signora Maria da cui ebbe due figli. Si è spento il 10 novembre 2019 alla veneranda età di 99 anni.

VITALE Salvatore, nato a Palermo il 18 luglio 1915 e deceduto il 16 gennaio 1997.
Quando l’Italia entrò nel secondo conflitto mondiale, il Sig. Vitale era un marinaio della Marina Militare. Ha partecipato a diverse battaglie tra cui l’assalto agli Inglesi nella città di Malta, episodio che ritornava spesso nei suoi racconti.
All’inizio della guerra fu imbarcato sull’incrociatore Armando Diaz. Il 25 febbraio 1941, mentre si dirigeva in Libia, l’incrociatore venne
colpito ed affondato in pochi minuti da un sommergibile inglese:

Salvatore Vitale fu uno dei pochi naufraghi che si salvarono dei 611 membri dell’equipaggio. Il relitto di quell’incrociatore fu rinvenuto nel 2004 nei fondali del Canale di Sicilia da un pescatore di Lampedusa.
Nel 1943 si unì al movimento della Resistenza, ma venne scoperto dai nazifascisti e catturato nella città di Modena. Deportato nel campo di concentramento di Mauthausen in Austria e successivamente trasferito ad Auschwitz dove fu costretto ai lavori forzati.
Disperato, tentò la fuga ma venne scoperto e fu colpito gravemente alla testa con il calcio del fucile di un militare tedesco che credendolo morto, lo abbandonò per terra, al gelo. Venne salvato da una donna
tedesca che riuscì a portarlo in infermeria.
Fu liberato dalle truppe russe il 27 gennaio 1945 e rientrato a Palermo iniziò a lavorare ai Cantieri Navali e sposò la Signora Rosa Pizzo dalla quale ebbe tre figli.
Lo Stato Italiano lo ha insignito con Medaglie Al Valor Militare.

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